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“Peccati di vecchiaia||”|, il libro di Francesco Canessa si presenta a Villa di Donato con una Soirée Rossini

Giovedì 2 marzo ore 19
Villa di Donato

Soirée Rossini
(musica e parole)

Per la presentazione del libro

“Peccati di vecchiaia”
di Francesco Canessa (Guida Editori)

Presenta: Patrizia de Mennato
Partecipano: Carlo Lepore (basso); Maurizio Iaccarino (pianoforte)

con:
Riccardo, Brunello e Susanna Canessa.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti esclusivamente attraverso prenotazione scrivendo a prenotazioni@villadidonato.it

Strizzando l’occhio ai Péchés de Vieillesse di Gioachino Rossini, Francesco Canessa raccoglie in questo libro i propri “peccati di vecchiaia” pagine sparse in tempo di pandemia, raccontando di personaggi incontrati, evocati, sognati, da Ingrid Bergman a Ferdinando I° di Borbone, da Niccolò Carosio a Wagner sul tram a Napoli, da Vittorio Viviani all’inseguimento del tenore Corelli piombato con in pugno la spada di scena nel corridoio dei palchi del San Carlo, al portiere divenuto modello del Don Raffaele nell’eduardiano Questi fantasmi. E ancora considerazioni sulla overdose di Traviate sui palcoscenici dei Teatri vuoti per Covid ed altri spunti di critica. In appendice un testo in forma teatrale che racconta la nascita di Napoli Milionaria il capolavoro di De Filippo che dette origine alla stagione del neorealismo in Italia. Scritti accumunati dall’ironico linguaggio e dallo spirito polemico, filtrato dalla saggezza e dal distacco della raggiunta maturità.

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2 marzo, 2023 Posted by | Agenda Eventi, Art, Arte, Campania, Cantanti, Canto, Cultura, Francesco Canessa, Italia, Letteratura, Letteratura contemporanea, Libri, Music, Musica, Musica classica, Musica e Teatro, Musica Lirica, Napoli, Opera, Pianisti, Prima del concerto, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Susanna Canessa | , , , , | Lascia un commento

“Opera Talk Show” riprende al Teatro Diana con un benaugurante brindisi

Dopo la lunga sosta causata dalla pandemia, le attività artistiche stanno progressivamente riprendendo.
Uno dei primi eventi tenutisi al Teatro Diana di Napoli, dal titolo “Viva il vin!”, rientrava nell’ambito di “Opera Talk Show”, format che si prefigge di avvicinare il pubblico alla lirica, ideato e condotto dal maestro Riccardo Canessa.
Il noto regista, visibilmente emozionato per il ritorno sulle scene, ha ripercorso con la sua consueta bravura le vicende legate a “L’elisir d’amore” di Donizetti, sicuramente un’opera in cui il vino ricopre un ruolo preponderante, intervallate da notizie e brevi pezzi su altre opere, dove la bevanda trova una collocazione più o meno importante.
Insieme a lui ha voluto sul palcoscenico un quartetto di cantanti, formato dal soprano Milly Enza Maccaro, dal mezzosoprano Elide Facciuto e dai tenori Antonio Della Mora e Giuseppe Malafronte, accompagnati al pianoforte da Maurizio Iaccarino e, per rafforzare la portata enologica della serata, si è avvalso della collaborazione del poliedrico Salvatore Criscuolo, proprietario di un albergo della costiera amalfitana e grande appassionato di musica lirica, con il quale ha dialogato con l’intento di identificare, per ogni scena d’opera proposta, il probabile vino bevuto dai protagonisti.
Così, grazie agli eruditi interventi di Salvatore Criscuolo, abbiamo appreso che il presunto “elisir d’amore” non era altro che un buon “Bordeaux” e, passando alla “Carmen” di Bizet, nella locanda di Lillas Pastia si beveva la “Manzanilla” (come recita anche il testo).
Ancora, nella farsa “Il campanello dello speziale”, sempre di Donizetti, il personaggio principale, don Annibale Pistacchio, curava uno dei suoi pazienti con l’ “Asprinio d’Aversa” (vino inizialmente consumato dai ceti meno abbienti, che guadagnò immensa notorietà in quanto papa Paolo III ne divenne grande estimatore e lo utilizzava per accompagnare i suoi pasti estivi).
Infine, il “vino spumeggiante” di “Cavalleria rusticana” era presumibilmente il “Nero d’Avola”, mentre l’ubriacatura dell’astemio Cassio, provocata da Iago durante i festeggiamenti che si stavano svolgendo a Cipro per la vittoria di Otello, si doveva al “Commandaria”, vino locale ottenuto attraverso un procedimento estremamente elaborato.
Tornando agli artisti, giovani e molto bravi, il duetto iniziale fra Adina e Nemorino è stato affidato al soprano Milly Enza Maccaro e al tenore Antonio Della Mora, quest’ultimo ben confrontatosi anche con la celeberrima “furtiva lagrima”.
Il mezzosoprano Elide Facciuto ha invece vestito i panni sensuali di Carmen, interpretando altri due pezzi di grande notorietà, l’Habanera (“L’amour est un oiseau rebelle”) e la “Chanson bohème”, ed il gran finale è stato appannaggio del brindisi della “Traviata”, a base di champagne, fra Violetta ed Alfredo, impersonati rispettivamente da Milly Enza Maccaro e Giuseppe Malafronte.
Straordinario, come sempre, il maestro Maurizio Iaccarino al pianoforte che, oltre a supportare ottimamente i solisti, era chiamato a sottolineare anche le scene operistiche, di volta in volta descritte da Riccardo Canessa.
In conclusione una serata, contraddistinta da un perfetto equilibrio tra musica e vino, connubio quanto mai benaugurante per un definitivo ritorno agli spettacoli “dal vivo”.

