Enrico Baiano mette a confronto Alessandro e Domenico Scarlatti in un entusiasmante recital
Il primo dei due appuntamenti della stagione dell’Associazione Scarlatti, nell’ambito del progetto “Napoli, 1725”, inserito nelle attività dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018 e che si avvale del patrocinio Morale del Centre Lyrique Clermont-Auvergne, ha ospitato il clavicembalista di fama internazionale Enrico Baiano.
Al centro della serata dal titolo “Alessandro e Domenico Scarlatti: due vite in una”, che richiamava l’omonimo saggio del musicologo siciliano Roberto Pagano, un confronto fra la musica per tastiera dei due grandi compositori.
Alessandro (1660-1725), nato a Palermo ma trapiantato a Napoli, finché fu attivo nella città partenopea impose la sua forte influenza nell’ambito del settore musicale, dove spesso pretendeva l’inserimento di parenti di vario grado, ai quali chiedeva poi una sorta di esclusiva, vietando loro di andare a suonare in formazioni diverse da quella da lui diretta.
Non ci si deve quindi meravigliare del suo atteggiamento di padre-padrone nei confronti del figlio Domenico, inviato lontano da Napoli per perfezionarsi, appena si rese conto che l’ambiente locale non faceva per lui (ma probabilmente anche per tenere a distanza un potenziale e pericoloso rivale).
Ad ogni modo Alessandro Scarlatti fu un compositore di elevatissimo spessore, considerato uno dei fondatori della scuola napoletana, ed è quindi un vero peccato che la sua fama, in città, dipenda non tanto dalla conoscenza di una copiosa produzione, per larga parte ancora inedita, ma dal fatto che a lui siano intestate strade, associazioni, orchestre e sale da concerto.
Il figlio Domenico (1685-1757) deve invece la sua notorietà, giunta immutata ai nostri giorni, alle 556 sonate per tastiera, concepite per Maria Barbara di Braganza, figlia del re del Portogallo e moglie del re di Spagna, presso la quale prestò servizio, prima a Lisbona, dal 1719 al 1727, poi a Madrid tra il 1733 ed il 1757.
In realtà, solo le prime 30 sonate furono pubblicate a Londra, nel 1738, sotto la denominazione di “Essercizi per gravicembalo”, presumibilmente sotto la diretta supervisione dell’autore.
Tutte le altre sono contenute in copie manoscritte, conservate in due raccolte custodite nella biblioteca Marciana di Venezia ed in quella Palatina di Parma, portate in Italia dal celebre cantante castrato Carlo Broschi, meglio conosciuto come “Farinelli”, collaboratore e grande amico di Domenico Scarlatti alla corte madrilena, che li aveva ereditati alla morte della regina.
Va ancora ricordato che, agli albori del Novecento, l’intero corpus fu riveduto, corretto e raggruppato secondo ritmi e tonalità da Alessandro Longo, per complessivi dieci volumi stampati da Ricordi, da cui la presenza della lettera L che talora precede la numerazione del brano.
Tale catalogazione venne progressivamente accantonata, a partire dagli anni ’50, quando il musicologo e clavicembalista statunitense Ralph Kirkpatrick pubblicò un’edizione basata sull’ordine cronologico dei vari pezzi (che attualmente è quella di riferimento), per cui le sonate sono precedute dalla lettera K.
Più recentemente, Giorgio Pestelli nel 1967 ed Emilia Fadini nel 1978, hanno fornito il loro contributo all’argomento, dando vita a due nuove classificazioni, ed in questo caso i brani sono preceduti, rispettivamente, dalle lettere P ed F.
Dal punto di vista stilistico, invece, le sonate si caratterizzano per la presenza di un universo sonoro caleidoscopico, derivante dalle diverse esperienze maturate dall’autore, che dopo aver assorbito umori e ritmi tradizionali dell’Italia e della penisola iberica, li restituì trasformati grazie al suo originalissimo estro.
Ritornando al concerto, il maestro Baiano ha proposto inizialmente la Sonata K 17 in fa maggiore, la Sonata K 52 in re minore e la Fuga K 42 in re minore di Domenico Scarlatti, mentre la chiusura della prima parte è stata affidata alla Toccata per cembalo d’ottava stesa di Alessandro Scarlatti.
Quest’ultima, pubblicata a Napoli nel 1723, ma probabilmente scritta alcuni anni addietro, consiste in un brano corposo ed estremamente complesso, che termina con una serie di variazioni virtuosistiche sul tema della cosiddetta folia, un motivo legato ad una danza diffusa nella penisola iberica fra il XVI e il XVII, di presunte origini portoghesi, che nel corso dei secoli ha attirato l’attenzione di più di un centinaio di compositori.
La seconda parte era invece completamente dedicata a Domenico Scarlatti, con l’esecuzione di otto sonate, nell’ordine K 347 in sol minore, K 348 in Sol maggiore, K 402 in mi minore, K 394 in mi minore, K 462 in fa minore, K 463 in fa minore, K 86 in Do maggiore e K 56 in do minore, che fornivano una idea piuttosto esauriente di quanto abbiamo affermato in precedenza riguardo al suo stile.
Relativamente all’interprete, appare quasi superfluo sottolineare come Enrico Baiano sia attualmente uno dei più bravi clavicembalisti in attività a livello mondiale, e che ogni suo recital porti ad un arricchimento sia storico che musicale, in quanto l’artista ha sempre fatto precedere, al momento esecutivo, uno studio storico e filologico serio e approfondito (a tal proposito vi consigliamo vivamente la lettura delle note di sala presenti a questo link).
Anche stavolta il suo recital è stato di elevatissimo livello, caratterizzato da timbri e colori straordinari, risultato dell’abbinamento fra l’estrema abilità del musicista e l’utilizzazione di uno strumento dotato di una grande brillantezza di suono, copia costruita dal parigino Olivier Fadini nel 1991 avendo come riferimento un clavicembalo di tipo franco-fiammingo, che Etienne Blanchet creò nel 1733, ancora oggi conservato in ottime condizioni nel castello di Thoiry (situato a circa 50 chilometri da Parigi).
Pubblico numeroso, anche se il tempo proibitivo ha bloccato una parte degli spettatori, e successo finale meritatissimo, con richiesta di bis, alla quale Baiano ha risposto, accomiatandosi dal palcoscenico del Teatro Sannazaro con la Sonata K 151 in Fa maggiore di Domenico Scarlatti, sorta di dolcissima ninna nanna.
Lunedì 12 giugno nell’Auditorium del Conservatorio di Avellino concerto dal titolo “Il Pianoforte nella cultura europea tra Ottocento e Novecento”
Lunedì 12 giugno, alle ore 15.00, nell’Auditorium del Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino, concerto dal titolo Il Pianoforte nella cultura europea tra Ottocento e Novecento (ovvero quanta acqua musicale si sia rimescolata sotto i ponti di Francia), a cura delle classi di Pianoforte principale di Adriana Aprea, Libera Cerchia e della classe di Lettura della partitura/Pianoforte principale di Giuseppe De Fusco
Programma
Frédéric Chopin (1810- 1849): Ballade no 1 Op.23 in Sol min.
Valeria Lonardo (Cerchia: VII corso)
Domenico Scarlatti (1685-1757): Sonata K198 in Mi min.
Johannes Brahms (1833-1897): Rapsodia op.79 no 2 in Sol min.
Rosa Maione (Aprea: VIII corso)
Johannes Brahms: Intermezzo op. 117 no 2 in Sib min.
Giancarlo Torone (De Fusco: VI corso)
Aleksandr Scriabin (1872-1915): Étude op. 42 no 4 in Fa#magg.
Marianna Nappo (Aprea: X corso)
Frédéric Chopin: Étude op. 10 n. 5 in Solb magg.
