Grande successo per la “Cavalleria Rusticana” grazie alla diretta streaming del Teatro S.Carlo, online fino al 7 dicembre

Grandissimo successo ieri sera per la prima inaugurazione in streaming del Teatro di San Carlo con Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni in forma di concerto. Dopo un primo intoppo (la trasmissione è stata interrotta e poi ripresa dall’inizio) tutto è filato liscio raggiungendo un vero e proprio boom di visualizzazioni oltre le aspettative.
Lo spettacolo sarà on line fino al 7 dicembre
Link all’evento facebook: https://www.facebook.com/events/2725066681078554
– si legge in un comunicato stampa della sovrintendenza del Teatro –
Il cast include alcune delle più grandi voci della lirica: Elina Garanča (Santuzza) e Jonas Kaufmann (Compare Turiddu), Maria Agresta (Lola), Claudio Sgura (Alfio) ed Elena Zilio (Mamma Lucia).
L’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo sono diretti dal direttore musicale Juraj Valčuha.
Grazie alla partnership con “Facebook Inc” gli utenti pagheranno solo per questo periodo limitato di 3 giorni una quota simbolica di euro 1,09.
Successivamente lo spettacolo sarà on demand sul sito del Teatro San Carlo per 7 giorni.
Il Canale Facebook di Teatro San Carlo ospiterà il 10 dicembre a partire dalle ore 19.00 anche un Gala Mozart Belcanto: alcune delle arie più belle dell’intero repertorio belcantista saranno interpretate da artisti di fama internazionale come: Maria Agresta, Ildar Abdrazakov, Nadine Sierra, Pretty Yende, Francesco Demuro, sotto la bacchetta di Giacomo Sagripanti, impegnato a dirigere Orchestra e Coro del Teatro di san Carlo. Per l’occasione Ermanno Scervino vestirà per il San Carlo le protagoniste del Gala Mozart Belcanto. Nadine Sierra, Maria Agresta e Pretty Yende indosseranno abiti selezionati dalla Maison italiana.
La programmazione on line del Teatro di San Carlo è resa possibile grazie al sostegno della Regione Campania, di Philippe Foriel-Destezet, Pastificio Di Martino e di tutti gli imprenditori di Concerto d’Imprese.
CAVALLERIA RUSTICANA
Direttore | Juraj Valčuha
Maestro del Coro | Gea Garatti Ansini
Santuzza | Elīna Garanča
Compare Turiddu | Jonas Kaufmann
Alfio | Claudio Sgura
Mamma Lucia | Elena Zilio
Lola | Maria Agresta
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Esecuzione in forma di concerto
Disponibile online dal
04.12.2020 at 20h00 CET
Disponibile fino al
07.12.2020 at 20h00 CET
Ermanno Scervino veste per il San Carlo le protagoniste del Gala Mozart Belcanto: Nadine Sierra, Maria Agresta e Pretty Yende indosseranno abiti selezionati dalla Maison italiana.
Sarà la Maison Ermanno Scervino a vestire i tre soprani protagonisti del Gala Mozart Belcanto: Nadine Sierra, Maria Agresta e Pretty Yende (quest’ultima al suo debutto al San Carlo).
I tre abiti fanno parte della collezione Sera pret a porter Ermanno Scervino, e sono tutti caratterizzati dalle linee più iconiche e rappresentative della Maison. I colori scelti per i tre abiti sono nero, argento e rosso.
Cresciuto da uno zio melomane, Ermanno Scervino ha ereditato e conservato l’amore per le eroine forti e appassionate. Al fianco di Zeffirelli, ha vestito Cher per il film “Un tè con Mussolini” arrivando poi alcuore delle Celebrities di tutto il Mondo.
