Taccuino personale di Francesco Canessa: TANTI APPLAUSI PER NAPOLITANO E I NAPOLETANI
Tanti applausi per Napolitano e i napoletani
da Repubblica/Napoli del 22-XI-011
La Sala Santa Cecilia, la maggiore delle tre creature di Renzo Piano che formano il Parco della Musica di Roma, domenica era stracolma, così come lo era la pedana, già di suo troppo stretta – anche i grandi architetti possono sbagliare! – figurarsi per tenere due orchestre in una, più il coro, più i solisti, più un enorme schermo sul fondo.. Era per l’happening musical-cinematografico dell’anno, il primo concertone del progetto itinerante di Claudio Abbado dedicato ai due grandi compositori russi che hanno scritto musica per film, Prokofiev e Sciostakovich. Qui si celebrava il secondo, con la colonna sonora per Re Lear di Kozingev (1970) con l’Orchestra Mozart, formata e curata da Abbado, fusa con quella di Santa Cecilia. Per l’altro toccherà in primavera a Napoli (Alexander Nevskij, 1938 e Ivan il Terribile, 1944 entrambi di Eizenstein) con l’Orchestra del San Carlo insieme con la Mozart. Sala gremita scattata in piedi per dare il benvenuto a Giorgio Napolitano (nella foto), che non ha smesso da Presidente di frequentare le sale da concerto – la musica è sua vecchia passione – cercando di non dare nell’occhio, entrando magari all’ultimo istante ed a luci abbassate. Ma stavolta non c’è riuscito e si è preso una standing ovation da record, cinque minuti ininterrotti, che come battimani sono una eternità. E coda di applausi anche per Paola Severino, neo ministro della Giustizia e Ignazio Visco, nuovo governatore della Banca d’Italia, presenti tra gli altri vip di varia estrazione, da Mario Draghi a Eugenio Scalfari, da Roberto Benigni a Renata Scotto. Evento singolarissimo di musica, con le immagini del film che scorrevano sullo schermo, l’orchestra in penombra, quando non al buio e una luce tenue ad illuminare il direttore, la sua figura minuta e quel braccio che chiede musica stupendamente da sempre, ma ora è come se esprimesse la poesia che vi sta dentro, innanzitutto.
Per Abbado feste a non finire – con il Presidente che va fin sotto il proscenio ad applaudirlo – e lui che condivide il successo con i musicisti ceciliani che gli stanno davanti ai primi leggii, stringendo la mano a David Romano il violino, a Raffaele Mallozzi la viola, a Diego Romano il violoncello. E poi al maestro del Coro, Ciro Visco che ha messo al suo battaglione di cantanti una squisita sordina, per cantare con un emozionante pianissimo i lamenti di Lear.
Perché aggiungere questi particolari un po’ inusitati per una nota destinata a una straordinaria serata d’arte e di musica? Perché oltre che Napolitano, tra i destinatari degli applausi al di qua e al di là della ribalta, i nomi citati sono tutti di napoletani: i due Visco, l’uno banchiere, l’altro maestro del coro, e la Severino, il violino, la viola, il violoncello. E l’orgoglio partenopeo, una volta tanto, poteva innalzare il gran pavese per cosa diversa dal gol di un bomber d’importazione in maglia azzurra.
Francesco Canessa
Klikka qui per leggere gli altri articoli del Taccuino
Seguici su Facebook:
MusicArTeatro
MusicArTeatro Eventi a Napoli
**P**U**B**B**L**I**C**I**T**A’**
Nefeli, il nuovo Cd di canzoni folk internazionali alternate a 3 brani classici per violoncello solo
tutto cantato e suonato da Susanna Canessa e la sua band. Acquistalo su:
…e molti altri network in tutto il mondo! per scoprirli clikka qui
Taccuino personale di Francesco Canessa:VIENNA E NAPOLI
VIENNA E NAPOLI di Francesco Canessa
da Repubblica Napoli del 5 gennaio 2011
Tradizione rispettata il 1 gennaio: Concerto viennese di Capodanno, 50 milioni di spettatori, 70 paesi collegati in diretta, ma non l’Italia, che da otto anni gli preferisce una sbiadita copia veneziana, ancora in cerca di identità malgrado gli sforzi del suo curatore Fortunato Ortombina, direttore artistico de La Fenice con passato sancarliano, tra brani d’opera d’autori vari – da Rossini a Mozart – e l’immancabile italico Va Pensiero a chiudere il programma. E una prima parte sinfonica per pochi intimi e a telecamere spente, che stavolta era la Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvorak.