Valeria Lonardo
Claude Debussy (1862-1918): Pour le piano, suite
(Prélude, Sarabande, Toccata)
Antonella D’Argenio II livello (ex Aprea)
Francis Poulenc (1899-1963)
Française, d’après Claude Gervaise (16ème siècle)
Petite marche militaire (n. 3 da Suite Française)
Angelo Molinario (De Fusco: III propedeutico Pianoforte)
Camille Saint-Saëns (1835-1921): Étude Op.111 no 1 (tierces majeures et mineures)
Carlo Martiniello (Aprea: X Corso)
Francis Poulenc
IIème Intermezzo en réb majeur
Novelette No.1 en do majeur
Antonio Gomena (De Fusco: V Corso)
Aleksandr Scriabin: Cinquième sonate, op.53
Carlo Martiniello
Claude Debussy: Petit Suite (puor piano a quatre mains)
(En bateau, Cortège, Menuet, Ballet)
Carlo Martiniello – Antonella D’Argenio
Note introduttive
Il lettore di queste brevi note (che hanno la piccola pretesa di tracciare una via suggestiva all’ascolto dei tanti brani pianistici qui proposti) non storca il naso nel leggere, tra i titoli, tante indicazioni “en français”.
Non abbiamo certo inteso proporre, perché magari faceva più “chic”, una forzata traduzione dall’italiano di quei brani, notissimi, che hanno nomi già normalmente accettati nella nostra lingua.
Il filo rosso che ci ha guidati è l’idea che la cultura francese, e poi anche la scuola musicale di Francia, abbia permeato fortissimamente (non meno di quella viennese o tedesca) la civiltà europea della musica tra la prima metà dell’Ottocento e la prima del Novecento.
Ciò si riverbera, inevitabilmente, in quella grande fioritura di brani scritti in poco meno di cent’anni per lo strumento principe di quest’epoca musicale: il pianoforte.
Il polacco Frédéric Chopin, solo di transito a Parigi, vi rimase invece moltissimi anni divenendo ben presto emblema di Francia (e mutando, à la française, persino il proprio cognome Chopinski).
Le sue composizioni, per quanto intrise di spirito della propria terra, ebbero tutte nomi in sintonia con la nuova patria che lo accolse come un figlio: Valse, Polonaise, Étude….
Nella prima e celeberrima Ballade in Sol minore vengono colati molti degli stilemi della sua scrittura in un polittico di inaudita tensione armonica e drammatica, che lascerà per sempre il segno nella storia della musica a venire.
Prevengo l’obiezione del lettore: ma, in questa sequenza, che posto può essere assegnato a Domenico Scarlatti, che suonava il clavicembalo e per di più nel secolo (Settecento) precedente? Eppure, la riscoperta di Scarlatti al pianoforte (croce e delizia ieri e oggi di tanti pianisti) nasce proprio nella prima metà dell’Ottocento: e Frédéric Chopin ne faceva largo uso (insieme a pochissimi altri nomi, primo fra tutti il sommo Bach) coi propri allievi, stimandolo degno di una prassi didattica che ha poi ben attecchito nei tempi successivi.
L’amburghese Johannes Brahms nella nostra antologia è, lo ammettiamo, un pò l’eccezione che conferma la regola iniziale della “risciacquatura in Francia” di molta musica di matrice europea.
Vissuto prevalentemente in Germania, con una cultura che al massimo oscillava tra l’Austria, la Boemia e l’Ungheria, fu autore di coltissima forma non disgiunta da musicale e sanguigno pathos, come dimostra la Rapsodia in sol minore op.79 che ascolterete. E tuttavia l’Intermezzo in Sib minore dell’op.117, intimo e tardo soliloquio al pianoforte, tradisce senza meno la giovanile derivazione dal suo mentore Schumann, con una scrittura inquieta e fantastica pur nella cupezza del tratto di fondo… e forse, alla luce del nostro percorso di oggi, gli si potrebbe addirittura conferire la qualifica sul campo di nostalgico chansonnier.
Il russo Aleksandr Scriabin ebbe invece parecchio a che fare con la cultura francese, in primis, perché, da buon russo della seconda metà dell’Ottocento, il francese era la lingua dei russi “colti” per antonomasia; in secundis perché Frédéric Chopin fu, nella sua gioventù, l’alfa e l’omega della sua formazione musicale. E’ interessante l’accostamento tra i due études, nelle omologhe tonalità di Solb maggiore (Chopin, op.10) e Fa# maggiore (Scriabin, op. 42). Chopin adopera una scrittura neoclassica e brillante; Scriabin riparte dalla tensione armonica degli ultimi Nocturnes del polacco/francese e compone un piccolo poema grondante un inestinguibile desiderio. Si noti che anche quando egli darà alle stampe la sua fiammeggiante e visionaria quinta sonata, il cui preambolo è tutto un programma (“Je vous appelle à la vie, ô forces mystérieuses!….”) per le Editions Russes de Musique nel 1910 userà ancora, per la sua divulgazione (le Editions Russes erano a Berlino) l’idioma francese.
Claude Debussy è, senza meno, uno dei pilastri della musica europea a cavallo tra Ottocento e Novecento che ha di molto travalicato la sua matrice transalpina. La sua scrittura sinfonica (La Mer, Nocturnes) ed operistica (Pelléas et Mélisande) ha imposto l’uso di una tinta armonica rivoluzionaria, ma Debussy era anche orgoglioso del fatto che con la sua suite Pour le piano si era, a suo dire (e ben prima dei Jeux d’eau di Ravel) fatto un passo fondamentale in avanti, con una scrittura che produceva una sonorità dello strumento completamente nuova.
Debussy aveva una speciale predilezione per Chopin (riconoscendogli probabilmente una prima matrice “impressionistica”); altri stimoli alla sua estetica gli venivano dalla sensibilità per la musica “antica” dei suoi predecessori Rameau e Couperin, che sono alla base della sua “modalità” presente nel già citato Pour le piano contenente infatti, in chiave moderna, le vecchie forme del Prélude, della Sarabande e della Toccata.
Questo gusto per le forme dei secoli passati appartenenti alla propria tradizione transita, nella cultura francese, anche per Francis Poulenc.
Compositore di sensibilità armonica “moderna” aperta a tutte le tendenze (jazz incluso) dei primi trent’anni del Novecento, ma di straordinaria raffinatezza ed efficacia, fu compositore versato in tutti i generi e tuttavia, pur essendo egli stesso un ottimo pianista, scriverà relativamente poco per il suo strumento (la somma di tali composizioni supera di poco l’ora di ascolto).
La preziosa Française, (d’après Claude Gervaise) si rifà a melodie del 16° secolo.
Nella Petite marche militaire (n. 3 dalla Suite Française) sembra di risentire le piccole fanfare del 2° atto della Boheme pucciniana; gemme di valore assoluto sono infine la prima Novelette in Do (quasi una reminescenza in chiave moderna dell’album per la gioventù di Schumann) e il magnifico secondo Intermezzo in Reb, col suo languido andamento sincopato inframmezzato da caustiche dissonanze, antidoto alla paura di zuccherare un pò troppo… però con una qualità da chansonnier di altissima classe.
Questa qualità francese di mettere a volte troppo zucchero… fu rimproverata spesso a Camille Saint-Saëns, compositore solidissimo (e magnifico pianista, tra l’altro) e grande esponente della cultura musicale “accademica” al Conservatorio di Parigi.
Il primo dei suoi 6 Études Op.111 riprende il concetto chopiniano di “sciogliere in musica” un dettato tecnico allo strumento.
In questo caso il pretesto dell’esecuzione di terze maggiori e minori produce, con esito invero di grande caratura, un magnifico affresco in cui la sensibilità per il “colore” del tocco raggiunge magnifica dimostrazione.
L’ultimo tassello della nostra piccola, gioiosa festa musicale è l’elegante e fascinosa suite En bateau, in quattro movimenti, di Claude Debussy, per pianoforte a quattro mani.