Scheda Ermanno Scervino
Nel 2000, dal connubio della creatività di Ermanno e dell’imprenditorialità di Toni Scervino, nasce a Firenze la Maison Ermanno Scervino, divenuta sinonimo di qualità, Made in Italy e stile internazionale. La passione che alimenta la ricerca creativa è il motore della strategia aziendale, fin da oltre le origini del marchio. La continua interazione tra conoscenza e sperimentazione si concretizza in un prodotto che unisce l’artigianato d’eccellenza all’innovazione. Risale al 2007 l’inaugurazione degli headquarters nelle colline che circondano Firenze. La sede ospita i diversi laboratori couture, sartoria, maglificio, abbigliamento Junior, atelier, confezione e sviluppo prototipia, tutti in costante dialogo con gli uffici stile, a vantaggio del modus operandi di Ermanno Scervino che ama seguire in prima persona gli sviluppi della sua ricerca, rimanendo in profondo contatto con le lavorazioni. Risiedono nel nuovo quartier generale anche la parte amministrativa e la logistica di produzione e distribuzione di tutto il gruppo in modo da dare dinamismo al lato produttivo permettendo un processo di industrializzazione che consente di ottenere un prodotto non standardizzato e di alta qualità. Nel 2008 è stato inaugurata la sede di Milano, 1.200 mq in Via Manzoni al centro del quadrilatero della moda. Uno spazio open space che ospita lo showroom espositivo – per le collezioni donna con ampio spazio dedicato agli accessori, corner per le linee Junior, Lingerie e Beachwear.
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Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini
GALA MOZART E BELCANTO
Direttore | Giacomo Sagripanti
Maestro del Coro | Gea Garatti Ansini
Cast
Francesco Demuro
Maria Agresta
Ildar Abdrazakov
Nadine Sierra
Pretty Yende
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Programma
1) Wolfgang Amadeus Mozart: Le nozze di Figaro (1786), Ouverture
2) Wolfgang Amadeus Mozart: Don Giovanni (1756-1791)
“La ci darem la mano” duettino – Atto I
Don Giovanni, Ildar Abdrazakov
Zerlina, Nadine Sierra
3) Giochino Rossini: Il barbiere di Siviglia (1816)
“Una voce poco fa” – Atto I
Rosina, Pretty Yende
4) Gaetano Donizetti: La Fille du régiment (1839-1840)
“Ah! mes amis, quel jour de fete” – Atto I
Tonio, Francesco Demuro
5) Wolfgang Amadeus Mozart: Le nozze di Figaro (1786)
“Canzonetta sull’aria”, duettino – Atto III
La contessa d’Almaviva, Pretty Yende
Susanna, Nadine Sierra
6) Gaetano Donizetti: Roberto Devereux (1837)
“E Sara in questi orribili momenti….Vivi, ingrato, a lei d’accanto – Atto III
Elisabetta, Maria Agresta
7) Vincenzo Bellini: Norma (1831), Ouverture
8) Vincenzo Bellini: Norma (1831)
“Casta Diva” – Atto I
Norma, Maria Agresta
9) Wolfgang Amadeus Mozart: Don Giovanni (1756-1791)
“Madamina, il catalogo è questo” – Atto I
Leporello, Ildar Abdrazakov
10) Vincenzo Bellini: I Puritani (1834-1835)
“A te, o cara, amor talora” – Atto I
Arturo, Francesco Demuro
11) Vicenzo Bellini: I Capuleti e i Montecchi (1830), Sinfonia
12) Gaetano Donizetti: L’elisir d’amore (1832)
“Esulti pur la barbara”, duetto – Atto I
Nemorino, Francesco Demuro
Adina, Pretty Yende
13) Gaetano Donizetti: Don Pasquale (1842)
“Che interminabile andirivieni”, coro – Atto II
Coro del Teatro San Carlo
14) Gioachino Rossini: Il barbiere di Siviglia (1816)
“La calunnia è un venticello”
Don Basilio, Ildar Abdrazakov
15) Gaetano Donizetti: Lucia di Lammermoor (1835)
“Ardon gl’incensi … Spargi d’amaro pianto”, scena della pazzia – Parte Seconda Atto II
Lucia, Nadine Sierra
Registrato dal vivo il 3 dicembre 2020
Disponibile online dal
10.12.2020 at 20h00 CET
Disponibile fino al
13.12.2021 at 20h00 CET
CONSERVATORIO CIMAROSA di Avellino: IN SCENA 4 DONNE DIRETTORI D’ORCHESTRA – Quattro concerti in omaggio al Romanticismo
CONSERVATORIO: IN SCENA 4 DONNE DIRETTORI D’ORCHESTRA
Quattro concerti in omaggio al Romanticismo
con musiche di Schubert, Beethoven, Mozart, Rossini e Mendelssohn
Quattro concerti per quattro donne direttori d’orchestra e le immortali melodie di Schubert, Beethoven, Mozart, Rossini e Mendelssohn nella rassegna dedicata al Romanticismo in musica.