3 giugno, 2021 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Musica, Musica Lirica, Napoli, Opera, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , , , , | Lascia un commento

“Opera Talk Show” riparte con una vibrante “Traviata”

Il Teatro Diana ha ospitato il primo appuntamento di “Opera Talk Show”, format concepito e condotto dal regista Riccardo Canessa, che si prefigge come scopo quello di avvicinare al mondo della lirica il maggior numero di persone.
Al centro della serata inaugurale “La Traviata” di Giuseppe Verdi, posta a chiusura della cosiddetta “trilogia popolare”, la cui fonte di ispirazione fu “La signora delle camelie”, romanzo in buona parte autobiografico, scritto nel 1848 da Alexandre Dumas figlio.
Il grande compositore nel 1852, durante il suo soggiorno parigino, assistette alla trasposizione teatrale del lavoro, curata dallo stesso Dumas, che fu talmente colpito dalla vicenda (probabilmente anche perché in quel momento conviveva con Giuseppina Strepponi), che decise di trasformarla in un’opera, coinvolgendo Francesco Maria Piave, il suo librettista di fiducia.
Rispetto alla storia originale, si decise di variare i nomi dei protagonisti, per cui il personaggio principale, Margherita Gautier, diventò Violetta Valery, mentre Armando Duval si tramutò in Alfredo Germont ed inoltre, data la stretta attualità, per evitare censure e pericolosi paragoni, l’ambientazione venne retrodatata di un secolo.
L’esordio, avvenuto nel 1853 al teatro “La Fenice” di Venezia, si risolse in un discreto fiasco (volutamente ingigantito da Verdi, che era in disaccordo sulle scelte effettuate dalla direzione, che aveva ingaggiato cantanti da lui ritenuti inadatti per vari motivi), mutatosi in un trionfo, quando fu riproposta quattordici mesi dopo nella stessa città, stavolta al teatro S. Benedetto e con un nuovo cast gradito all’autore.
Il grande successo fece orgogliosamente dire a Verdi: “Sappiate addunque che la Traviata che si eseguisce ora al S. Benedetto è la stessa, stessissima che si eseguì l’anno passato alla Fenice, ad eccezione di alcuni trasporti di tono, e di qualche puntatura che io stesso ho fatto per adattarla meglio a questi cantanti: i quali trasporti e puntature resteranno nello spartito perché io considero l’opera fatta per l’attuale compagnia. Del resto non un pezzo è stato cambiato, non un pezzo è stato aggiunto o levato, non un’idea musicale è stata mutata. Tutto quello che esisteva per la Fenice esiste ora pel S. Benedetto. Allora fece fiasco ; ora fa furore . Concludete voi!!”.
Queste affermazioni del compositore bussetano erano vere solo in parte, ma ad ogni modo rimane il fatto che, da ben 165 anni, l’opera conosce un successo ininterrotto, al punto da risultare, se ci riferiamo all’ultimo lustro, quella che ha ottenuto il maggior numero di allestimenti nel mondo.
Confrontarsi, quindi, con un lavoro così famoso, risulta sicuramente un compito di estrema difficoltà, e Riccardo Canessa ha scelto una strada particolarmente intrigante, incentrando la serata sui cambiamenti ai quali, durante il dipanarsi della vicenda, vanno incontro i tre personaggi principali: Violetta Valery, Alfredo Germont e suo padre Giorgio.
La prima, che si è sempre legata a persone facoltose per vivere nello sfarzo, rifuggendo qualsiasi seria storia d’amore, finirà non solo con l’innamorarsi veramente di Alfredo, ma lo manterrà economicamente e si immolerà per salvare la reputazione dei Germont.
Dal canto suo Alfredo, da personaggio timido, diverrà consapevole, quasi sfrontato, fino a comprendere, ormai troppo tardi, di essere una vittima sacrificale delle convenzioni ipocrite della società in cui vive.
Società degnamente rappresentata dal padre che, soltanto nel tragico epilogo, davanti all’esanime Violetta, riconoscerà gli errori commessi.
Seguendo questo filone principale, Riccardo Canessa, in forma smagliante, ha tenuto il palcoscenico per quasi due ore (letteralmente volate), fra aneddoti e approfondimenti, avvalendosi della collaborazione del maestro Maurizio Iaccarino al pianoforte, come al solito strepitoso nel seguire le indicazioni, spesso estemporanee, del regista.
Molto prezioso, inoltre, l’apporto del soprano Valentina Bilancione nel ruolo di Violetta, che ha interpretato le arie più famose, evidenziando una voce di altri tempi che, unita ad una notevole presenza scenica, il cui apice è stato raggiunto nella scena legata agli ultimi attimi di vita della “Signora delle camelie”, ha immediatamente conquistato il numerosissimo pubblico.
Dopo tanta tristezza, finale in allegria, con il celeberrimo brindisi del primo atto “Libiamo ne’ lieti calici”, eseguito coinvolgendo tutti gli spettatori, beneagurante auspicio di inizio anno, a conclusione del primo dei cinque appuntamenti, contraddistinto da una formula che funziona molto bene, nata soprattutto per i non appassionati della lirica, ma utilissima anche per chi ritiene di essere un esperto.