Ci sia consentito di ringraziare i partecipanti tutti che hanno sostenuto, col loro lavoro, la nostra idea, e il gentile pubblico intervenuto, nella speranza di aver assolto ad una funzione insostituibile del nostro Istituto, che è quella di veicolare, col suono vivo, ciò che altrimenti rimarrebbe imprigionato sulla carta. Perché sia sempre avanti l’idea che, come diceva Hans Swarowsky, “La Musica non è quella di cui si parla, ma quella che si fa e si ascolta”.
Giuseppe De Fusco
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Mercoledì 8 marzo l’Associazione Alessandro Scarlatti ospita l’esordio napoletano del pianista Federico Colli
Mercoledì 8 marzo 2017, alle ore 21, nel Teatro di Corte di Palazzo Reale per la prima volta a Napoli il giovane pianista Federico Colli suonerà in recital per la stagione concertistica della Associazione Alessandro Scarlatti.
In programma un percorso cronologico attraverso la storia della Sonata.
«Il mio programma – spiega Colli – mostra il concetto di sonata così come era all’inizio (da Domenico Scarlatti a Mozart), nella sua apoteosi di profondità e grandiosità (Beethoven) e nella decomposizione della forma vincolata a favore di una vitalità libera, di una freschezza irrefrenabile del sentire (Schumann)».
Classe 1988, dopo gli studi presso il Conservatorio di Milano, l’Accademia Pianistica di Imola e il Mozarteum di Salisburgo, tra il 2011 e il 2012 il pianista bresciano si è aggiudicato il Primo Premio a due dei massimi concorsi internazionali: il Mozart di Salisburgo e il Leeds Piano Competition.
I prestigiosi riconoscimenti gli hanno spalancato le porte di una rapida carriera, punteggiata da acclamate esibizioni in Italia, Germania, Austria, Russia, Brasile e Messico.
La rivista britannica International Piano ha inserito Federico Colli fra i trenta pianisti “under 30” candidati a dominare la scena musicale mondiale negli anni a venire.
“Mozart è un autore che ho sentito molto vicino – approfondisce Federico Colli in un’intervista – è un personaggio che ha sempre stuzzicato la mia immaginazione, mi trovo a mio agio a dialogare con lui, con la sua personalità. È stato un grande prestigiatore che riusciva a celare sotto accordi e melodie spensierate, semplici, lineari e più naturali possibili, abissi e profondità infinite e per questo mi ha sempre affascinato. Come anche Robert Schumann, un compositore a me molto caro per la sua immaginazione e la possibilità che c’è nella sua musica di esagerare e l’esagerazione, la stravaganza, sono dinamiche fondamentali. Come diceva Dalì, l’unica cosa di cui il mondo non avrà mai abbastanza è l’esagerazione. In lui c’è sempre questo duplice rapporto, questo grande dualismo che prese da Beethoven e dallo Sturm und Drang tedesco, e che rielaborò raggiungendo vette fantasmagoriche.”
Per questa serata, dedicata alla Festa della Donna, la Associazione Scarlatti effettua una promozione straordinaria: ogni coppia formata da un uomo e una donna o da due donne pagherà un solo biglietto d’ ingresso.
Alle ore 11 del 9 marzo, nell’ambito del ciclo “Parliamo di musica per le Scuole”, una serie di incontri divulgativi della Associazione Alessandro Scarlatti dedicati alle Scuole Medie e ai Licei, Federico Colli incontrerà più di 300 studenti per una lezione/concerto.
Costo del biglietto
Intero: 15 Euro
Ridotto giovani ( under 30): 10 Euro
Last minute: 3 Euro (under 25) in vendita un’ora prima del concerto.
Infoline
081 406011
www.associazionescarlatti.it
info@associazionescarlatti.it
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Mercoledì 8 marzo 2017
Teatro di Corte di Palazzo Reale – ore 21.00
Federico Colli, pianoforte
Programma
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1787): Sei variazioni in fa maggiore su un tema di Paisiello K 398
Ludwig van Beethoven ((1770 – 1827)
Sonata n. 22 in fa maggiore op. 54
Sonata n. 30 in mi maggiore op. 109
Domenico Scarlatti (1685 – 1757)
Sonata K 197 in si minore
Sonata K 380 in mi maggiore
Sonata K 9 in re minore
Sonata K 492 in re maggiore
Sonata K 32 in re minore
Sonata K 39 in la maggiore
Robert Schumann (1810 – 1856): Faschingschwank aus Wien. Fantasiebilder (Carnevale di Vienna), op. 26
Federico Colli
Nato a Brescia nel 1988, ha studiato al Conservatorio di Milano, all’Accademia Santa Cecilia di Bergamo, all’Accademia Pianistica di Imola ed al Mozarteum di Salisburgo, sotto la guida di Sergio Marengoni, Konstantin Bogino, Boris Petrushansky e Pavel Gililov.
Dopo il Primo Premio ottenuto al Concorso Mozart di Salisburgo nel 2011 e la vittoria con Medaglia d’oro al Concorso Pianistico Internazionale di Leeds, Federico Colli ha intrapreso una promettente carriera internazionale, ottenendo un notevole successo di pubblico e di critica.
Da allora ha suonato con orchestre del calibro dell’Orchestra Mariinsky, la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, la BBC Symphony.
Si è esibito in sedi concertistiche rinomate quali il Musikverein e la Konzerthaus di Vienna, la Konzerthaus di Berlino, il Concertgebouw di Amsterdam, la Barbican Hall e la Queen Elizabeth Hall di Londra, la Salle Cortot di Parigi, collaborando con stimati direttori quali Valery Gergiev, Yuri Temirkanov, Vladimir Ashkenazy.
In occasione del suo debutto al Southbank Centre nel 2014, è stato presentato un CD solistico, prodotto da ‘Champs Hill Records’, con opere di Beethoven, Scriabin e Mussorgsky: “L’affascinante capacità di Federico Colli di illuminare anche i fraseggi musicali più densi emerge in una struttura interpretativa di logica suprema.” (J. Haylock, BBC Music Magazine).
A proposito del suo debutto londinese con la BBC Symphony Orchestra diretta da Sakari Oramo, The Times ha scritto: “ha suonato con una formidabile delicatezza, toni limpidi e fraseggio calligrafico; Colli si prende cura di affascinare lo spettatore prima di conquistarlo definitivamente”.
I concerti di Federico Colli sono stati trasmessi su BBC Radio 3, le radio e le TV della RAI, la Mariinsky TV, la radio polacca e la radio ORF in Austria.
Nelle stagioni più recenti Federico Colli ha avuto l’onore di condividere il palcoscenico con artisti del calibro di Lang Lang, Martha Argerich, Nelson Freire e Leonidas Kavakos.
Nella stagione 2016/17 debutta con la Philharmonia Orchestra diretta da Alpesh Chauhan, con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali ed al Festival di Musica da Camera di Eilat.
Altri impegni in Italia includono recital a Roma, Firenze, Napoli, così come concerti con l’Orchestra della Toscana.
Federico Colli tornerà all’International Piano Series del Southbank Centre per un recital per pianoforte solo.
Debutterà inoltre alla Wigmore Hall di Londra.
Nel 2011 ha ricevuto il ‘Grosso d’Argento’ dal sindaco della sua città natale, Brescia, come riconoscimento per i suoi traguardi artistici.
Nel 2014 Federico Colli è stato selezionato dalla rivista International Piano come uno dei ‘30 pianisti sotto i 30 anni che domineranno le scene internazionali negli anni a venire’.
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Mercoledì 8 febbraio la Cappella Neapolitana di Antonio Florio ospite dalla stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti
Mercoledì 8 febbraio, alle ore 21.00, al Teatro di Corte di Palazzo Reale, l’Associazione Alessandro Scarlatti presenta la Cappella Neapolitana diretta da Antonio Florio nel concerto Padri e figli, zii e nipoti nella Napoli del XVII e XVIII secolo.
Un viaggio nelle dinastie musicali, quella più famosa di Alessandro Scarlatti e di suo figlio Domenico, coppia di compositori di genio.
Quella meno celebrata di Pietro Marchitelli, virtuoso di violino a Napoli tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700, che sfidò in una gara musicale anche il grande Corelli, e di suo nipote Michele Mascitti.