Concerto che si è preso la prima ramanzina dell’anno dall’immancabile seguace di Bossi, arrabbiato per la scelta d’un direttore inglese, l’ormai accreditatissimo Daniel Harding già assistente di Claudio Abbado: ” Dobbiamo ricorrere a un britannico per ricordare quanto i nostri geni hanno dato alla cultura?” ha protestato con indignazione il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni.
Altra vitalità nel Concerto di Vienna, facilmente scovato in parabola dai telespettatori nostrani su una qualsiasi delle molte stazioni europee che vi erano collegate. Lo dirigeva finalmente un viennese, Franz Welser-Möst dopo italiani, francesi, tedeschi. Bravo, di bell’aspetto e assai elegante in un tight grigio cucito a Londra nell’atelier del napoletano Mariano Rubinacci, al 96 di Mount Street. E che da Radio3 – che trasmetteva in diretta, ma per soli orecchi, il concerto – veniva maldestramente definito <frac> da un conduttore poco pratico di abiti da società.
Da 71 anni a questa parte la seriosa, esemplare Filarmonica di Vienna sgombra i leggìi da Mozart, Schubert, Beethoven per attaccare nella prestigiosa sala dei Musikverein polke, valzer, mazurche e quant’altro rappresenti lo spirito e l’allegria della Vienna Biedermeier, compresi i lazzi e i frizzi nati con quella musica nei Kaffeehauser. Il segreto del suo successo ormai planetario sta nella formula, nell’esprimere al meglio e con orgoglio una propria, precisa identità musicale, di spirito e di popolo. Invano perciò è imitata o inseguita un po’ dappertutto. A parte la miriade di Danubi blu e Marce di Radetzky che nell’occasione trovano posto in concertini di piccolo e medio calibro sparsi un po’ dovunque, anche dalle nostre parti, c’erano quest’anno sull’etere , tra i più importanti e distanziati inseguitori, oltre Venezia anche Berlino (dalla Philarmonie con Gustavo Dudamel in un programma francese) e Dresda (dalla Staatskapelelle con Christian Thieleman ne “La vedova allegra”). Patrimoni musicali tutti presi in prestito.
A questo punto varrebbe la pena rispolverare una vecchia idea, che all’inseguimento si inserisca anche Napoli, che una diversa, ma equivalente identità musicale di spirito e di popolo possiede al pari di Vienna e più di altre possibili concorrenti. Ed immaginare che una volta l’anno il San Carlo e la sua orchestra ormai pienamente qualificata nel grande repertorio sinfonico e operistico possa proporre un concerto dedicato alla Canzone Napoletana storica, con le partiture riscritte in grande, le migliori voci della lirica, il suo coro, i suoi ballerini, nella sua sala splendente. E’ una ipotesi avvincente, potrebbe funzionare. Non vi pare?
Francesco Canessa
Aggiungo un post scriptum, per fatto personale: qualche lettore o qualche addetto ai lavori si chiederà: Ma come mai Canessa, sovrintendente del San Carlo per tanti anni, non ha realizzato lui stesso questo progetto? Domanda giusta: Perché i tempi erano diversi, il San Carlo era un Ente di diritto pubblico, non una Fondazione, e uscir fuori dai binari della musica classica comportava il rischio di perdere una quota del finanziamento statale. Vero è che già di suo Canessa viveva il ruolo un po’all’antica ed era portato a non permettere eccezioni, anche se sporadiche. Ora è tutt’altra cosa, quell’atteggiamento sarebbe datato. Senza contare che il tempio della lirica è in perenne quaresima e la necessità si fa virtù. Anche nella musica.
