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Raffaele La Capria firma l’adattamento di “Casa di bambola” di Ibsen nel nuovo allestimento prodotto dal Teatro Stabile di Napoli con la regia di Claudio Di Palma in prima nazionale al teatro Mercadante dall’1 al 17 aprile

Gaia Aprea e Claudio Di Palma - Foto Marco Ghidelli

Gaia Aprea e Claudio Di Palma – Foto Marco Ghidelli

Inserito nel 2001 dall’Unesco nell’Elenco delle Memorie del mondo, Casa di bambola di Henrik Ibsen è tra i più frequentati testi teatrali del ‘900.

Un classico della scena moderna e contemporanea, ancora sorprendentemente vicino e attuale, che lo Stabile di Napoli/Teatro Nazionale propone in un allestimento affidato alla regia di Claudio Di Palma nell’adattamento firmato da Raffaele La Capria, in prima nazionale al Teatro Mercadante da venerdì 1 a domenica 17 aprile 2016.

Nelle scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi e le musiche di Paolo Vivaldi, protagonisti della pièce sono Gaia Aprea (nel ruolo di Nora, moglie dell’avvocato Helmer), Alessandra Borgia (Anne Marie, la bambinaia), Claudio Di Palma (Torvald Helmer, avvocato), Giacinto Palmarini (Il dottor Rank), Autilia Ranieri (La signora Linde), Paolo Serra (Il procuratore Krogstad), con i piccoli Alessandro Cepollaro, Maria Chiara Cossia, Manfredi Lorenzo Di Palma, Riccardo Iaccarino, nei ruoli dei bimbi della famiglia Helmer.

Scritto nel 1879 ad Amalfi, il dramma dell’autore norvegese sull’ipocrisia e le convenzioni dell’istituzione matrimoniale suscitò al suo debutto nel dicembre del 1879 a Copenaghen grande indignazione e fortissime polemiche.

«Oggetto della contesa – dichiarò in merito l’autore – non è il valore estetico del dramma, ma il problema morale che pone. Che da molte parti sarebbe stato contestato lo sapevo in anticipo; se il pubblico nordico fosse stato tanto evoluto da non sollevare dissensi sul problema, sarebbe stato superfluo scrivere l’opera».

A partire dalla battuta “Bisogna pur vivere, e così si diventa egoisti”, il regista Di Palma annota: «È applicabile ad ogni personaggio di Casa di bambola questo enunciato morale che Kristine Linde confessa nel corso del primo atto? È valido per tutti loro il postulato per cui il perseguimento acritico dell’interesse personale consegue la necessità naturale della sopravvivenza? E ancora: la radicalità della scelta finale di Nora di abbandonare marito, casa e figli corrisponde alla rottura del succitato compromesso di coscienza o ne è soltanto una naturale derivazione? L’emancipazione rivendicata da Nora con gesto “scandaloso” e sorprendente, insomma, riguarda la libertà dell’individuo, come con diversa misura segnalano ad esempio Gramsci e Santa Teresa della Croce, oppure è registrabile come strumentale opportunismo di comodo?»

A proposito del suo adattamento del testo Raffaele La Capria dichiara: «Casa di bambola io l’ho letto come un classico, cioè come un’opera che dice la sua verità valida in ogni tempo, e dico questo perché lo si è letto e rappresentato come un testo polemico che affermava i diritti della donne nel regime matrimoniale di fine secolo. Certo Casa di bambola è anche questo, e questo era giusto nel tempo in cui fu scritto. È una critica acerba dei rapporti di dominazione in seno al matrimonio borghese che anticipa le questioni del femminismo moderno. Casa di bambola è anche una splendida meditazione sul diritto di ciascuno a scegliere liberamente il proprio destino».

Con questa produzione prosegue la collaborazione dello Stabile con lo scrittore napoletano inaugurata nel 2014 con il ciclo dei cinque allestimenti scenici del progetto “L’armonia perduta” tratti dai suoi racconti L’amorosa inchiesta, Guappo e altri animali, La neve del Vesuvio, Letteratura e salti mortali, Fiori giapponesi.