Violinisti e autori di pagine musicali di incredibile fascino.
“Un programma che mette in luce quanto siano state importanti a Napoli le famiglie musicali – spiega Antonio Florio – per gli sviluppi di una tradizione strumentale che si è tramandata attraverso la consanguineità dal Cinquecento all’Ottocento. I Sabino, gli Ansalone, i Veneziano, come i Prota, hanno contribuito a designare Napoli come capitale della musica. E per questo concerto ho voluto presentare due personaggi singolari come Alessandro Scarlatti e Pietro Marchitelli come omaggio alla città di Napoli”.
L’Orchestra, ambasciatrice del Barocco napoletano nel mondo, quest’anno festeggia i suoi primi trent’anni di attività.
L’originalità dei programmi e il rispetto rigoroso della prassi esecutiva barocca ne fanno una delle punte di diamante della vita musicale italiana ed europea.
“Trent’anni in cui con entusiasmo e rigore continuiamo nella ricerca, nel recupero e nell’esecuzione di pagine relegate all’oblio. Trent’anni di successi in cui la vera protagonista è stata l’Orchestra, una compagine coesa il cui organico è rimasto quasi inalterato, Pino De Vittorio, Rosario Di Meglio, Nunzia Sorrentino, per fare qualche nome, hanno cominciato con me questa splendida avventura nel lontano 1987. Trent’anni festeggiati con più di quaranta incisioni, e con esibizioni nelle più prestigiosi sedi europee, mi piace ricordare l’invito di Claudio Abbado alla Filarmonica di Berlino, e nel mondo, dagli Stati Uniti e il Sud America, alla Cina e al Giappone.”
Filo conduttore del programma è l’analisi di due dinastie musicali, nell’ottica del loro confrontarsi con la musica strumentale.
Alessandro Scarlatti è figura dominante della scena italiana a cavallo del Settecento, autore prolifico in tutti i generi musicali dalla musica religiosa, al teatro d’opera, alle pagine per tastiera.
L’elemento comune di questa copiosa mole di lavori è un linguaggio agile e fantasioso, dove l’invenzione melodica si fonde in maniera naturale con il contrappunto e la polifonia.
Il secondo figlio di Alessandro, Domenico, nato nello stesso anno di Bach e Haendel, mostrò ben presto di possedere un talento fuori dal comune per la musica, e lega il suo nome al cembalo.
L’energia ritmica e lo stile imitativo ricordano da vicino la scrittura del padre, ma la concisione e la forza espressiva delle ardite armonie negli adagi appartengono a un mondo nuovo, che Domenico sa interpretare con eleganza e una fantasia.
Pietro Marchitelli, fu un compositore fecondo e originale, il maggior virtuoso di violino di Napoli a cavallo del Settecento.
Partendo quasi dal nulla, il giovane violinista abruzzese riuscì a scalare tutta la gerarchia musicale della corte napoletana, grazie alle eccellenti doti di virtuoso. Conquistò la posizione di primo violino della Cappella reale.
Non ebbe figli maschi e fu generoso nell’aiutare nipoti abruzzesi musicisti, soprattutto Michele Mascitti.
Mascitti si trasferì a Parigi contribuendo a diffondere lo stile della sonata violinistica italiana in Francia.
La sua Passacaglia mette in luce il grado di raffinatezza raggiunto dalla scuola italiana.
Costo del biglietto
Intero: 15 Euro
Ridotto giovani ( under 30): 10 Euro
Last minute: 3 Euro (under 25) in vendita un’ora prima del concerto.
Infoline
081 406011
www.associazionescarlatti.it
Ufficio Stampa Associazione Scarlatti
Chiara Eminente
mail: info@associazionescarlatti.it
Ufficio Stampa Cappella Neapolitana
Giusi Zippo
mail: giusizippo@alice.it
mob. 3396276954
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Mercoledì 8 febbraio 2017
Teatro di Corte di Palazzo Reale – ore 21.00
Cappella Neapolitana
Antonio Florio, direttore
Padri e figli, zii e nipoti nella Napoli del XVII e XVIII secolo
Programma
Alessandro Scarlatti: Concerto grosso in re minore n.5
Pietro Marchitelli: Sonata n.6 in sol minore
Domenico Scarlatti: Sinfonia per archi in do maggiore
Michele Mascitti: Concerto grosso in si bemolle maggiore op. 71 n.1
Pietro Marchitelli: Sonata n.10 in re maggiore
Domenico Scarlatti: Sinfonia in sol maggiore
Pietro Marchitelli:
Sonata n. 11 in fa maggiore
Concerto grosso in la minore
Michele Mascitti: Passacaglia variata in la maggiore
Cappella Neapolitana
Ensemble fondato nel 1987 da Antonio Florio inizialmente col nome di Cappella della Pietà de’ Turchini, ha modificato nel 2016 il nome in Cappella Neapolitana.
È costituito da strumentisti e cantanti specializzati nell’esecuzione del repertorio musicale napoletano di Sei e Settecento, e nella riscoperta di compositori rari.
L’ensemble è stato invitato ad esibirsi su palcoscenici importanti e ha preso parte ai maggiori festival di musica antica europei.
Ricco il cartellone delle opere portate in scena tra le quali segnaliamo La Partenope di Vinci in prima moderna, La finta giardiniera di Anfossi, Ottavia restituita al trono di Domenico Scarlatti.
L’ensemble ha registrato per Radio France, BBC, Radio belga, spagnola, tedesca e austriaca. Particolarmente intensa è l’attività discografica, con la realizzazione di sette cd dedicati a inediti del repertorio napoletano barocco in più occasioni premiati dalla critica internazionale.
Dal 1996 ha pubblicato 15 titoli per la collana “Tesori di Napoli”.
Tra i numerosi riconoscimenti si segnalano il premio “Vivaldi” della Fondazione Cini di Venezia, il Premio Abbiati, il “Diapason d’Or” per Li Zite’n Galera (1999) e per Il Pulcinella vendicato (2002).
Ha inoltre partecipato a MITO SettembreMusica con Aci, Galatea e Polifemo di Händel.
Nel 2010 ha eseguito, in prima edizione moderna, Orfeo e Euridice di Fux alla Konzerthaus di Vienna.
Nel 2013 è stato in tournée con Giovanni Sollima per importanti istituzioni concertistiche italiane e nel 2014 si è esibito al Festival Terra Sem Sombras in Portogallo, a San Pietroburgo per il Festival of Early Music e nel 2015 a Chicago per il Museum of Fine Arts e l’Istituto Italiano di Cultura.
Tra gli ultimi cd ricordiamo I viaggi di Faustina con Roberta Invernizzi e nel 2016 Passio, la Passione secondo Giovanni di Gaetano Veneziano.
Antonio Florio
Si è diplomato in violoncello, pianoforte e composizione al Conservatorio di Bari, sotto la guida di Nino Rota, approfondendo in seguito lo studio degli strumenti antichi e della prassi esecutiva barocca.
Si dedica con pari impegno all’attività concertistica e ad un’intensa ricerca musicologica, esplorando soprattutto il repertorio napoletano dei secoli XVII e XVIII.
Tra i molti titoli riscoperti da Florio citiamo La colomba ferita, Il schiavo di sua moglie e La Stellidaura vendicante di Francesco Provenzale; Il disperato innocente di Francesco Boerio; La finta cameriera di Gaetano Latilla; La Statira di Francesco Cavalli; Motezuma di Francesco De Majo.
Nel 1999 e nel 2000 ha diretto l’Orchestra Sinfonica di Santiago de Compostela, presentando La serva padrona e lo Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi.
Ha tenuto seminari e masterclass sulla vocalità barocca e sulla musica da camera per il Centre de Musique Baroque di Versailles, la Fondation Royaumont e il Conservatorio di Tolosa.
È titolare della cattedra di Musica da camera del Conservatorio di Napoli dove svolge un corso universitario sullo stile e il repertorio barocco.