12 febbraio, 2019 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Musica, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , | Lascia un commento

Il Teatro Diana propone “La voix humaine” di Poulenc affidata all’incisiva regia di Riccardo Canessa e a due interpreti d’eccezione come Leona Pelešková e Monica Leone


Nel 1930 la Comédie-Française tenne a battesimo “La voix humaine”, monologo del noto commediografo Jean Cocteau, basato su una lunga telefonata, interrotta più volte a causa del cattivo funzionamento della linea, che la protagonista fa all’amante che ha deciso di troncare il loro rapporto sentimentale.
Sulla scena si sentono solo le parole di lei, che spesso mente, altre volte è sincera, ma riesce fin dai primi momenti ad attirare su di sé le simpatie ed il compatimento del pubblico.
Il compositore Francis Poulenc, grande amico di Cocteau, decise nel 1957 di mettere in musica la pièce teatrale, e dovette poi attendere il 1959 per la “prima”, avvenuta all’Opéra-Comique di Parigi, con il soprano Denise Duval (cantante preferita dal compositore francese a Maria Callas), nel ruolo che nel 1930 era stato affidato all’attrice Berthe Bovy.
In entrambi i casi il successo fu enorme e “La voix humaine”, che prevedeva un susseguirsi ininterrotto del testo, variamente cantato, a volte senza accompagnamento strumentale, e  un organico per voce ed orchestra (ristretto se necessario alla voce accompagnata dal solo pianoforte), divenne ben presto un classico della seconda metà del Novecento musicale.
Per una migliore comprensione, citiamo le indicazioni di Poulenc, che al proposito scrisse: La parte – unica – della “Voix humaine” deve essere interpretata da una donna giovane ed elegante. Non si tratta di una donna matura abbandonata dall’amante. Spetta all’interprete stabilire le lunghezze effettive delle pause, assai importanti in questa partitura. Il direttore d’orchestra dovrà prendere le sue decisioni in merito, anticipatamente, assieme alla cantante. – Tutti i passaggi senza accompagnamento sono in un tempo assai libero, in funzione della messa in scena. Bisogna passare repentinamente dall’angoscia alla calma e viceversa.
“La voix humaine” è stata recentemente proposta al Teatro Diana, nell’ambito della sezione Musica del Napoli Teatro Festival Italia, nell’incisivo e sapiente allestimento concepito da  Riccardo Canessa, che ha voluto dare al monodramma un taglio ancora più tragico, mettendo in secondo piano il telefono (che ha solitamente un ruolo ben definito nell’economia complessiva) e concentrando tutto sulla protagonista.
Quest’ultima è entrata in scena avviluppata da un vestito lungo, che le bendava anche gli occhi e completamente spiegazzato, indicativo della sua condizione.
Ma, con il procedere della rappresentazione, la donna si liberava progressivamente di quella sorta di bozzolo ingombrante e, alla fine, cambiava totalmente di abito, pronta ad affrontare di nuovo la vita o, forse, a lasciarla definitivamente.
A dare vita al personaggio femminile è stata Leona Pelešková, noto soprano ceco, che si è immedesimata mirabilmente nella parte a lei affidata, abbinando le qualità vocali, che già in altre occasioni avevamo avuto modo di apprezzare, con una notevolissima abilità recitativa.
Molto brava anche Monica Leone, alla quale era affidata la parte pianistica, che ha contribuito a dettare i ritmi della vicenda, evidenziando un perfetto affiatamento con la Pelešková.
Una nota di merito va, inoltre, a Concetta Nappi, che ha creato il vestito di grande originalità indossato dalla protagonista
Infine ricordiamo Tiziana Sorrentino, Rosario Martucci, Nathalie Camps, Fabio Ambrosino, Maurizio Iaccarino, Franco Basile e Francesco Squeglia, che hanno contribuito, ognuno nell’ambito della loro professionalità, sotto la fondamentale supervisione di Riccardo Canessa, all’ottima riuscita di uno spettacolo intensissimo, rivolto ad uno dei capolavori del Novecento musicale, nell’ambito di un particolare genere collocato fra canto e recitazione.