Il maggio musicale del Conservatorio «Cimarosa» di Avellino è donna con la rassegna concertistica «Romanticismo in rosa» che dal 12 maggio al 1 giugno porterà sul palco dell’Auditorium «Vitale» quattro donne direttori d’orchestra – Stefania Rinaldi, Susanna Pescetti, Gina Grassi e Simonetta Tancredi – che celebreranno il Romanticismo in musica attraverso i brani più famosi di grandi interpreti del ‘700 e dell’800 come Mozart, Beethoven, Rossini, Schubert, Chopin, Liszt e Mendelssohn.
Un viaggio senza tempo nell’Europa del XVIII e del XIX secolo, che spazierà dal Classicismo mozartiano allo Sturm und Drang romantico, attraverso quattro concerti tutti ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
«Con un programma di quattro concerti per orchestra, pianoforte e violino, il “Cimarosa” celebra il Romanticismo declinato al femminile attraverso le più belle melodie del ‘700 e dell’800 europeo composte da grandissimi come Mozart, Beethoven, Schubert. Sul palco saliranno quattro donne direttrici d’orchestra che guideranno il pubblico nell’ascolto dei brani che verranno eseguiti – sottolinea il presidente del Conservatorio Luca Cipriano – Con questa nuova rassegna iniziamo la programmazione musicale per la primavera e l’estate che verrà arricchita ulteriormente nelle prossime settimane da altri appuntamenti di grande richiamo per la città e la provincia».
«Con un programma variegato ed articolato il “Cimarosa” celebra il Romanticismo in musica attraverso quattro concerti diretti da quattro donne direttrici d’orchestra sulle intramontabili melodie dei più grandi interpreti del ‘700 e dell’800 europeo – spiega il direttore del Conservatorio Carmine Santaniello – La rassegna porterà in pedana gli orchestrali del Cimarosa e darà modo al nostro pubblico di apprezzare brani composti da Mozart a Rossini, da Schubert a Mendelssohn passando per Chopin e Beethoven, condensati in quattro concerti di sicuro interesse».
Il concerto di venerdì 26 maggio, inoltre, sarà dedicato all’associazione «Tota Life Onlus» che, per l’occasione, presenterà alla città le attività in programma per il 2017 e annuncerà i vincitori dell’annuale borsa di studio pensata per gli studenti irpini più meritevoli.
Tutti i concerti della rassegna «Romanticismo in rosa» inizieranno alle ore 20:30.
PROGRAMMA |
Venerdì 12 maggio
Ore 20:30
L’INFINITA MELODIA DEL ROMANTICISMO: SCHUBERT E CHOPIN
Concerto dell’Orchestra del «Cimarosa»
Pianoforte: Massimo Severino
Direttore: Stefania Rinaldi
La melodia, ora frenetica, ora malinconica, l’uso frequente del modo minore, le dinamiche irregolari con giochi di agogica, di accelerando, di rallentando, di rubato. In una sola parola: il Romanticismo in musica. Declinato attraverso la libertà formale delle melodie di due grandi interpreti dell’800 come Schubert e Chopin, nel primo appuntamento della rassegna.