È direttore artistico dello “Scarlatti LAB”, laboratorio per la musica barocca a cura dell’Associazione Scarlatti di Napoli.
Nel 2008 ha diretto al Teatro Valli di Reggio Emilia e al Mercadante di Napoli l’Alidoro di Leo, il cui dvd si è aggiudicato il Diapason d’Or e l’Orphèe d’or dell’Académie du disque lyrique.
A Oviedo gli è stato attribuito il premio “Luis Gracia Iberni” – corrispondente al nostro Premio Abbiati – per la miglior direzione musicale in occasione della prima esecuzione in tempi moderni dell’Ottavia restituita al trono di Domenico Scarlatti.
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La stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti riprende con il concerto del chitarrista Aniello Desiderio
Mercoledì 18 gennaio 2017, alle ore 21, nel Teatro di Corte di Palazzo Reale, per la Stagione Concertistica della Associazione Alessandro Scarlatti, atteso recital del chitarrista napoletano Aniello Desiderio.
L’énfant prodige della chitarra- ha debuttato come solista a soli 8 anni – già ospite della Scarlatti più volte con applauditissimi concerti, torna a Napoli con un repertorio tutto dedicato ad autori spagnoli ed italiani.
“I due paesi che hanno fornito il maggior numero di partiture originali alla chitarra sono la Spagna e l’Italia per questo ho scelto autori legati a queste due nazioni.”– spiega il M° Desiderio.
Uno dei chitarristi italiani più famosi nel mondo, vincitore di 18 premi in prestigiosi concorsi internazionali e autore di progetti discografici di successo (nel 2010 è stato in lizza per il Grammy Award), ha collaborato con artisti del calibro di Vladimir Spivakov, Gidon Kremer, Lorin Maazel, John Mc Laughing.
Chick Corea ha detto di lui: “Mi ha letteralmente sopraffatto quando ho ascoltato i suoi cd, penso che sia un maestro della chitarra e mi piace molto la scelta delle musiche che esegue”.
Nel 1999 la televisione tedesca gli ha dedicato un documentario in due parti.
Nel 2014 ha suonato nella Carnegie Hall a New York e dal 2010 è docente per il Summer International Academy del Mozarteum di Salisburgo.
Alle ore 11 di martedì 17 gennaio 2017, nell’ambito del ciclo “Parliamo di musica per le Scuole”, una serie di incontri divulgativi della Associazione Alessandro Scarlatti dedicati alle Scuole Medie e ai Licei, il M° Desiderio incontrerà più di 350 studenti per una lezione/concerto.
Costo del biglietto
Intero: 15 Euro
Ridotto giovani ( under 30): 10 Euro
Last minute: 3 Euro (under 25) in vendita un’ora prima del concerto.
Infoline
081 406011
www.associazionescarlatti.it
info@associazionescarlatti.it
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Mercoledì 18 gennaio 2017
Teatro di Corte di Palazzo Reale – ore 21.00
Programma
Isaac Albéniz (1860 – 1909)
Asturias
Sevilla
Joaquín Turina (1882-1949)
Sevillana Fantasia
Sonata op. 61
Gaspar Sanz (1640-1710): Suite Spagnola
Domenico Scarlatti (1685-1757)
Sonata K 144
Sonata K 149
Sonata K 32
Mauro Giuliani (1781 – 1829): Rossiniana n. 1
Carlo Domeniconi (1947): Koyunbaba op.19
Aniello Desiderio
Nato a Napoli nel 1971, inizia lo studio della chitarra classica all’età di 6 anni.
I suoi maestri sono stati Pietro Piscitelli, Bruno Battisti D’Amario e Stefano Aruta; frequentando per diversi anni masterclass tenute dal compositore cubano Leo Brouwer.
Si è diplomato nel 1992 con il Massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria.
Ha tenuto il suo primo concerto all’età di 8 anni, e la critica in quell’occasione iniziò a parlare di lui come “énfant prodige”.
Ha vinto 18 primi premi tra nazionali ed internazionali.
La carriera internazionale inizia nel 1989 durante il festival internazionale di Volos (Grecia), da quel momento in poi si è esibito in tutto il mondo: Svizzera, Giappone, USA, Danimarca, Finlandia, Grecia, Germania, Turchia, Francia, Irlanda, Norvegia, Svezia, Spagna, Venezuela, Brasile, Cuba, Messico, Austria, Polonia, Russia, Indonesia, Ungheria, Colombia, Olanda, Italia sia come solista che con diverse orchestre tra le quali “I Virtuosi di Mosca” diretti dal M° Vladimir Spivakov.
Ha suonato per alcune delle più prestigiose associazioni musicali nazionali e internazionali e alcuni tra i teatri più importanti del panorama internazionale tra i quali le Orchestre Radio France, Alessandro Scarlatti, Megaride, Pomeriggi Musicali di Torino, il Gubbio Summer Festival, la Bayerische Rundfunk TV, il Musikfest Bremen, il Ludwigsburger Schlossfestspiele, la Omni Concert Series di S. Francisco, la Alter Opera di Francoforte, la Tonhalle Dusseldorf, la Philarmonie di Monaco.
Nel novembre del 1996 ha tenuto il suo debutto a New York alla Manhattan School of Music.
Nel Maggio del 1999 la televisione tedesca BR/ARD ha prodotto un film musicale e un ritratto di Aniello Desiderio a Napoli che è stato mandato in onda più di 10 volte in tutta l’Europa dal 2000 al 2005.
Nel Settembre del 1999 ha ricevuto il premio “Artist in Residence” dalla Radio tedesca DLF e dal Musikfest di Bremen insieme al famoso violinista Gidon Kremer.
É stato invitato come artista al Galà del 70esimo anno di età di Lorin Maazel presso il Prinzregententheater di Monaco.
Ha fondato il gruppo “Passione Napoletana” con il quale suonano Gennaro e Gaetano Desiderio e altri musicisti di estrazioni diverse, e il “Tango con Passion” con il quale suona il famoso bandoneonista Romulo Larrea Montevideo, e la cantante Veronica Larc . Nel 2009 crea il suo ultimo progetto Aniello Desiderio’s Quartetto Furioso, chitarra, violino, piano e percussioni, con il quale ha inciso il suo primo lavoro discografico “4 and 4 Seasons Piazzola&Vivaldi” prodotto per la prestigiosa etichetta discografica Termidor, riscuotendo un tale successo della critica mondiale da essere presente in più di 50 riviste specializzate e presentato per i Grammy Awards 2010. Nel 2010 è stato in tour con una delle leggende della chitarra classica Angel Romero con il quale ha interpretato il concerto “Madrigal” di Joaquin Rodrigo. Il famoso chitarrista John McLaughlin lo ha scelto per l’esecuzione Prima Mondiale del suo concerto per chitarra e orchestra “Thieves and Poets” che si è tenuta al Festival Internazionale di Koblenz, Germania.
Nel 2014 debutta alla Carnegie Hall di New York.
Ha inciso diversi dischi per la Frame; Waku Music; Koch Universal; e nel 2006 ha fondato l’etichetta discografica Adoro Records.
Dal 2005 al 2012 è stato Professore presso l’Accademia di Musica a Koblenz (Germania), dal 2009 tiene un corso biennale di Alto Perfezionamento presso il Conservatorio di Musica di Avellino “Domenico Cimarosa”.
Dal 2010 è docente per il Summer International Academy presso il Mozarteum di Salisburgo.
Insegna chitarra presso il Conservatorio di Musica di Potenza.
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Domenica 18 settembre a Palazzo Zevallos il ciclo dell’Associazione Alessandro Scarlatti “I suoni della storia” ospita il Quartetto Gagliano ed il chitarrista Edoardo Catemario
Domenica 18 settembre, alle ore 11.30, nella splendida sede di Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano (via Toledo, 185 – Napoli), secondo appuntamento del ciclo “I suoni della storia” intitolato “1916: Musiche dal naufragio”.