13 luglio, 2018 Posted by | Campania, Canto, Italia, Musica, Musica classica, Musica da camera, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Mercoledì 16 maggio al Teatro Diana “Opera Talk Show” di Riccardo Canessa si chiude con “Rigoletto”


Mercoledì 16 maggio, alle ore 21, al Teatro Diana (v. Luca Giordano, 64 – Napoli), si chiude la III edizione di “Opera Talk Show”, format teatrale di avvicinamento all’opera lirica attraverso l’analisi musicale e scenica di arie, recitativi e aneddoti legati ad alcuni capolavori della lirica, curato dal regista Riccardo Canessa.
La serata sarà rivolta a “Rigoletto” di Giuseppe Verdi.

Al pianoforte il maestro Maurizio Iaccarino.

Costo del biglietto
Intero: 12 Euro
Ridotto (abbonati Teatro Diana): 10 Euro
Under 26: 1 biglietto omaggio per ogni biglietto acquistato

Teatro Diana
Ufficio: 0815560107 (10.00/13.30 – 17.00/20.00)
Fax: 0815560151
Web: www.teatrodiana.it

15 Maggio, 2018 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Musica, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , | Lascia un commento

A “Opera Talk Show” Riccardo Canessa racconta la riscossa napoletana della “Carmen” di Bizet


Sono poche le opere che hanno raggiunto una fama universale come la “Carmen” di Bizet.
A ciò hanno contribuito, in uguale misura, sia le splendide musiche del compositore francese, spesso oggetto di variazioni sul tema da parte di altri musicisti, che l’interessante soggetto, tratto dall’omonimo racconto di Prosper Mérimée, al quale si ispirarono i librettisti Henri Meilhac e Ludovic Halévy.
Pochi sanno, però, che l’esordio parigino, tenutosi nel 1875 all’Opéra-Comique, rappresenta ancora oggi uno dei fiaschi più clamorosi nella storia della lirica.
Come se non bastasse, la tiepida accoglienza ricevuta fu anche la causa del tracollo finanziario di Camille Du Locle, all’epoca direttore del teatro che, credendo fortemente nella “Carmen”, aveva programmato ben 48 repliche, andate rigorosamente deserte.
Probabilmente ancora meno persone sono a conoscenza del fatto che la riscossa dell’opera ripartì dal Teatro Bellini di Napoli, dove nel 1879 venne allestita la “prima” italiana (e dove ancora oggi campeggia una lapide commemorativa).
Su queste vicende si è soffermato il noto regista lirico Riccardo Canessa, al Teatro Diana, nel terzo appuntamento di “Opera Talk Show”, format da lui ideato e condotto, che si prefigge di avvicinare alla lirica il grande pubblico.
La serata risultava divisa fra la descrizione della trama vera e propria di “Carmen”, corredata dall’esecuzione dei pezzi più noti, ed il racconto delle vicissitudini subite dall’opera, coincidenti con quelle di Du Locle.
Nel primo caso, accompagnato al pianoforte da Maurizio Iaccarino, un quartetto di cantanti, formato da Michela Rago (mezzosoprano), Carmen Bianco (soprano), Achille del Giudice (tenore) e Luciano Matarazzo (basso), si è avvicendato nell’esecuzione dei pezzi più noti.
Abbiamo quindi ascoltato, fra gli altri, L’amour est un oiseau rebelle, celeberrima Habanera con la quale Carmen irrompe sulla scena, Parle-moi de ma mère!, struggente e nostalgico duetto di Don José e Micaëla, la cosiddetta romanza del fiore (La fleur que tu m’avais jetée) che Don José canta a Carmen quando si incontrano nella locanda di Lilas Pastia e la famosissima Votre toast, je peux vous le rendre, affidata ad Escamillo, conosciuta anche come “Canzone del Toreador”.
Molto interessante anche il susseguirsi degli eventi che portarono la “Carmen” in Italia e più precisamente a Napoli.
Infatti Du Locle, dopo la bancarotta, si rifugiò a Capri, dove aveva acquistato una piccola casa di pescatori.
Lì rimuginò a lungo sulle cause del naufragio dell’opera e, poiché non era affatto uno sprovveduto (se pensiamo solo che, grazie alla sua intermediazione, qualche anno prima l’amico Verdi, per l’ “Aida”, era riuscito ad ottenere un compenso di ben 150.000 franchi francesi dal Pascià d’Egitto), comprese di aver allestito l’opera giusta nel posto sbagliato.
In effetti la storia di “Carmen”, intrisa di sensualità e violenza, mal si addiceva al genere dell’ Opéra-Comique, caratterizzato da vicende meno intense e, soprattutto, a lieto fine, l’esatto contrario di quanto proponeva l’opera di Bizet.
Du Locle intuì che il lavoro, bistrattato in Francia, con qualche correttivo (quale l’eliminazione dei dialoghi parlati), e una degna traduzione, poteva funzionare benissimo nel nostro paese e affidò quindi ad Achille De Lauzières, giornalista e librettista napoletano di origini francesi, il compito di dare vita ad una credibile versione in italiano.
Contemporaneamente, l’editrice musicale Sonzogno acquistò i diritti dell’opera e la “prima” italiana venne allestita al Teatro Bellini di Napoli, di proprietà della casa milanese.
Il successo non fu trionfale, ma l’opera iniziò ad essere apprezzata e, da quel momento, partì ufficialmente la sua inarrestabile rivincita.
Tornando alla serata, va ricordato ancora il vivo disappunto manifestato dal maestro Canessa per l’inutile e pretenzioso stravolgimento del finale, avvenuto recentemente al Maggio Musicale fiorentino (per chi non lo ricordasse, a soccombere era Don José e non Carmen), del quale un personaggio come Carmen non ha certo bisogno, essendo già una figura femminista ante-litteram, ed il consueto coinvolgimento vocale del numeroso pubblico, che al termine ha anche ballato al ritmo del flamenco.
In conclusione, anche questo terzo appuntamento di “Opera Talk Show” ha centrato il suo obiettivo, grazie alla consueta bravura di Riccardo Canessa, e agli ottimi interpreti da lui invitati, il mezzosoprano Michela Rago, il soprano Carmen Bianco, il tenore Achille del Giudice e il basso Luciano Matarazzo (spesso al centro di divertenti scambi con Canessa), e lo strepitoso Maurizio Iaccarino al pianoforte.