Orario rappresentazioni

martedi e venerdi, ore 21.00
mercoledi e giovedi, ore 17.00
sabato, ore 19.00
domenica, ore 18.00

Info:
tel. 081.5524214
www.teatrostabilenapoli.it

Biglietteria:
tel. 081.5513396
biglietteria@teatrostabilenapoli.it

Ufficio Stampa Teatro Stabile di Napoli
Mercadante | Ridotto | San Ferdinando
Valeria Prestisimone
Tel. 0815524214 int. 103
e-mail: v.prestisimone@teatrostabilenapoli.it

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31 marzo, 2016 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Napoli, Regioni, Teatri, Teatro, Teatro Mercadante | , , , , , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Il 9, 10 e 11 gennaio Mariano Rigillo in scena al Teatro Mercadante con “Il mio cuore è nel Sud”, ballata in versi e prosa di Giuseppe Patroni Griffi con le musiche originali di Bruno Maderna

Mariano Rigillo
Venerdì 9, alle 21.00, sabato 10, alle 19.00 e domenica 11 gennaio, alle 18.00, al Teatro Mercadante andrà in scena Il mio cuore è nel Sud, con la regia di Mariano Rigillo, che ne è anche interprete insieme a Anna Teresa Rossini, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Antonio Izzo, con l’Orchestra del Teatro di San Carlo diretta da Maurizio Agostini, e le voci soliste Elsa Ascione e Antonella Cozzolino.
Lo spettacolo, qui al suo debutto nazionale, è il secondo appuntamento con il progetto Storie naturali e strafottenti: dalle opere di Giuseppe Patroni Griffi, che lo Stabile dedica questa Stagione al grande scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e regista napoletano nel decennale della sua scomparsa.
Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Zaira de Vincentiis, il disegno luci di Gigi Saccomandi.
La produzione è del Teatro Stabile di Napoli e Teatro di San Carlo.

Radiodramma in versi e prosa di Patroni Griffi con musiche originali di Bruno Maderna, trasmesso dalla Rai nel marzo del 1950, vincitore nello stesso anno del premio Il microfono d’argento, Il mio cuore è nel Sud è ambientato in una immaginaria città del sud, povera, degradata e popolata di vite disperate.
In questo contesto si cala la vicenda della graduale discesa nella follia di una giovane madre, attratta da un fischio misterioso e incessante proveniente dalle finestre di un carcere: il canto di uno sconosciuto di cui la donna si innamora.

“…Ora, un nostro giovane scrittore, intelligente funzionario del nostro Ufficio Prosa, mi traccia brevemente un soggetto per cui chiede una musica d’un clima assai particolare in quanto presuppone l’uso d’un complesso jazzistico e, probabilmente, di espressioni jazzistiche in un clima d’arte necessariamente discosto da quello comune ad una musica di jazz. Penso che tu potresti ricavarne un problema sonoro di linguaggio e di timbro; e potresti farlo con la perizia che ti è particolare in quanto tu sei musicista di ricerca e non hai né limiti né esclusioni…”
«Questo – scrive Mariano Rigillo nelle note allo spettacolo – è un brano della lettera inviata da Alessandro Piovesan, lungimirante dirigente Rai degli anni ’50, al M° Bruno Maderna il 15 febbraio 1949, in cui, esponendo l’interesse per la creazione di un nuovo genere radiofonico e, anticipando gli aspetti salienti del lavoro di Patroni Griffi, fa anche riferimento alle caratteristiche che avrebbe dovuto presentare la composizione musicale. Il lavoro riflette le tendenze e le discussioni che animavano il panorama culturale italiano nell’immediato dopoguerra. Dal punto di vista drammatico il testo evidenzia l’interesse verso la dimensione sociale del racconto e gli strati più emarginati della società. Lo sguardo dell’autore sul dramma che si compie evita la compassione e l’identificazione dei personaggi e mostra tracce di una concezione straniante del racconto, trascurando i moti interiori della psiche, mettendo invece in risalto le implicazioni sociali della patologia mentale».

Teatro Mercadante
Napoli, Piazza Municipio
Info: tel. 081.5524214
e-mail: info@teatrostabilenapoli.it
www.teatrostabilenapoli.it

Biglietteria: tel. 081.5513396
e-mail: biglietteria @teatrostabilenapoli.it

Ufficio Stampa Teatro Stabile di Napoli
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8 gennaio, 2015 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Musica, Napoli, Regioni, Teatro | , , , , , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

“Le voci di dentro” di Toni Servillo si aggiudica cinque premi de “Le Maschere del Teatro Italiano”