Venerdì 19 maggio
Ore 20:30
DAL CLASSICISMO ALL’OPERA: MOZART E ROSSINI
Concerto dell’Orchestra del «Cimarosa»
Pianoforte: Francesco Caramiello
Direttore: Susanna Pescetti
Concerto dedicato alla professoressa Rosa Ondato
Il secondo concerto per pianoforte e orchestra della rassegna del «Cimarosa» dedicato alla memoria della professoressa Rosa Ondato, proporrà un percorso musicale che accompagnerà il pubblico attraverso due momenti musicali del ‘700 e dell’800 come il Classicismo e l’Opera, declinati con le immortali note di Mozart e dai “Crescendo Rossiniani”.
Venerdì 26 maggio
Ore 21:00
LA MUSICA TRA DRAMMA E POESIA: BEETHOVEN E MENDELSSOHN
Concerto dell’Orchestra del «Cimarosa»
Violino: Renato Orciuoli
Direttore: Gina Grassi
Concerto dedicato all’associazione Tota Life Onlus
Un viaggio alle radici della musica romantica attraverso le melodie di due illustri compositori, avvicinati in questo programma non tanto per le loro similitudini, quanto per le differenze di stile e carattere che li contraddistinguono. Una percorso dagli albori del Romanticismo, ben evidente nelle tragiche vicende dell’eroe romano Coriolano, composte da Beethoven, fino al raffinato concerto per violino e orchestra di Mendelssohn.
Giovedì 1 giugno
Ore 21:00
MOZART E LISZT: DUE GENI A CONFRONTO
Concerto dell’Orchestra del «Cimarosa»
Pianoforte: Lucio Grimaldi
Direttore: Simonetta Tancredi
Dal preromanticismo mozartiano, rappresentato dalla Sinfonia n.40, notturna ed inquieta, alla passionalità lisztiana del Concerto n.1 per pianoforte ed orchestra, poema sinfonico intriso di Sturm und Drang. Sarà questa la traiettoria del viaggio sentimentale che concluderà della rassegna dedicata al Romanticismo europeo sulle note di due mostri sacri come Mozart e Liszt.
Taccuino personale di Francesco Canessa: SALVO D’ACQUISTO NON E’ UN COMICO
SALVO D’ACQUISTO NON E’ UN COMICO
da Repubblica Napoli del 17-x-2001
In principio a far ridere in palcoscenico erano soltanto i maschi. Quello del comico era ruolo per uomini, dal Maccus plautino alle Maschere della Commedia dell’Arte, Pulcinella, Arlecchino, al Mamo ottocentesco. Forse furono Mozart e Shikaneder a rompere per primi la consegna creando per Papageno un doppio femminile, Papaghena. Avvicinandoci al nostro tempo, fu la giovanissima Titina De Filippo a creare al Teatro Nuovo sopra Toledo – negli anni della Compagnia Molinari, storico laboratorio di attori moderni – un tipo di comicità femminile che facesse da contraltare al fascino esotico delle soubrettes alla francese, avvolte da piume e paillettes. Poi man mano, specie con l’avanzare dei derivati del palcoscenico, i microfoni della radio, lo schermo grande e lo schermo piccolo, altre attrici comiche hanno conquistato spazio e successo, Tina Pica o Dina Galli, Bice Valori o Sandra Mondaini, sino a Franca Valeri, impareggiabile maestra di ironia ancora felicemente in attività. Nella dilagante banalità televisiva che ci sovrasta e che fa perno su conduttori e intrattenitori, il meccanismo e il linguaggio cabarettistico, un tempo relegato ai piccoli spazi e alla piccola cultura, oggi è divenuto dominante. E le donne-comiche, l’aggettivo è diventato sostantivo, perchè l’arte dell’attore nel novello mestiere televisivo s’intende superato, sono aumentate a dismisura. Un settimanale ha provato la scorsa settimana ad intervistarne alcune: Luciana Littizzetto, Caterina Guzzanti ultima arrivata dopo la sorella Sabina e il fratello Corrado; Marina Massironi, Victoria Cabello, Teresa Mannino, Debora Villa, Carla Signoris, consorte del celeberrimo Maurizio Crozza ed autrice