17 aprile, 2018 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Musica, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Bellini, Teatro Diana | , , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Mercoledì 21 marzo al Teatro Diana la “Carmen” di Bizet al centro del terzo appuntamento con “Opera Talk Show” di Riccardo Canessa


Mercoledì 21 marzo, alle ore 21, al Teatro Diana (v. Luca Giordano, 64 – Napoli), nuovo appuntamento con la III edizione di “Opera Talk Show”, format teatrale di avvicinamento all’opera lirica attraverso l’analisi musicale e scenica di arie, recitativi e aneddoti legati ad alcuni capolavori della lirica, curato dal regista Riccardo Canessa.
La serata sarà rivolta alla “Carmen” di Georges Bizet, con la partecipazione dei cantanti Gabriella Colecchia, Achille Del Giudice, Carmen Bianco e Luciano Materazzo, accompagnati al pianoforte dal maestro Maurizio Iaccarino.

Costo del biglietto
Intero: 12 Euro
Ridotto (abbonati Teatro Diana): 10 Euro
Under 26: 1 biglietto omaggio per ogni biglietto acquistato

Teatro Diana
Ufficio: 0815560107 (10.00/13.30 – 17.00/20.00)
Fax: 0815560151
Web: www.teatrodiana.it

20 marzo, 2018 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Italia, Musica, Musica classica, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , , , , , | Lascia un commento

“Opera Talk Show” di Riccardo Canessa festeggia il giorno di San Valentino al Teatro Diana con lo scoppiettante “Serenate e Amori”