Klikka qui per leggere gli altri articoli del Taccuino
**P**U**B**B**L**I**C**I**T**A’**
Nefeli, il nuovo Cd di canzoni folk internazionali alternate a 3 brani classici per violoncello solo
tutto cantato e suonato da Susanna Canessa e la sua band. Acquistalo su:
…e molti altri network in tutto il mondo! per scoprirli clikka qui
Taccuino personale di Francesco Canessa: IL SAN CARLO VOLA IN CILE SENZA L’OPERA DI MARTONE
Il San Carlo vola in Cile senza l’ opera di Martone di Francesco Canessa
Da La Repubblica edizione Napoli del 6/XI/2010
In bocca al lupo al San Carlo, che vola lontano da casa per dar spettacolo in Cile. Farà benissimo, la musica è giusta e i <sancarliani> suonano e cantano al meglio, quando vanno oltr’Alpe, figurarsi oltre Oceano. Far bella figura all’estero è tradizione antica e collaudata del Teatro di Napoli, che fu il primo a mettersi in viaggio, dopo la guerra per andare nientemeno che a Londra e non per una semplice tournée, ma per una vera e propria stagione al Covent Garden. Era il settembre del 1945 e la storica Royal Opera House era in piedi per miracolo, ma l’attività restava ferma, perché decimati erano la sua orchestra e il coro, i tecnici. A Napoli il San Carlo, anch’esso sostanzialmente illeso dopo bombardamenti drammatici quanto quelli di Londra, era stato requisito dal Comando delle Truppe Britanniche nell’ottobre del ’43 appena cinque giorni dopo l’ingresso degli Alleati in città. Fu assegnato alle competenze della 56ma Area comandata dal generale Cripps, ma chi provvide a ridar vita alle strutture, a richiamare il personale, ad organizzare i primi spettacoli fu un giovane ufficiale subalterno, il capitano Peter Francis che di suo era un melomane e sapeva tutto di Rossini, Donizetti e della storia del San Carlo. Fu lui l’uomo chiave della rinascita del Teatro, cui periodicamente ancora fa visita, longevo e attivo com’è, grazie a Dio. Sua fu l’idea e suo il merito dell’impresa coraggiosissima di portarlo pari-pari a Londra, evento che dette il via all’ immediato riaffermarsi della nostra cultura musicale nei Paesi vincitori e nel mondo. In una sala del Covent Garden c’era, prima dell’ultimo rifacimento, una targa che ricordava quella riapertura col San Carlo e il senso di fratellanza universale della musica che quella presenza riaffermava. In cartellone Traviata, Bohéme, Rigoletto,Tosca, Barbiere di Siviglia, Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Madama Butterfly, 57 rappresentazioni dal 5 settembre al 25 ottobre di quel 1945. Poi toccò a Parigi per l’anniversario verdiano (Giovanna d’Arco e Un ballo in maschera all’Opèra, Messa di Requiem nella Chiesa de La Madeleine) e Strasburgo, più tardi al Festival di Edimburgo e poi in Brasile, a Rio de Janeiro e San Paulo e ancora in Europa, Ungheria, più volte l’una e l’altra delle due Germanie e ancora negli Stati Uniti a New York e Charleston, in Grecia al Teatro di Epidauro, in Giappone. Arriva ora un nuovo viaggio, anch’esso di rinascita, visti i tempi che viviamo. E l’ex soprintendente di lungo corso, che firma questa nota e che tante di quelle esperienze ha vissuto, rinnova ai vecchi compagni d’arte gli auguri che lo scaramantico <in bocca al lupo> implicitamente contiene. Lo fa superando un piccolo rammarico: che per l’opera che si va a rappresentare, il Così fan tutte mozartiano, rimanga nei depositi il festeggiatissimo allestimento sancarliano di Mario Martone, talento nostrano di fama internazionale, testimonianza d’un modo moderno di pensare l’opera nato tra le mura di casa nostra. Piacque a tutti ed anche a Claudio Abbado che lo scelse e ne chiese il prestito per una propria tournée con Ferrara Musica e la Mahler Chamber Orchestra. Al suo posto ne viaggia un altro, che sta tra quelli che Abbado aveva scartato, di proprietà del Piccolo Teatro di Milano, ove nacque nel 1997. E’opera postuma di Giorgio Strehler, scomparso prima di completarne la regia. Causa della preferenza sarebbe il fondale del prologo – la scena della scommessa – che rappresenta la facciata del San Carlo prima dell’incendio del 1816. E che si vuol mostrare ai Cileni. Fosse stato per me, avrei messo in valigia una stampa comprata da Bowinkel a Santa Lucia e mi sarei portato Martone.