Traendo spunto dal centesimo anniversario della scomparsa di Enrique Granados, perito nell’affondamento del piroscafo Sussex durante la Prima Guerra Mondiale, la rassegna spazia all’interno del grande repertorio della musica ispanica o ispirata alle tradizioni spagnole.
Protagonista del concerto sarà il Quartetto Gagliano, che aprirà con il Quartetto n.1 di Arriaga, autore ingiustamente poco conosciuto, che è stato definito “il Mozart spagnolo”.
Seguirà il celebre Quintetto di Boccherini “Fandango”, che vede la illustre partecipazione di Edoardo Catemario alla chitarra.
La rassegna presenta la consueta interazione tra musica e parola, con letture che inquadrano poeticamente e culturalmente i programmi musicali, evidenziando per contrasto lo smarrimento dell’individuo al cospetto dei grandi avvenimenti storici.
L’attore Raffaele Ausiello leggerà brani tratti da “Trafalgar” di Benito Pérez Galdós, e poesie di Federico García Lorca e Luis Cernuda, scelte ed in parte tradotte per l’occasione da Encarnación Sánchez García e Diana Gargano.
Biglietto unico: 5 Euro
Infoline
081 406011
www.associazionescarlatti.it
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Domenica 18 settembre 2016
Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano – ore 11.30
“I Suoni della Storia” – “1916: Musiche dal naufragio”, nell’anniversario della scomparsa di Enrique Granados
Programma
Quartetto Gagliano
Carlo Dumont e Sergio Carnevale, violini
Gianfranco Conzo, viola
Raffaele Sorrentino, violoncello
Edoardo Catemario, chitarra
Raffaella Caianiello, nacchere
Raffaele Ausiello, voce recitante
Juan Crisóstomo de Arriaga ( 1806 – 1826): Quartetto n.1 in re minore
Luigi Boccherini: Quintetto con chitarra in re maggiore G.448 “Fandango”
Quartetto Gagliano
Il Quartetto d’archi Gagliano, che con il proprio nome rende omaggio alla più celebre famiglia di liutai napoletani, vede confluire al suo interno consolidate esperienze cameristiche e precedenti esperienze professionali nell’ambito della musica da camera: i violinisti Carlo Dumont e Sergio Carnevale, il violista Gianfranco Conzo ed il violoncellista Raffaele Sorrentino.
La prima formazione iniziò a lavorare insieme nel 1987 grazie all’incoraggiamento del Gabrieli String Quartet di Londra, seguendo i “Corsi di Perfezionamento Strumentale e di Interpretazione Musicale” a Sermoneta e suonando al Festival Pontino.
Nel 1995, dopo essere stato ascoltato dal Quartetto Alban Berg, il quartetto è stato invitato a perfezionarsi con loro presso la Musikhochschule di Lubecca (Germania), lavorando con Günter Pichler, Thomas Kakuska e Valentin Erben.
Nel 1997 grazie all’ “Amadeus Scholarship Fund”, gli viene assegnata una borsa di studio che gli consente di studiare con il Quartetto Amadeus presso la Royal Academy of Music di Londra.
Parallelamente all’attività didattica, il quartetto ha svolto attività concertistica, suonando nelle principali città europee (Londra, Ginevra, Lubecca, Amsterdam, Barcellona, Roma, Parigi, Lugano, Sofia, Bruxelles, Budapest), tenendo sia recital, che cicli monografici (Boccherini 2005, Mozart 2006, Haydn e Mendelssohn 2009, Schumann 2010), partecipando a tournée e festival internazionali.
Interprete del più significativo repertorio quartettistico, il Quartetto Gagliano suona sovente con strumentisti ospiti, con cui collabora in diverse formazioni dal quintetto all’ottetto, tra cui si ricorda Bruno Giuranna, Antony Pay, Ursula Hollinger, Peter-Lukas Graf, Jean-François Tollier, Alessandro Carbonare, Bruno Mezzena.
Il quartetto, il cui repertorio spazia da “L’Arte della Fuga” di J. S. Bach fino alle più recenti avanguardie, con l’obiettivo di ampliare il repertorio tradizionale, si dedica costantemente al lavoro di ricerca per la riscoperta della musica da camera di autori di scuola napoletana (Giuseppe Martucci, Franco Alfano, Alessandro e Achille Longo, Mario Pilati, etc.), eseguendo e registrando lavori spesso inediti.
Nella stagione 2013/14 il quartetto ha presentato, partendo dal Festival di Cartagine (Tunisi), un programma di raro ascolto dedicato al percorso che, dalle prime forme strumentali cinquecentesche a quattro voci, conduce fino al ‘700 alla nascita del quartetto d’archi in Italia.
Nel 2014 l’International Yehudi Menuhin Foundation ha invitato il quartetto a suonare Rossini, Verdi e Puccini in occasione dell’annuale gala di fine anno, presso il Théatre du Parc di Bruxelles.
Per la stagione 2015/16 il quartetto Gagliano è Quartet in Residence presso il Centro di Musica Antica “La Pietà de’ Turchini” di Napoli, con un programma rivolto alla didattica e alla produzione di progetti speciali (tra cui Gli ultimi quartetti di Beethoven e la Scuola Napoletana).
Edoardo Catemario
Nato a Napoli, ha intrapreso lo studio della chitarra all’età di cinque anni.
Ha studiato dapprima con Salvatore Canino, poi con Pedata, Tomás, Aruta e Maria Luisa Anido.
Pianoforte e analisi con Titina De Fazio ed interpretazione con i compositori latinoamericani Leo Brouwer e Oscar Casares.
Chitarrista estremamente versatile, passa con disinvoltura dal repertorio romantico (suonato su strumenti originali) a quello barocco , al novecento storico alla musica contemporanea e d’avanguardia.
Il suo repertorio include una enorme quantità di pezzi solistici, oltre che la quasi totalità del repertorio da camera e 42 concerti per chitarra ed orchestra.
Vanta al suo attivo numerosi primi premi di concorsi nazionali ed internazionali.
Ha vinto, tra l’altro, il primo premio dei prestigiosissimi concorsi “Andrés Segovia” di Almuñecar (Granada) nel 1991 e di Alessandria nel 1992.
Catemario si è esibito in concerti, emissioni radiofoniche e televisive nonché nei maggiori festival di musica da camera ed è apparso in numerose trasmissioni televisive e radiofoniche per le maggiori reti nazionali europee TVE2 (Spagna), RTF3 (Francia), RAI1 e RAI3 (Italia).
Ha suonato in prima assoluta composizioni a lui dedicate tra cui: “El Kalasha de AValokitesvara” di Eduardo Morales Caso, “Drei lieder” di Alexander Mullenbach, “Cuadernos de Danzas” di Mauricio Sotelo, “Memorie di una maschera” di Patrizio Marrone”, “Carpe Diem” di Gerard Drozd“ e “I racconti di Mamma Orca” di Roberto De Simone.
E’ stato ospite in qualità di solista di grandi orchestre ed affianca alla sua carriera da solista una intensa attività cameristica.
La sua produzione discografica include lavori per: DECCA records, ARTS Music e Koch Schwann.
Le sue registrazioni hanno vinto numerosi premi della critica fra le quali: Cinque stelle di “Musica” (Italia), Scelta del mese di CD classica (Italia), Scelta dell’editore di Guitart (Italia), Joker di Crescendo (Belgio) fra le altre…
Nel Gennaio 2004 la sua incisione del Concerto n.1 di Giuliani è stata allegata al BBC Music Magazine.
Ha tenuto Master Classes in Germania, Francia, Spagna, Italia, USA, Regno Unito, Australia ed Austria.
Ha collaborato con il Mozarteum di Salisburgo durante la “Sommer Akademie” tra il 2001 ed il 2007 e con La Royal Academy di Londra dove viene regolarmente invitato.
E’ stato titolare della cattedra di perfezionamento ed interpretazione presso il “Conservatoire International de Paris” (Parigi, Francia) dal 1995 fino al Giugno del 2001.