Tullio Solenghi e Toni Servillo premiato
Lo spettacolo Le Voci di dentro di Toni Servillo porta a casa cinque premi, vince il premio Le Maschere del Teatro Italiano come miglior spettacolo di prosa, miglior regia, attore protagonista ma anche il premio come miglior attore non protagonista che è andato al fratello Peppe Servillo e migliore attrice non protagonista andato alla giovane Chiara Baffi.
Il premio come miglior attrice protagonista l’ha vinto Sara Bertelà per Exit, commedia di Fausto Paravidino che racconta la crisi di una coppia.
A Michela Cescon il premio come migliore interprete di monologo (premio Banco di Napoli) per Leonilde, storia eccezionale di una donna normale, mentre quello di autore di musiche va a Nicola Piovani per La serata a Colono.
Doppio premio per Simone Mannino e Simona D’Amico come miglior scenografo e migliore costumista per lo spettacolo C’è del pianto in queste lacrime andato in scena nel corso della V edizione del Napoli Teatro Festival Italia.
Valeria Parrella vince il premio come migliore autore di novità italiane per Antigone di Luca De Fusco, riscrittura originale dell’opera di Sofocle andata in scena nella stagione 2012 del Teatro Mercadante e del Napoli Teatro Festival Italia.
Nell’ambito della serata al Teatro di San Carlo sono stati consegnati alcuni premi speciali, il Premio miglior spettacolo presentato in Italia a Don Quicotte du Trocaderò di José Montalvo, il Premio del Presidente che ha ritirato tra gli applausi l’attore Eros Pagni e il Premio alla memoria di Graziella Lonardi che è andato a INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico per i suoi cento anni di attività.
Tra le novità di quest’anno la collaborazione con l’Associazione Mariangela Melato che ha assegnato un premio a due giovani artisti emergenti Valentina Picello e Tindaro Granata.
A votare i vincitori una giuria composta da oltre 500 artisti e professionisti del teatro che hanno votato per posta.
Il Premio Le Maschere del Teatro Italiano nasce nell’estate del 2002, quando il regista Luca De Fusco e il critico Maurizio Giammusso pensarono di creare un premio che potesse rappresentare tutto il teatro italiano nella ricchezza delle sue esperienze, nella varietà delle sue espressioni artistiche e produttive, un premio consegnato da critici, artisti e professionisti della scena ai loro colleghi.
L’idea piacque subito all’ETI, ai responsabili del Ministero e a un vero appassionato del teatro, Gianni Letta, che da allora ne è un sincero sostenitore e presidente di giuria.

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Fondazione Campania dei Festival
via dei Mille, 16
Napoli

Napoli Teatro Festival Italia
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info@napoliteatrofestival.it
tel/fax: +39 081 19560383

Ufficio stampa
Napoli Teatro Festival Italia
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Raffaella Tramontano
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Ivan Morvillo
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6 settembre, 2013 Posted by | Campania, Italia, Napoli, Teatro, Teatro San Carlo | , , , , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Giovedì 7 giugno “The Makropulos Case” di Bob Wilson inaugura il Napoli Teatro Festival Italia


Giovedì 7 giugno, ore 20.30, va in scena al Teatro Mercadante The Makropulos Case di Robert Wilson, il primo spettacolo della quinta edizione del Napoli Teatro Festival Italia, il primo firmato dal direttore artistico Luca De Fusco.
Regista, drammaturgo, video artista, designer del suono e delle luci, coreografo, pittore e scultore, Robert Wilson è uno degli artisti più celebrati al mondo porta a Napoli in prima italiana una commedia del 1922 dello scrittore e drammaturgo boemo Karel Čapek.
Seguendo la formula di lavoro biennale proposta quest’anno dal Festival, nel 2013 Wilson tornerà a Napoli con prima mondiale.
The Makropulos Case è la storia fantastica di Emilia Marty, una cantante dai molti nomi (Eugenia Montez, Ekaterina Myshkin, Elian McGregor) e dalle molte esistenze che, grazie a un filtro magico, vive da oltre 300 anni, conservando un aspetto seducente.
Questa longevità le ha permesso di perfezionare la sua tecnica canora, facendone una delle maggiori cantanti d’ogni epoca.
Tuttavia la sua vita è tutt’altro che felice, infatti come lo stesso Čapek scrive nella prefazione al testo: «Il lettore si renderà conto da se stesso che nella commedia che leggerà, il tema della “longevità” […] rappresenta in fin dei conti una condizione molto poco ideale e ancor meno auspicabile».
Tra testamenti sigillati, lettere ritrovate, suicidi, l’epilogo punta a dimostrare che la vita per poter essere goduta fino in fondo deve contemplare la morte.

Nelle note di regia Wilson spiega come è nato lo spettacolo: «Tutto è iniziato con una visita a Praga. Ero andato a vedere la mia amica Sona Cervena che interpretava il ruolo di protagonista nell’opera Tomorrow There Will Be… in seguito abbiamo discusso la possibilità di lavorare insieme. Quando mi è stato proposto The Makropulos Case sono rimasto immediatamente colpito. Ho pensato che si trattasse di un lavoro perfetto per la mia amata Sona. Così ho parlato subito con lei dell’intera produzione, del cast, della musica, del visual… siamo molto amici e abbiamo discusso di tutto molto liberamente. Penso che questo lavoro vada riscoperto. È una storia folle, articolata. Sono molto attratto dall’assurdità del testo. Presenterò un allestimento di The Makropulos Case totalmente anticonvenzionale, mai visto prima».