di due libri dal titolo intricante, “Ho sposato un deficiente” e “Meglio vedove che male accompagnate”. Ma l’intervista di copertina è a Geppi Cucciari (nella foto), al momento sugli allori per il successo della sua striscia su La7 che precede il seguitissimo telegiornale di Mentana. Tiene gli intervistati incorniciati nel bordo di un finto frigorifero e fa della propria cadenza sarda uso appropriato alla tagliente satira politica su cui è modulato il suo show. E’ divertente, ha successo. Ma venerdì scorso, la sera dell’ultimo salvataggio del governo sul filo del numero legale, lei e i suoi autori sono andati malamente fuori le righe. Lo studio era dominato da un fotomontaggio nel quale il viso di Berlusconi appariva sottolineato dalla scritta <SALVO D’ACQUISTO>. L’allusione era palese, ma servirsi del nome del carabiniere napoletano trucidato dai tedeschi per far ridere o sorridere alle spalle del premier era sbagliato, oltre che spiacevole. Basta leggere la motivazione della medaglia d’oro al valor militare concessa al giovane sottufficiale del Vomero: ”Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio dove, per barbara rappresaglia, erano stati condotti 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le Forze armate tedesche. Affrontava così da solo, impavido, la morte imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.” No, un uomo così non si trasforma in una gag. E non solo: il Tribunale ecclesiastico ha in corso per lui un processo di beatificazione. Per ora è definibile soltanto “Servo di Dio”, ma la causa non è finita. E ci basta per ammonire la Cucciari con un vecchio adagio: Scherza coi fanti e lascia stare i santi!
Francesco Canessa
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Taccuino personale di Francesco Canessa:NAPOLI A SALISBURGO 2011 /1
NAPOLI A SALISBURGO 2011 /1 da Repubblica/Napoli del 9/06/2011
“Gran Finale” recita la scritta che quest’anno si aggiunge a “Neapel Metropole der Erinnerung” (Napoli capitale della memoria) che dal 2007 dà nome alla fetta del Festival di Salisurgo che si fa a Pentecoste, sin dai tempi di Karajan destinata a spettatori più raffinati di quelli irreggimentati – anche il turismo culturale può diventare di massa – che arrivano d’estate nella città di Mozart. E’ infatti l’ultimo anno della più importante rassegna organica che mai abbia avuto la musica di Scuola napoletana dopo il tramonto del ruolo di protagonista in Europa, vissuto nel secolo dell’Illuminismo e sino agli inizi dell’Ottocento. Manifestazione pensata, voluta e diretta da Riccardo Muti (nella foto) che subito ruppe gli argini della comprensibile prudenza degli organizzatori, allungando la sua durata da tre a cinque anni. Nel bilancio che se ne può trarre oggi, molte sono le note positive: lo straordinario successo di pubblico, l’interesse della critica, la rivelazione di capolavori provenienti dalle Biblioteche di San Pietro a Majella e dei Gerolamini di Scarlatti, Hasse, Paisiello, Cimarosa, Jommelli, Leo. E i molti spettacoli replicati all’estero, da Parigi a Madrid. E i convegni musicologici sui rapporti fra Mozart e i Napoletani organizzati dalla Mozart Society, la stupefacente Mostra di vedute di Napoli, dalle guaches alle fotografie raccolte da un collezionista viennese, la pubblicazione in lingua tedesca della Storia della Musica e dello Spettacolo a Napoli nel Settecento edita dalla Pietà dei Turchini. Ma un altro aspetto è da sottolineare: la presenza affettuosa e spontanea della città di Salisburgo alle giornate napoletane. Hafnergasse, la stradina più caratteristica ed elegante