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Dal 3 febbraio al Théâtre de Poche “Il Sogno di Mimì – Suite per un’anima” di e con Caterina Pontrandolfo e Cristina Messere

Dal 3 al 5 febbraio, con replica dal 9 all’11 febbraio (feriale alle ore 21.00, domenica alle ore 18.00), al Théâtre de Poche (v. Salvatore Tommasi, 15 – Napoli), la compagnia Nuova Atlantide Teatro presenta “Il Sogno di Mimì – Suite per un’anima” (dedicato a Mia Martini) di e con Caterina Pontrandolfo e Cristina Messere, con la partecipazione di Elisabetta Serio (pianoforte) ed Ernesto Nobili (chitarra classica)

Costo del biglietto
Intero: 13 euro
Ridotto: 10 euro
Tessera associativa: 2 euro

Info e prenotazioni:
Théâtre de Poche
tel.: 081.54.90.928
cell.: 347.35.70.098
e-mail: theatre.depoche@libero.it

Nuova Atlantide Teatro
cell.: 339.29.10.625
e-mail: atlantideteatro@tiscali.it

Ufficio stampa
Ramona Tripodi
e-mail: ramona.tripodi@libero.it

“Il Sogno di Mimì – Suite per un’anima”

drammaturgia e regia: Caterina Pontrandolfo e Cristina Messere

con: Cristina Messere e Caterina Pontrandolfo

e con
Elisabetta Serio, pianoforte
Ernesto Nobili, chitarra classica

arrangiamenti: Elisabetta Serio e Ernesto Nobili

assistente alla regia: Mary Battistino
disegno luci e tecnica: Paolo Petraroli
foto di scena: Michela Iaccarino
ufficio stampa: Ramona Tripodi