Raffaele Ausiello
Inizia e continua la sua formazione tra Torre del Greco e Napoli.
Laureato in Lettere Moderne e specializzato in Filologia Moderna, fin dai tempi del Liceo, contemporaneamente agli studi, intraprende e approfondisce il mestiere e l’arte della recitazione con il prof. Nicola Di Lecce, il prof. Antonio Borriello (noto esperto di Samuel Beckett), Carlo Cerciello (direttore del Laboratorio Teatrale Permanente del Teatro Elicantropo di Napoli).
Segue stages e workshops tenuti da Renato Carpentieri, Orlando Cinque, Cesar Brie, Nicole Kerberger, Anna Redi, Paola Tortora, Michele Monetta, Pierpaolo Sepe, Armando Punzo, Davide Iodice, Pino Carbone, e tanti altri.
In Teatro è stato diretto, tra gli altri, da Carlo Cerciello (lavorando anche al fianco di Isa Danieli), Renato Carpentieri, Luciano Melchionna, Francesco Saponaro, Pino Carbone, Raffaele Di Florio, Walter Manfré, Giovanna Facciolo, Anna Redi.
Nel 2010, assieme a Giuseppe Cerrone, Stefano Ferraro, Aniello Mallardo e Antonio Piccolo fonda il collettivo teatrale Teatro in Fabula, che oltre ai vari impegni teatrali ha collaborato con Lorenzo D’Amelio alla formazione del cast de “L’evento”, un lungometraggio indipendente girato nel Sannio nel 2013.
Oltre che ne “L’evento”, è stato protagonista e coprotagonista in diversi cortometraggi, nonché nel lungometraggio “Nei molti Mondi”, un videodramma a spettatore unico di Guido Acampa e Gabriele Frasca, proiettato alla Galleria Civica di Modena e prossimamente edito dalla Sossella Editore.
In televisione va citata almeno la partecipazione come attore guest nel ruolo di Fabrizio Jovinelli in una decina di puntate (2008) della soap di RAI3”Un posto al sole”.
Per la sua attività teatrale ottiene il Premio Nike come attore emergente nel 2010 e il Premio Domenico Rea nel 2012.
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Sabato 10 e domenica 11 settembre a Palazzo Zevallos Stigliano primi due appuntamenti con la stagione 2016-2017 dell’Associazione Alessandro Scarlatti
Sabato 10 settembre e domenica 11 settembre 2016, nella splendida sede di Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano (via Toledo, 185 – Napoli) riprendono, dopo la pausa estiva, le attività fuori abbonamento della Associazione Alessandro Scarlatti.
Sabato 10 settembre è prevista una conferenza del prof. Massimo Lo Iacono nell’ambito del ciclo divulgativo “Parliamo di musica”.
Tema dell’incontro sarà l’esplorazione del rapporto tra la musica del novecento e le maschere della commedia dell’arte, a conclusione della esposizione dell’ “Arlecchino con specchio” di Picasso.
Domenica 11 settembre, alle ore 11.30, concerto inaugurale del ciclo “I suoni della storia”, quest’anno intitolato “1916: Musiche dal naufragio”, traendo spunto dal centesimo anniversario della scomparsa di Enrique Granados, perito nell’affondamento del piroscafo Sussex, durante la Prima Guerra Mondiale.
La rassegna, partendo dalla figura di Granados, spazierà all’interno del grande repertorio della musica ispanica o ispirata alle tradizioni spagnole in un ciclo di quattro concerti, che si concluderà il 16 ottobre.
Il primo concerto vedrà protagonista il chitarrista Stefano Cardi che suonerà musiche di Domenico Scarlatti, Sor, Granados, Torroba e Mompou.
Costo del biglietto
Sabato 10 settembre: ingresso gratuito
Domenica 11 settembre: 5 Euro
Infoline
081 406011
www.associazionescarlatti.it
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Sabato 10 settembre 2016
Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano – ore 11.00
Parliamo di Musica
con Massimo Lo Iacono
“Maschere in musica. Arlecchino nelle opere di compositori italiani e stranieri del primo Novecento.”
Domenica 11 settembre 2016
Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano – ore 11.30
“I Suoni della Storia” – “1916: Musiche dal naufragio”, nell’anniversario della scomparsa di Enrique Granados
Stefano Cardi, chitarra
Domenico Scarlatti (1685 – 1757)
Sonata in la maggiore K.208
Sonata in mi minore K.263
Sonata in la maggiore K.322
Sonata in sol maggiore K.431
Fernando Sor (1778 – 1839)
Menuet op.3,
Andantino op.2 n.3
Andante op.45 n.5
Waltz op.32 n.2
Enrique Granados (1867 – 1916)
da Cuentos de la juventud op.1
Dedicatoria, Cuento viejo, El fantasma, Viniendo de la fuente, Lento con ternura, La huerfana, Recuerdos de la infancia
Federico Moreno Torroba (1891 – 1982): Aires de la Mancha
Federico Mompou (1893 – 1987): Suite compostelana
Stefano Cardi
Nato a Roma nel 1959. Ha compiuto gli studi chitarristici al Conservatorio di Santa Cecilia con Mario Gangi.
Primo premio al concorso internazionale “Maria Canals” di Barcellona nel 1985.
Si dedica sia al repertorio solistico, suonando anche strumenti originali dell’epoca classica, sia alla musica da camera; ha collaborato con il violinista Ruggero Ricci in programmi e incisioni paganiniane.
Parallelamente agli studi chitarristici ha frequentato corsi di composizione e di direzione.
Ha tenuto per alcuni anni un laboratorio cameristico rivolto a giovani strumentisti, e in seguito ha fondato Freon, spazio e ensemble per lo studio e l’esecuzione del repertorio contemporaneo, presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio (Istituzione di cui è attualmente Presidente).
Ha commissionato numerose opere ad autori italiani ed internazionali per chitarra e
per ensemble.
Partecipazioni: Accademia di Santa Cecilia, Biennale di Venezia, Accademia Chigiana di Siena, Orchestre RAI, Panatenee di Pompei, Orestiadi di Gibellina, Schleswig-Holstein Musik Festival, Beethovenhalle (Bonn), Festival de Otoño (Madrid), Festival Cervantino (Messico), Fundación Astor Piazzolla (Buenos Aires).
Ha collaborato con personaggi del mondo delle arti visive, della letteratura e dello spettacolo quali José Saramago, Luis Bacalov, Jannis Kounellis, Laura Morante, Susana Walton, Marisa Paredes, Maria de Medeiros, Sonia Bergamasco.
Incisioni: BMG, Stradivarius, Rai Trade.
Recentemente ha eseguito in prima assoluta Aspectos per chitarra sola di Luis Bacalov.
Insegna presso il Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara.
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Mercoledì 13 gennaio la stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti riprende con Ramin Bahrami
Mercoledì 13 gennaio 2016 la stagione concertistica della Associazione Alessandro Scarlatti riprende nella consueta sede dell’Auditorium di Castel Sant’Elmo alle ore 21 con l’atteso concerto del pianista Ramin Bahrami.
Di origini persiane (ed ora cittadino tedesco, ma “con il cuore in Italia”, come ama dire), Bahrami arriva in Italia ancora bambino fuggendo dal regime degli Ayatollah, e si forma nelle nostre scuole pianistiche perfezionandosi poi, viaggiando per l’Europa, con i più grandi maestri.
La musica di Bach – del quale è acclamato tra uno dei più importanti interpreti pianistici – lo accompagna in ogni momento della vita, nella convinzione che possa rendere il mondo un posto migliore dove vivere.
Uno dei suoi maestri, Piero Rattalino, così ha descritto il suo personalissimo stile: “Ramin Bahrami scompone la musica di Bach e la ricompone in modi che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso, ma non l’ho domato; e spero che continui ad essere com’è”.
Il concerto proposto è un ideale viaggio in Italia, in cui il venerato Johann Sebastian dialoga virtualmente con il coetaneo Domenico Scarlatti su questioni di forma e stile nella musica per strumenti a tastiera.