del Centro antico, ha steso da un balcone all’altro fili di panni al sole, gustosamente scenografati, un abito del Settecento accanto alla maglietta di Maradona, mentre sfilavano modelle con le collezioni-mare divise per gruppi ciascuno accompagnato da un cartello: Posillipo, Mergellina, Capri, Sorrento. A questa che è stata la manifestazione più costante, altre se ne sono aggiunte di volta in volta: il parallelo e meno impegnato Berg Festival, che si tiene nelle suggestive grotte del massiccio che cinge la città, si è adeguato con “ ‘O sole mio, Neapoletanische Nacht” E il cinema del centro ha proiettato “Napoli è una canzone” lo straordinario film muto del 1927 con Leda Gys protagonista. Quattro edizioni in cui la Napoli ufficiale si è tenuta a distanza, ignorandone il significato complessivo di grande rivincita in tempi in cui circolava – come tuttora circola – l’immagine più retriva della città. Il che ha addolorato assai, com’era naturale, il maestro Muti ma anche lasciati perplessi il management del Festival e lo sponsor svizzero della Manifestazione. Ora siamo al “Gran Finale”, che avvicina un napoletano all’estero, Mercadante a Madrid con “I due Figaro” direttore Riccardo Muti con l’Orchestra Cherubini. E uno straniero a Napoli, Haendel e la cantata “Aci, Galatea e Polifemo” composta per le nozze del duca Gennaro d’Alvito affidata allo specialista René Jacobs e l’Akademie fur Alte Musik Berlin. Con la speranza che il nuovo Sindaco giri pagina anche su questo, mandando finalmente un segnale giusto a Salisburgo.
Francesco Canessa
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Taccuino personale di Francesco Canessa:L’ORGOGLIO DEI PANNI STESI
L’ORGOGLIO DEI PANNI STESI di Francesco Canessa
da “La Repubblica” – Napoli del 7/12/2010
Via della Spiga a Milano si vestirà a festa per somigliare nei giorni del Natale a un vicolo di Napoli, no festoni qualunque, ma composizioni luminose d’autore che rifanno i panni stesi da un balcone all’altro, disegni multicolori e luccicanti di camice e lenzuola, magliette e calzini. E’ una via che fa da lato maggiore al rettangolo del grande shopping, in parallelo con la via Montenapoleone e tra le due si snodano le vie Borgospesso, Santo Spirito, Gesù. Il massimo del massimo della sciccheria lombarda. Qualcuno ha storto il muso, qui da noi, qualche altro s’è percosso il petto, piagnucolando sull’ingiustizia del mondo ribaldo che di Napoli vede ed amplifica solo i segni negativi. Codesti napoletani afflitti da complesso di inferiorità, cui ha dato anche voce un foglio cittadino, sarebbero oggi risanati se negli anni passati avessero fatto un viaggetto a Salisburgo in occasione di una qualsiasi puntata del Festival di Pentecoste dedicato alla Musica di Scuola Napoletana, che Riccardo Muti ha progettato e dirige da quattro anni. Lì a trasformarsi in un vicolo di Napoli è stata fin dal 2007 Haffnergasse, una delle stradine più caratteristiche del borgo antico ed anche la più elegante per le botteghe griffate che vi si affacciano. Panni stesi da un lato all’altro, rifatti dagli scenografi del Festival: una crinolina settecentesca accanto a un jeans, una palandrana scura e scialli variopinti e persino la maglia azzurra con il 10 di Maradona. Un patchwork allusivo al tempo che scorre e alla tradizione che resta, col tema arcaico di “Jesce sole!” diffuso dagli altoparlanti. Nel sole che la dugentesca sequenza musicale invoca non c’è soltanto la speranza di un popolo – spiegava una nota esposta all’inizio della strada – ma la chiarezza della sua filosofia, la luce che sta negli occhi dei