Riccardo Canessa e Alessandra della Croce

Nuovo appuntamento, al Teatro Diana, con “Opera Talk Show”, format concepito e condotto da Riccardo Canessa, noto regista lirico, il cui scopo è quello di avvicinare alla lirica il grande pubblico, proponendo in modo accattivante trame, analisi musicali, arie celebri e aneddoti relativi alle opere più famose.
Questa volta la concomitante “Festa degli innamorati” ha suggerito di dedicare lo spettacolo, intitolato “Serenate e Amori”, ad alcune pagine operistiche legate a vicende sentimentali, avendo come punto di partenza l’aforisma di George Bernard Shaw secondo il quale “L’opera lirica è quella rappresentazione in cui il tenore cerca di portarsi a letto il soprano, ma c’è sempre un baritono che glielo vuole impedire”.
Protagonisti della serata, insieme al maestro Canessa, il soprano Alessandra della Croce, i tenori Achille del Giudice e Antonio Palumbo, ed il basso Rocco Paolillo, allievi della classe di canto del maestro Chiara Artiano al Conservatorio di Salerno, accompagnati al pianoforte da Maurizio Iaccarino.
Si partiva dall’amatore per eccellenza, Don Giovanni, nato dalla fantasia dello spagnolo Tirso de Molina che lo immortalò nella commedia El burlador de Sevilla y convidado de piedra (pubblicato nel 1630 dopo essere stato già allestito in anni precedenti) e ripreso da Wolfgang Amadeus Mozart, in una delle sue opere più famose, il cui titolo originale era Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, la cui prima, tenutasi a Praga nel 1787, riscosse un enorme successo.
Dall’opera mozartiana erano tratti il celebre duetto “Là ci darem la mano” e la Serenata.
Nel primo caso Don Giovanni è quasi riuscito a sedurre Zerlina, fresca sposa di Masetto, e non riesce nel suo intento per l’improvvisa irruzione di Donna Elvira (una delle recenti vittime delle brame del libertino) che salva la contadinella dalle mire del donnaiolo.
Riguardo alla Serenata, è quella che Don Giovanni fa alla cameriera di Donna Elvira, allo scopo di sedurla, accompagnandosi con la chitarra.
I due brani fornivano lo spunto a Canessa per iniziare a spiegare la funzione della serenata nell’ambito dell’evoluzione del melodramma e sottolineare come il lavoro di Mozart si discostasse dagli stereotipi dell’epoca, dove vi erano varie coppie di personaggi, che alla fine si ricomponevano, e l’anziano di turno, talora facoltoso, il quale vedeva svanire le sue mire verso la ragazza giovane (solitamente di nobile famiglia), accettando tutto sommato questa conclusione.
In “Don Giovanni” le cose risultavano molto diverse, in quanto si era di fronte ad un personaggio egocentrico, psicopatico, anaffettivo e quindi sostanzialmente solo, il cui unico scopo nella vita consisteva nel conquistare, sedurre ed abbandonare qualsiasi donna (ricca o povera, giovane e meno giovane non faceva grandi differenze, come testimoniato dal “catalogo” sciorinato dal suo servitore Leporello).
Ritornando alla serenata mozartiana, è opinione diffusa che coincida con la prima volta in cui un’opera si avvale di un brano solistico per strumento a corda.
Invece, già Giovanni Paisiello aveva concepito un brano accompagnato dal mandolino, nel suo “Barbiere di Siviglia” del 1782, ovvero la “serenata di Lindoro” (“Saper bramate”), proposta al pubblico del Diana dopo quella del “Don Giovanni”.
L’occasione è stata utile per rimarcare come l’autore, che studiò a Napoli al conservatorio di S. Onofrio a Porta Capuana con Durante, detenga alcuni primati che non gli sono riconosciuti, compreso quello di aver portato sulle scene il celeberrimo “Barbiere”, divenuto poi famosissimo grazie all’omonima opera di Rossini.
Dal confronto fra le serenate dei due lavori, relative alla medesima scena, proposte durante lo spettacolo, si poteva apprezzare anche l’elevato valore del compositore tarantino.
Un salto nel Novecento con la Serenata di Arlecchino, tratta da “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo e “O Lola, ch’ai di latti la cammisa”, la celeberrima siciliana cantata da compare Turiddu all’inizio di “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni.
A proposito di quest’ultima Canessa ha ricordato un doppio aneddoto, legato ad un suo allestimento dell’opera all’Arena di Verona,
Il primo, relativo all’incontro con un siciliano purosangue, sul treno che lo stava portando in Veneto, al quale aveva chiesto lumi sulla corretta pronuncia del testo di questa vibrante serenata, ricevendo in cambio quasi una lezione accademica.
Non poteva immaginare che tutto sarebbe stato praticamente inutile, in quanto il tenore chiamato a impersonare Turiddu (poi dileguatosi dopo poche prove) possedeva un marcato accento veneto.
Dall’opera alla romanza, con un autore d’eccezione quale Francesco Paolo Tosti che, pur non raggiungendo la fama di molti suoi colleghi impegnati nell’arricchire il repertorio operistico, ha sempre goduto di una certa visibilità (sue sono ad esempio “’A vucchella”, la più rappresentativa delle 30 liriche legate alla collaborazione con Gabriele D’Annunzio, e la celeberrima “Marechiare”, i cui versi sono di Salvatore Di Giacomo).
Dalla copiosa produzione di Tosti abbiamo ascoltato “L’ultima canzone” e “La serenata”, rispettivamente su testi di Francesco Cimmino e Giovanni Alfredo Cesareo.
Ritorno a Rossini con “Il vecchiotto cerca moglie”, briosa aria di Berta, dal secondo atto del “Barbiere di Siviglia”, che ha preceduto la chiusura, rivolta nuovamente a “Là ci darem la mano”, interpretato da tutti i cantanti, con l’apporto del numeroso pubblico presente in sala.
Nel complesso uno spettacolo molto piacevole, caratterizzato dalla verve e dalla presenza scenica del maestro Riccardo Canessa, che ha avuto in Alessandra della Croce, Achille del Giudice, Antonio Palumbo e Rocco Paolillo degli ottimi collaboratori, sostenuti da un pianista formidabile come Maurizio Iaccarino.
Dopo questa parentesi dedicata alla serenata, il prossimo appuntamento della rassegna, previsto per il 21 marzo, tornerà a concentrarsi su un’unica opera, la “Carmen” di Bizet, ultimamente al centro di feroci polemiche, provocate dal cambiamento del finale nel recente allestimento del Maggio Fiorentino.