Francesco Canessa
Klikka qui per leggere gli altri articoli del Taccuino
***********************************
Nefeli,il nuovo Cd di Susanna Canessa da ora scaricabile online su:
…e molti altri network in tutto il mondo! per scoprirli clikka qui
Taccuino personale di Francesco Canessa: SAVIANO E LE CANZONI DELLA MALA
Saviano e le Canzoni della mala.
Roberto Saviano, campione mondiale del neo-realismo letterario partenopeo, miete successi anche come musicologo. Un suo saggio compare nel programma di sala della stagione sinfonica della romana Accademia di Santa Cecilia nientemeno che per il concerto di Claudio Abbado con l’Orchestra Mozart, accanto a quello di Giovanni Carli Ballola, firma d’alta specializzazione, come le altre che di solito compaiono su quelle pagine. Abbado gli aveva dedicato l’ultimo suo concerto al San Carlo, donde lo spunto per accoglierne uno scritto che ne tracciasse un ritratto.
In contemporanea con quei concerti nella Sala Santa Cecilia, nell’altra del Parco della Musica denominata Sala Sinopoli, lo stesso Saviano ha tenuto una conferenza sulla Musica neomelodica napoletana, fervidamente applaudita dal pubblico e ampiamente riportata dalle agenzie di stampa, inserita nei programmi culturali di Radio3. Filo conduttore, il campanello d’allarme per il degrado sociale di Napoli e dintorni monitorabile attraverso canzoni come “’O killer” , ‘Nu latitante”, “ ‘Sti Cinesi” e via così. Eccellente pretesto per tener viva come è giusto, l’attenzione sul problema gravissimo che sta a cuore a lui come a tutti noi onesti.
E’ altrettanto vero però che il fenomeno della malavita in versi e musica non è nuovo, ma rappresenta una costante nella poesia e nella canzone napoletana, che con le sue dimensioni e qualità ha finito per storicizzare un elemento comune alle forme di musica popolare d’altre radici, basti pensare alla canzone parigina o a quella milanese della Mala di Gaber e della Vanoni. E che si presta a interpretazioni differenziate, non necessariamente pessimistiche o addirittura allarmate.
Nella introduzione di Alberto Consiglio alla sua fondamentale Antologia dei Poeti napoletani, stampata mezzo secolo fa (1957 Firenze, Parenti Editori) egli giustifica la presenza assai numerosa < di testi che alludono a “guapparia” o a “camorra” e che dipingono o interpretano figure o aspetti ponibili sotto il segno del vizio e del delitto > sottolineando la forza che per contrasto acquistano i sentimenti dal venire espressi in condizioni diverse da quelle comuni. E davvero sono tanti quei testi, dagli’antichi e anonimi “Ah, quanto è bello lo morire acciso” a “..Tu m’haje arredutto dinto a la Vicaria “ sino a “Canzone ‘e carcerate” ( di Giacomo), “Guapparia (Bovio) o “’O Basista” (Russo) alla vasta e significativa produzione vivianesca. < Un tempo questi esercizi poetici venivano giustificati coi precedenti della scuola verista – prosegue l’autore – oggi possiamo osare di sottolinearne altra caratteristica, la valenza del sentimento che da essi emana.> E cita a conclusione e conforto della propria tesi la poesia senza confini di Garcia Lorca, che in “Romance de la pena negra” canta il “prendimiento e la muerte” del brigante gitano Antonito El Camborio.