Pastori da Presepe del Sammartino o del Gori, nelle gouaches o nelle pitture della Scuola di Posillipo o nella combinazione armonica della <settima napoletana> che tutti i grandi compositori hanno adoperato e adoperano, oppure nel meccanismo dell’Opera buffa, punto di riferimento di tutte le scuole locali europee. Quei napoletani afflitti avrebbero trovato l’antidoto nell’entusiasmo dei visitatori d’ogni paese – Salisburgo è un terminale del turismo culturale internazionale – che fuori degli orari di opera e concerto affollavano Haffnergasse, fotografavano, ripiegavano i depliants e spendevano felici nei negozi, ciascuno dei quali, intorno al mezzogiorno faceva sfilare le proprie modelle sul red carpet piazzato al centro del vicolo. Molti, troppi napoletani non sanno quanto la città oggi precipitata anche per colpa loro all’ultimo posto nella classifica di vivibilità, sia ancora considerata sponda ideale da culture diverse o lontane: durante il Festival di quest’anno il cinema principale di Salisburgo proiettava “Napoli è una canzone” un <muto> del 1927 protagonista la diva del tempo Leda Gys girato sulle pendici del Vesuvio, con la vecchia funicolare ancora operante, e intorno a una Capri semplice e verde. Film anche drammaturgicamente coinvolgente, scelto dal filmologo viennese Wilbirg Brainin-Donnenberg e per l’occasione arricchito dalla musica elettronica composta ed eseguita dal vivo dal trio del Klangforum Wien un tedesco, un austriaco e una messicana. Questo avveniva intorno alla Haus fur Mozart e alla Felsenreitschule ove Muti alternava la direzione della Betulia Liberata del salisburghese Mozart a quella dell’aversano Jommelli, e alla Sala Grande del Mozarteum, ove Fabio Biondi e i suoi strumentisti di Europa Galante eseguivano un oratorio di Adolph Hasse, il <sassone-napoletano>. Così come negli appuntamenti precedenti della Pentecoste salisburghese, chi scrive questa nota e i pochi concittadini arrivati ai piedi della rocca del principe-arivescovo Coloredo, provarono passeggiando sotto i panni stesi di Haffner gasse un sentimento inconsueto e piacevolissimo: l’orgoglio d’essere napoletani.
Francesco Canessa
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Taccuino personale di Francesco Canessa: MOZART ARRIVA COI BAMBINI
MOZART ARRIVA COI BAMBINI
L’autostrada viene giù dal Brennero e s’infila nella Valle dell’Inn, il fiume che scorre tra Germania e Austria, a sinistra le Alpi Bavaresi, a destra l’altra faccia delle Dolomiti, di un verde intenso e rassicurante, quanto rocciosa ed aspra è la nostra. I boschi secolari scendono da una parte e dall’altra, castelli e campanili fanno capolino, ogni tanto, dando coerenza al paesaggio del Tirolo, fermo nel tempo. Fin quando, passato Kufstein e avvicinandosi Erl, non appare una strana costruzione di cemento bianco a forma di vela, che sembra gonfiata tra gli alberi e si proietta verso la riva del fiume, tra una legnaia e un pascolo di mucche.
E’ un luogo di musica, vi si tiene d’estate un Festival ed accostandosi ci si domanda dove trovi il suo pubblico, visto che il centro abitato più vicino, che è appunto Erl, è fatto d’una chiesa, quattro case e una pompa di benzina. Ma quando c’è concerto o spettacolo, la risposta viene dalle colonne d’auto e pullman, in ordinatissimo avvicinamento da Innsbruck, da Kufstein, da Rosenheim, da Monaco,da Salisburgo. Il parcheggio obbligato – non c’è deroga manco per gli addetti ai lavori – è piuttosto lontano e se piove, il che accade assai spesso, è possibile ritirare al volo un ombrello in prestito da hostess bionde e sorridenti.