Il programma prevede infatti che alcune sonate di Domenico Scarlatti siano alternate alle suite francesi e inglesi di Bach per poi chiudere con il Concerto italiano.
L’itinerario, come sottolinea lo stesso Bahrami, “prende avvio da una struggente aria napoletana, colma di tristezza e malinconia, di Domenico Scarlatti, alla quale segue la brillante sonata in sol maggiore che ci catapulta nella quinta suite francese di Bach. Le suite dell´epoca barocca si dividevano, come del resto l’opera, in ‘buffe’ e ‘serie’, profane e sacre. Ma il genio di Bach seppe mescolare il sacro al profano, il razionale al danzante, la scienza della composizione al dilettevole, il sobrio al capriccioso”.
Il concerto si chiude con il celebre Concerto nach Italienischen Gusto “una realizzazione perfetta nello stile del concerto grosso, con l’alternanza di ‘soli’ e ‘tutti’ tipica della musica orchestrale barocca, qui però realizzata per un solo strumento a tastiera”.
Biglietti
Intero: 15 Euro
Ridotto giovani (under 33): 10 Euro
Last minute (under 33): 3 Euro – in vendita un’ora prima del concerto
Per informazioni:
www.associazionescarlatti.it
Infoline: 081 406011
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Mercoledì 13 gennaio 2016, ore 21.00 – Auditorium di Castel Sant’Elmo
Viaggio in Italia con Johann Sebastian Bach
Ramin Bahrami, pianoforte
Programma
Domenico Scarlatti
Aria in re minore K 32
Sonata in sol maggiore K 289
Johann Sebastian Bach: Suite francese n. 5 in sol maggiore BWV 816
Domenico Scarlatti: Sonata in re maggiore K 282
Johann Sebastian Bach: Suite inglese n. 2 in la minore BWV 807
Domenico Scarlatti
Sonata in fa diesis maggiore K 319
Sonata re maggiore K 278
Sonata in do maggiore K 159
Johann Sebastian Bach
Aria variata (alla maniera italiana) in la minore BWV 989
Concerto nach italienischen Gusto BWV 971
Ramin Bahrami
Nato a Teheran il 27 dicembre 1976, nell’allora Persia, da famiglia benestante, rimase folgorato dalla musica di J. S. Bach fin da giovane.
Con l’avvento del regime degli Ayatollah a seguito della Rivoluzione iraniana, il padre Paviz fu incarcerato, con l’accusa di essere oppositore del regime e di aver collaborato con lo Scià, e poi ucciso nel 1991.
Ramin fu costretto a emigrare in Europa a 11 anni. L’intenzione era quella di recarsi in Germania, patria originale della nonna paterna, ma il primo paese che lo accolse fu l’Italia, grazie ad una borsa di studio donatagli dall’Italimpianti in seguito all’intervento dell’ambasciata italiana a Teheran
Bahrami trova rifugio in Italia, dove può studiare il pianoforte e diplomarsi con Piero Rattalino al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
Approfondisce gli studi all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda.
Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck, l’artista che più di altri ha contribuito a far conoscere la modernità dell’opera pianistica di Bach attraverso i suoi studi e le sue esecuzioni.
Il primo debutto importante avviene nel 1998 al Teatro Bellini di Catania: il successo è tale che la città etnea gli conferisce la cittadinanza onoraria.
Da quel momento in poi, si susseguono le esibizioni presso le maggiori istituzioni musicali d’Italia, teatri, stagioni e prestigiosi festival internazionali.
Nel gennaio 2009 Ramin Bahrami è stato insignito del Premio “Città di Piacenza; Giuseppe Verdi” dedicato ai grandi protagonisti della scena musicale, riconoscimento assegnato prima di lui a Riccardo Muti, José Cura, Leo Nucci e Pier Luigi Pizzi.
Ramin Bahrami è considerato uno tra i più interessanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale.
Dopo l’esecuzione dei Concerti di J. S. Bach a Lipsia nel 2009 con la Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly, la critica tedesca lo considererà: “un mago del suono, un poeta della tastiera; artista straordinario che ha il coraggio di affrontare Bach su una via veramente personale” (Leipziger Volkszeitung).
La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla monumentale produzione tastieristica di Johann Sebastian Bach, che Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita della quale è intrisa la sua cultura e la sua formazione.
Le influenze tedesche, russe, turche e naturalmente persiane che hanno caratterizzato la sua infanzia, gli permettono di accostarsi alla musica di Bach esaltandone il senso di universalità che la caratterizza.
Bahrami si è esibito in importanti festival pianistici tra cui “La Roque d’Anthéron”, Festival di Uzés, il festival “Piano aux Jacobins” di Toulose, il Tallin Baroque Music Festival in Estonia e il Beijing Piano Festival in Cina.
Nel febbraio 2010 ha debuttato a Parigi con le Variazioni Goldberg, e nel marzo dello stesso anno ha tenuto un applaudito tour con i Festival Strings Lucerne.
E’ del maggio 2010 il grande successo con Riccardo Chailly al Gewandhaus di Lipsia, che completa l’integrale dei Concerti bachiani.
Bahrami si è esibito in prestigiose sedi italiane, come il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro La Fenice di Venezia, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma, dove è apparso nella prestigiosa rassegna “Solo Piano” accanto a Maurizio Pollini, Grigory Sokolov, Daniel Barenboim, Jean-Yves Thibaudet e Evgeny Kissin e dove, nel marzo 2008, è stato invitato a partecipare alla “Maratona Bach” accanto al violoncellista Mario Brunello.
E’ del giugno 2008 la sua apparizione alla Wigmore Hall di Londra, con una grande accoglienza del pubblico, e della primavera 2009 la presentazione dell’Arte della Fuga al Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” di Brescia e Bergamo, di cui è stato protagonista insieme ad altri nomi celebri del pianoforte quali Andràs Schiff, Lang Lang, Angela Hewitt, Grigory Sokolov, Alexander Lonquich.
Ramin Bahrami è ideatore e presidente del World Bach Fest, la cui prima edizione si è svolta a Firenze dal 9 all’11 marzo 2012.
Si esibisce regolarmente con i Festival Strings Lucern.
Ha suonato recentemente alla Konzerthaus di Berlino, con una grande eco di pubblico e critica, al Berlin International Music Festival e al Ravello Festival con la European Chamber Orchestra.
Dal 2012 ha assunto la direzione artistica della Summer School of Musical Perfomance ideato insieme al produttore RAI Casimiro Lieto nel borgo dell’antica Caserta.
Ramin Bahrami incide esclusivamente per Decca-Universal.
La sua discografia comprende le Variazioni Goldberg (2004), le 7 Partite (2005), l’Arte della Fuga (2007), la raccolta “Ramin Bahrami plays Bach” (2009), comprendente anche una selezione di esecuzioni dal vivo, le Suite Francesi (2010).
L’incisione dell’Arte della Fuga sale in testa alle classifiche, rimanendovi per sette settimane e raggiungendo numeri di vendita solitamente riservati ai dischi pop.
Nel 2009 Decca pubblica la prima registrazione su strumento moderno delle Sonate bachiane, ricevendo ancora una volta una calorosa accoglienza e grandi apprezzamenti da parte di critica e pubblico.
Il disco con i cinque concerti per tastiera di J. S. Bach, registrato a Lipsia con Riccardo Chailly alla guida della Gewandhausorchester, uscito nel giugno 2011, ha meritato le 5 stelle nel mensile Amadeus e il London Times ha decretato che: “questo CD rende il mondo un posto migliore dove viverci”.
Le sue “Suite Inglesi” (2012) hanno riscosso grande successo di pubblico e critica, e sono entrate anche nella classifica Nielsen della musica pop.
E’ in progetto l’incisione dei Concerti per due e tre pianoforti di J. S. Bach con Saleem Aboudd Ashkare e Nareh Aghamanyan e l’orchestra del Gewandhaus sotto la guida di Riccardo Chailly.
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