27 febbraio, 2018 Posted by | Campania, Canto, Italia, Musica, Musica corale, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , , , , , , , , , | Lascia un commento

Al Teatro Diana un eccezionale Riccardo Canessa degno erede di Antonio Lubrano


Il Teatro Diana ha ospitato il primo dei cinque appuntamenti di “Opera Talk Show”, format concepito e condotto dal maestro Riccardo Canessa, noto regista lirico, proveniente da una famiglia che ha sempre avuto contatti con il teatro e con l’opera (la mamma era una Carloni, appartenente ad una famiglia di attori, a sua volta imparentata con i De Filippo, in quanto nipote di Titina, ed il padre, tuttora molto attivo, è stato uno degli ultimi grandi sovrintendenti del Teatro di San Carlo).
Lo scopo della rassegna, giunta alla terza edizione, ed iniziata con la “Tosca” di Giacomo Puccini, è quello di avvicinare alla lirica il grande pubblico, proponendo in modo accattivante trame, analisi musicali, arie celebri e aneddoti relativi alle opere più famose.
Fra gli illustri precedenti dell’iniziativa non possiamo non ricordare “All’opera”, trasmissione concepita da Antonio Lubrano, cancellata dal palinsesto RAI per mancanza di fondi (sic!) nel 2005, dopo essere andata in onda sul primo canale dal 1999 al 2004, riscuotendo ampi consensi.
Ma se Lubrano, oltre alla sua consueta affabilità e simpatia di fine conduttore, poteva contare comunque su una struttura come la RAI (anche se poi quest’ultima lo ha abbandonato al suo destino), con tanto di filmati di repertorio, grandi cantanti e celebri orchestre, Riccardo Canessa è praticamente solo sul palcoscenico nelle vesti di one man show, accompagnato per la parte musicale dal pianoforte di Maurizio Iaccarino.
E, sempre confrontando “Opera Talk Show” con quella che sembra la proposta più contigua, a Lubrano era concessa meno di un’ora, mentre Canessa è riuscito a tenere la scena senza cadute di ritmo per quasi due ore ininterrotte (molto oltre gli ottanta minuti riportati nelle notizie promozionali diffuse dal teatro).
Non è facile riassumere, quindi, una serata dove Canessa, che ha ammesso come la “Tosca” sia fra le sue opere preferite, ha condiviso la sua esperienza di regista, ovvero di “persona informata dei fatti”, raccontando la complessa trama di un lavoro, a sua volta derivato da un “drammone storico” del commediografo francese Victorien Sardou, che esordì a Parigi nel 1887 con la leggendaria Sarah Bernhardt nel ruolo della protagonista.
Durante la serata abbiamo appreso che Tosca fu la prima opera del XX secolo, in quanto esordì il 14 gennaio del 1900 al Teatro Costanzi di Roma, ottenendo un discreto successo, sebbene non pari a quello di Bohème che l’aveva preceduta, punto di riferimento in quel momento per critica e pubblico.
Fra le due, come ha tenuto a sottolineare il maestro Canessa, vi è innanzitutto una differenza abissale di ritmi, con “Tosca” che, dovendo riassumere una serie di vicende e di luoghi in un contesto storico ribollente, già nelle prime battute evidenzia una serie di avvenimenti in rapida successione, mettendo in luce la straordinaria abilità di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, autori dei testi anche di “Bohème” e “Madama Butterfly”.
Non va dimenticata, in questo ambito, la figura quasi paterna dell’editore Ricordi che, tramite i due librettisti, cercava di indirizzare Puccini verso strade meno “sperimentali” e più vicine ai gusti del pubblico.
Una delle principali paure di Ricordi era data dalla mancanza, a suo parere, di motivi che potessero divenire celebri, in quanto il serrato dialogo fra i protagonisti ed il continuo incalzare degli avvenimenti lasciavano poco respiro.
Naturalmente si sbagliava e, come in “Gianni Schicchi”, dove è presente solo “O mio babbino caro”, divenuto un cavallo di battaglia di tanti soprani, “Tosca” ha dalla sua tre pezzi celebri, due affidati al tenore (“Recondita armonia”, nel primo atto, “E lucevan le stelle” nel terzo) e l’aria “Vissi d’arte, vissi d’amore”, affidata al soprano.
A questo proposito, Canessa ha voluto riproporre sia “Vissi d’arte” che “E lucevan le stelle”, ricreando l’atmosfera di una vera e propria prova, dopo aver fatto salire sul palcoscenico due giovani e bravi artisti, il soprano Elena Memoli e il tenore Giovanni Germano.
Il regista si è poi anche soffermato sulle difficoltà legate ad alcune scene, che devono avere una prospettiva tale da poter conciliare esigenze degli artisti e comprensione del pubblico, sulle osservazioni scritte da Puccini, dove si evince che, per esempio, a differenza di Tosca, Cavaradossi non crede alla falsa fucilazione e, naturalmente, un po’ di spazio era lasciato all’aneddotica, come nel racconto avente Pavarotti in qualità di protagonista che, durante una rappresentazione, aveva distrutto una sedia, considerata solidissima dalle maestranze del teatro dove si stava esibendo, a causa della sua mole, aggiunta a quella del soprano che gli si era seduto sulle ginocchia.
In definitiva uno spettacolo godibilissimo, vissuto sulla verve, abbinata alla grande esperienza e simpatia di Riccardo Canessa, che ha trovato nel pianista Maurizio Iaccarino un collaboratore formidabile, capace di non perdere mai il filo, e in grado di seguire il regista anche quando saltava da un argomento (e un brano) all’altro, tornando talora indietro per sottolineare alcuni passaggi significativi.
Chiudiamo invitando tutti al prossimo appuntamento, il giorno di San Valentino, che si prevede ugualmente istruttivo, divertente e ricco di fascino, in quanto sarà rivolto alle innumerevoli serenate e ai grandi amori legati alla storia dell’opera.