Produzione Nuova Atlantide Teatro

Note di regia a cura di Caterina Pontrandolfo e Cristina Messere

Il sogno di Mimì /Suite per un’anima nasce dalla passione comune per la storia di Domenica Bertè, affettuosamente chiamata Mimì, artista e cantante italiana nota con il nome di Mia Martini, morta nel 1995 a soli 47 anni in circostanze a tutt’oggi ancora velate di mistero.
La vicenda personale di questa donna e la sua biografia – che fanno tutt’uno con il suo enorme talento vocale – la accomuna ad altre cantanti che hanno affidato alla propria voce le sfumature delle inquietudini e delle rabbie, dei tormenti e delle passioni, delle felicità e delle tenerezze, che hanno messo tutta la loro vita nella propria voce: da Edith Piaf a Billie Holiday, a Gabriella Ferri, Amalia Rodrigues, Janis Joplin…per citarne solo alcune.
Artiste che hanno in comune quell’intendere la voce come un “luogo” dell’anima.
Vite spesso spezzate, irrisolte, infelici, libere e liberate a volte solo nel “canto”.
Alle quali ora si è unita da poco Amy Whinehouse.
Le voci di queste donne, ad ascoltarle nel tempo, non sono mai uguali, mai cristallizzate, ma incuneate nelle profondità delle personali vicende umane e da quelle profondità lasciate emergere, divenendo spesso simbolo e “voce” del proprio tempo.
In scena due donne, due anime femminili, si rimandano il racconto di un’ unica esistenza divisa tra la profonda esigenza del canto e le dure regole dello show-business.
Si sdoppiano e raddoppiano il segno, e frammentandosi danno unità alla presenza.
Sono Mimì, la bambina e l’ adulta, la donna e la cantante, la madre e la figlia, l’una sorella dell’altra, in una stanza della memoria che gioca con il tempo: dall’infanzia alla morte e viceversa, dalla potenza della voce alle sue assenze, ai clamorosi ritorni segnati da eclatanti rinascite. Come un’araba fenice.
Fin da bambina Mimì coltiva il suo sogno: cantare, perseguito con rara determinazione e consapevolezza. Al suo debutto giovanissima, firma pezzi suoi.
Il periodo yè-yè e gli anni ’70, una famiglia di sole donne e il difficile rapporto con la figura paterna, la breve ma devastante esperienza del carcere.
I Premi numerosissimi, e un primo allontanamento dalle scene, e poi il ritorno, e di nuovo l’assenza per lunghi anni – quasi fosse dimenticata – fino al trionfo morale dell’ ’89 a Sanremo, con la memorabile esecuzione di “Almeno tu nell’universo” , che alle 16.30 del 12 maggio 1995, giorno del suo funerale in una nebbiosa cittadina del Nord, venne trasmesso in contemporanea da tutte le radio nazionali.
In America venne fatto solo per John Lennon.
Pochi e significativi oggetti scenici, tre armadi/contenitori che delimitano lo spazio di una stanza/limbo da cui guardare il corso della propria esistenza, prima e dopo, dopo e prima, durante.
Ora il canto, ora la narrazione, ora l’azione performativa: entrando l’uno nell’ altro questi linguaggi della scena restituiscono “i nodi” emotivi più importanti della vita di Mimì, così come ci sono apparsi attraverso le interviste rilasciate, le sue testimonianze scritte, le voci di chi l’ha conosciuta e incontrata, le sue canzoni.
Il mare dell’infanzia di Bagnara Calabra, il figlio desiderato e non avuto da quell’unico devastante rapporto d’amore con Ivano Fossati, l’assurda calunnia di menagramo che il mondo dello spettacolo, con una crudeltà degna di nota, aveva fatto sua fino al punto da emarginarla, vero e proprio caso di “mobbing” , tale da indurre Mia Martini a rinunciare per un lungo periodo all’unica cosa che le dava da vivere: il canto.
E’ stato affascinante per noi ripercorrerne la vita, tradurla in scena.
E la cosa richiederebbe ancora approfondimenti importanti per restituire piena giustizia ad una voce celebrata tra le massime da Charles Aznavour, con cui Mimì fece una trionfale tournée e un mese all’ Olympia di Parigi alla fine degli anni ’70.
Un’artista enorme che pure sul palco poteva sentirsi, come lei stessa scrive in una sua canzone:… goffa e ridicola…per aggiungere poi: …non c’è niente di grande in me, io posso soltanto cantare per te…
Delle canzoni di Mia Martini cantate nello spettacolo e arrangiate dai musicisti Elisabetta Serio al piano ed Ernesto Nobili alla chitarra, abbiamo voluto privilegiare soprattutto quelle di cui Mimì è stata autrice e che abbiamo “scoperto” cercando tra l’enorme repertorio, considerato che per lei hanno scritto tra i massimi autori della canzone italiana.
E quelle del periodo “napoletano” quando incontra Enzo Gragnaniello che scrive per lei pezzi memorabili.
Napoli che spazza via come un vento le calunnie e, secondo una vera e propria nèmesi, lei, additata ed emarginata come iettatrice di pirandelliana memoria, diviene la beniamina e il portafortuna della squadra del Napoli.
La coincidenza fortuita che ha dato una prima “forma” teatrale al nostro desiderio di lavorare intorno a Mia Martini, è stato il Memorial Mia Martini, un Concorso per Voci intitolato alla cantante che si è svolto in settembre 2011 a Lacco Ameno sull’isola di Ischia, di cui è stata madrina Leda Bertè, la maggiore delle sorelle Bertè.
In questa occasione, abbiamo dedicato a Mia Martini un racconto-spettacolo di 15 minuti: è da qui che siamo ripartite per lavorare ad uno spettacolo completo, una vera e propria Suite…per un’anima immensa, che ha ancora molto da cantare.

Nuova Atlantide Teatro
Nuova Atlantide Teatro viene fondata a Pozzuoli nel luglio 2004 da Caterina Pontrandolfo, attrice, autrice, cantante e regista lucana con una pluriennale esperienza artistica maturata prima a Milano, poi a Torino e dal 2003 in Campania e in Basilicata.
Il lavoro con alcune tra le più importanti realtà italiane del teatro di ricerca e la pratica del teatro sociale e di comunità attraverso una miriade di progetti teatrali realizzati soprattutto in Piemonte, sfocia in una articolata progettualità teatrale e performativa, allo scopo di valorizzare, attraverso il teatro, la cultura immateriale, le tradizioni orali, la memoria e la storia di una determinata area o comunità (storie di quartiere, di piccole o grandi comunità, storie di lavoro, di genere) con particolare attenzione alle radici antropologiche ed etno-musicologiche.
Particolare attenzione e ricerca è rivolta alle “storie minime” di donne, artiste, comunità di lavoro, storie di fabbriche, di mondi in via di estinzione che vengono restituite attraverso rielaborazioni drammaturgiche che confluiscono in originali percorsi che coniugano teatro e canto, narrazione e teatro d’attore, azione performativa e ricerca musicale, ricerca antropologica e teatro d’arte di matrice popolare.

Nuova Atlantide Teatro Associazione Culturale
Sede legale e operativa
Via Giuseppe di Vittorio 11
83020 Sperone (AV)
e-mail: atlantideteatro@tiscali.it
Tel/fax: 081.30.32.495
cell.: 339.29.10.625

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1 febbraio, 2012 Posted by | Musica, Teatro | , , , , , , | Lascia un commento