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The Makropulos Case (da Karel Čapek)

regia, ideazione scene e luci: Robert Wilson
musiche: Aleš Březina
costume: Jacques Reynaud
co-regia: Ann-Christin Rommen
light designer: A. J. Weissbard
assistente costumista: Yashi Tabassomi

assistente scenografo: Karel Kut
drammaturgia: Martin Urban

con
Soňa Červená: Emilia Marty
Miroslav Donutil: Jaroslav Prus
Filip Rajmont Janek
Václav Postránecký: Avvocato Kolenatý
Petr Pelzer: Vítek, commesso dell’avvocato
Pavla Beretová: Kristina
Jan Bidlas Albert Gregor
Milan Stehlík: Hauk-Shendorf
Vladimír Javorský: uomo con il bastone

e i musicisti
Vladimír Strnad
Martin Sedlák
Tomáš Koubek

Produzione
The National Theatre, Czech Republic Prague

Progetto e coordinamento artistico
Change Performing Arts
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Ufficio stampa
Napoli Teatro Festival Italia
t. +39 081 19560383

Raffaella Tramontano: +39 392 8860966

Viola Tizzano: +39 339 8146592

Ivan Morvillo: +39 393 9687733

Valeria Prestisimone: +39 339 2082696

Melina Chiapparino: +39 389 4353167

Valentina Orellana: +39 366 6210582

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6 giugno, 2012 Posted by | Agenda Eventi, Teatro | , , , , , | Lascia un commento

Taccuino personale di Francesco Canessa:LA CITTA’ NORMALE

LA CITTA’ NORMALE di Francesco Canessa
da Repubblica Napoli del 24/XII/2010

 

 

 

Giorni di festa, vetrine ed archetti multicolori illuminano le strade, c’è una folla di gente sorridente, la tendenza degli stati d’animo è temporaneamente invertita, i volti arrabbiati si contano appena. E’ una città finalmente normale, un piccolo sforzo e parrebbe recuperato il bene perduto della napoletanità gioiosa d’un tempo. Siamo in zona pedonale, si cammina a centro strada, anche perché i marciapiede sono una sola infilata di venditori di borse di marca taroccate, spille, collanine, braccialetti, orologi, magliette azzurre targate Lavezzi e Cavani, giocattolini roteanti o volanti, o di una strana pallottola gelatinosa che – squash! – si butta su un piano e si trasforma in una medusa spiaggiata, come quelle che l’estate scorsa ci hanno intossicato i bagni di mare. Estemporanei empori di extracomunitari intervallati da gruppi di Babbo Natale dal volto color mogano impegnati a suonare congas e makuta – tradizionali tamburi africani – in un allegro crepitio con cui accompagnano frasi scherzose e beneaugurati in approssimativo vernacolo nostrano. Napoli si riscopre maestra storica d’accoglienza, e sorride anche a loro, guarda la loro merce, ascolta i loro tam-tam. Ahimè la strada pedonale finisce però in un incrocio dal traffico demente e con esso si ritorna alla dura realtà d’ogni giorno. Ma un segno di continuità con la festosità di prima c’è anche qui, sul marciapiede lambito dalle auto strombazzanti due violini, un contrabbasso, una fisarmonica suonano musica allegra che tutti gradiscono e pochi riconoscono: le danze ungheresi di Brahms. E’ un gruppo dell’Est, un tempo facevamo musica da noi proprio così agli angoli delle strade, il  <concertino> era il contraltare colto della <posteggia> napoletana, e il suo esempio d’arte è di scena in questi giorni al Mercadante, con “La musica dei ciechi” di Viviani. Il gruppo raccoglie un po’ di gente intorno a sé e nell’euforia attacca il valzer della Traviata: Libiam nei lieti calici! Ma ecco spuntare due vigili urbani senza divisa, con sulle spalle una provvisoria giacca a vento con fascia fluorescente, che zittiscono i musici e gli impongono di andarsene. Qualcuno degli astanti accenna una protesta, ma i solerti guardiani dell’ordine e della quiete replicano che quelli occupano abusivamente suolo pubblico e fanno troppo chiasso. Il redivivo <concertino>  ripone gli strumenti e tristemente se ne va. Mentre tutt’intorno auto in divieto di sosta, clacson fuori misura e moto dai motori imballati osservano imperterriti le regole del caos. Era stata una illusione, la città normale resta una utopia anche nei giorni di festa.

Francesco Canessa

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2 gennaio, 2011 Posted by | Cultura, Francesco Canessa, Giornalisti, Letteratura, Napoli | , , , | Lascia un commento

   

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