27 gennaio, 2018 Posted by | Agenda Eventi, Campania, Canto, Italia, Musica, Musica classica, Musica Lirica, Napoli, Regioni, Registi, Riccardo Canessa, Teatri, Teatro Diana | , , , , , | Lascia un commento

Venerdì 10 novembre Riccardo Canessa in The Opera Talk Show – “Cavalleria Rusticana & Pagliacci. Ovvero il non verismo della lirica” Live in Villa di Donato

Riccardo CanessaLive in Villa di Donato
presenta

Riccardo Canessa
in
The Opera Talk Show – “Cavalleria Rusticana & Pagliacci.
Ovvero il non verismo della lirica”

Venerdì 10 novembre 2017, ore 21
Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio, Napoli


Tornano gli appuntamenti con il bel Canto, o più precisamente, con i suoi “dietro le quinte”. Riccardo Canessa presenta anche in questa nuova Stagione di live in Villa di Donato il suo The opera Talk Show con “Cavalleria Rusticana & Pagliacci.
Ovvero il non verismo della lirica”.
Cavalleria Rusticana e Pagliacci sono considerati i due capolavori del Verismo musicale italiano, ma, in base a numerose analisi di autorevoli musicologi, tale movimento musicale in realtà non esiste. La fine dell’800, infatti, è ricca di composizioni operistiche molto differenti tra loro, basti pensare al magnifico Falstaff di Giuseppe Verdi, opera ironica e sorridente o alle prime produzioni Pucciniane dove la drammaturgia spesso cruenta (Tosca) tende all’ambientazione neoclassica. Essi sono due capolavori musicali e basta, opere di sconcertante bellezza specie se paragonate paradossalmente al resto della produzione sia di Mascagni sia di Leonvavallo, che non lascerà mai un segno significativo nella storia del Melodramma italiano del 900. Scopriremo assieme il perchè, prima nella Sicilia già descritta da Verga in Cavalleria e poi nel mondo della verità teatrale in Pagliacci.
Con Maurizio Iaccarino al pianoforte e Ilaria Tucci soprano.
Non poteva mancare un menù rigorosamente siciliano ad allietare il dopo-spettacolo dei nostri graditi ospiti: pasta incasciata alla Norma, Sfinciuni, Cannoli e insalata di arance caramellate.

Stagione 2017/18 di Live in Villa di Donato
Riccardo Canessa in The Opera Talk Show – “Cavalleria Rusticana & Pagliacci. Ovvero il non verismo della lirica”
Venerdì 10 novembre 2017, ore 21
Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio, Napoli

posto unico spettacolo + cena = 25 euro
Prenotazione obbligatoria – numero di posti limitato
Per prenotazioni:
prenotazioni@key-lab.net
Evento Facebook: clicca qui

NB Nella Piazza sant’Eframo vecchio, di fronte alla Villa trovate un Garage

Info e Contatti:
Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio, 80137, Napoli
info@villadidonato.it
www.villadidonato.it
https://www.facebook.com/villadidonato/?fref=ts
Instagram: Villa di Donato

Press e accrediti:
Chiara Reale | per Villa di Donato

5 novembre, 2017 Posted by | Agenda Eventi, Arte, Campania, Cultura | , , , , , , , , | Lascia un commento

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