Il Festival si chiama Tirolerfestspiele e la vela nel bosco è il suo festspielehaus. La sala in declivio, d’aspetto spartano ma funzionale, è vastissima, sui suoi sedili si accomodano quasi duemila spettatori. Niente sipario, lo spazio scenico è a vista, la ribalta arriva a mezzo metro dalla prima fila, ed è quella su cui si fa spettacolo, l’orchestra è più indietro, distribuita su una tribuna che parte dall’alto e fa da fondale a quel che succede davanti, appena sfumata dietro un velatino trasparente di cangiante colore. In una tale situazione, la forma rappresentativa dovrebbe essere il demi-stage, ma il “demi” s’è subito consumato in favore d’un teatro tutto intero, cui lo scambio di posizioni nulla toglie alle sue capacità narrative, diventa anzi singolare ed efficace con gli attori-cantanti che recitano quasi tra le braccia del pubblico.
Il Tirolerfestspiele l’ha inventato dodici anni fa Gustav Kuhn (nella foto), che pur essendo salisburghese ha casa da quelle parti e vi si prodiga nel doppio ruolo di direttore d’orchestra e di regista. E che ha raccolto un successo crescente, tanto che si parla – fatto salvo Salisburgo – del Festival numero uno in terra d’Austria. Wagner per il teatro, Bruckner per il concerto e Richard Strauss a far da contorno per l’uno e per l’altro, sono gli autori prediletti che danno carattere e continuità ai programmi. Soltanto quest’anno è arrivato Mozart, tenuto in disparte anche per rispetto della casa madre Salisburgo, che è lì a due passi e che Wolfango se lo cucina a colazione, pranzo e cena.
Ma l’attesa è ripagata: l’opera è Il Flauto Magico, posta al centro di una operazione che disegna un modello di civiltà musicale talmente distante dalle nostre miserie, da destare meraviglia, oltre che ammirazione. I bambini delle scuole di prima fascia dell’intero Land del Tirolo hanno partecipato a un concorso che chiedeva di disegnare i personaggi del Flauto Magico così come essi li immaginavano. Ne sono arrivati a centinaia, tra Papagheni, Regine della notte, Sarastri e tutti gli altri e sono esposti in mostra lungo le pareti della sala. Scelti e accorpati i migliori e più coerenti, regista e costumista hanno realizzato lo spettacolo così come suggeriva la fantasia degli scolari. Una cinquantina dei quali –vincitori e non vincitori – sono stati chiamati a parteciparvi: infilati nelle loro tutine nere facevano da “servi di scena” portando ciascuno un pezzo di un gioco di costruzioni, una specie di “lego” in formato gigante, con cui costruivano quadro dopo quadro gli elementi delle scene.
E prendevano parte anche all’azione: buttati in terra l’uno sull’altro mimavano il drago che spaventa Tamino, più avanti gli animali della foresta richiamati dalla musica del flauto e prendevano in giro Monostato, danzando con lui al suono del glockenspiel. E ancora circondavano Tamino con le torce accese o con le brocche d’acqua per accompagnarlo nelle fatidiche prove. Fino a partecipare, anche se muovendo soltanto le labbra, al coro finale di letizia, seduti con le gambe penzoloni alla ribalta, dinanzi al pubblico.
Spettacolo tenero, coinvolgente con Kuhn regista degno dell’alloro per l’idea e per la sua realizzazione. Ed anche per la bacchetta, con cui riaffermava l’antica specializzazione mozartiana, riposta ma non deposta dinanzi agli ormai prediletti clangori wagneriani e postwagneriani. Tra i cantanti spiccava una Regina della Notte assolutamente strepitosa, il cui nome so scrivere, ma solo copiandolo con attenzione: Cigdem Soyarslan.
Francesco Canessa
Vedi quest’articolo anche su: http://lirica-parma.blogautore.repubblica.it/2010/08/04/al-tirolerfestspiele-mozart-arriva-coi-bambini/
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