Casalesi o Scissionisti hanno dunque sostituito soltanto i vecchi protagonisti, quel che c’è sostanzialmente di nuovo e diverso in “ ‘O Killer” ed affini, riguarda la letteratura: non finiranno mai in una Antologia di Poeti.
Francesco Canessa
Klikka qui per leggere gli altri articoli
Taccuino personale di Francesco Canessa: SALISBURGO: BROGLI AL FESTIVAL DI PASQUA
SALISBURGO: BROGLI AL FESTIVAL DI PASQUA
( da Il Mattino del 24/2/2010 )
Indagini, brogli e miti che crollano: non è italiano il primato, come noi stessi ci affanniamo a proclamare con ipocrita amarezza. Anche tra i più irreprensibili vicini europei, la Procura bussa alla porta di chi mai lo si sarebbe immaginato. In Austria è la volta del Festival di Salisburgo, quello di Pasqua fondato da Karajan e affidato prima e dopo la sua morte alla più grande orchestra del mondo, i Filarmonici di Berlino ed ai direttori a lui succeduti, Claudio Abbado a Simon Ratte.
“Destituito senza preavviso” e indagato dalla magistratura per consistenti reati è l’amministratore delegato Michael Dewitte, l’organizzazione del Festival, travolta dallo scandalo e senza un euro in cassa, è andata in tilt. Dalla Germania s’è fatta subito avanti Baden Baden – la storica stazione termale – per accaparrarselo con i suoi concerti, le sue opere e i suoi Berliner. Ipotesi appena scongiurata, come assicura una lettera in data 10 febbraio inviata dal Commissario straordinario Peter Raue ai soci della “Verein der Forderer der Osterfestspiele” l’Associazione dei Sostenitori che versano annualmente una ricca quota per assicurarsi la prelazione sui biglietti in vendita. Molti sono in Italia, il loro numero è il più alto dopo Germania e Austria e prima di Stati Uniti e Gran Bretagna, così che la lettera è redatta anche in italiano. Essa spiega con chiarezza – e qui sta forse la differenza con i pasticci di casa nostra – “ le turbolenze che hanno investito il Festival di Pasqua di Salisburgo” e racconta dell’intervento della Società di revisione Audit Services Austria, dell’allontanamento dell’amministratore Dewitte e della consegna dei libri al Tribunale. Il vanto di questo Festival era di vivere di suo, senza contributi pubblici, coprendo il budget per il 71% con quote associative e biglietti, 17% con gli sponsor ed il resto con l’apporto di Eliette von Karajan e della Fondazione intitolata al marito, destinataria dei tuttora ricchissimi diritti discografici. In conseguenza, il signor Dewitte ha gestito senza soverchi vincoli e con qualche liberalità ( “…in contrasto con i suoi doveri si era concesso pagamenti di somme notevolmente elevate.” ) fin quando indagini e intercettazioni – di cui la lettera non parla, ma ne hanno scritto i giornali – hanno portato alla sua incriminazione con conseguente fuga all’estero e alla nomina del Commissario. Ora per salvare il Festival e il suo inestimabile valore nell’economia della città, subentrano nella società Osterfestspiel GmbH Salzburg la Regione, il Municipio e il Fondo per il Turismo con il 25% ciascuno mentre il restante 25 % resta alla Fondazione Karajan. La cifra impegnata complessivamente dai tre enti è modesta, appena un milione di Euro, così che l’apporto dei Sostenitori resta essenziale, dovrà continuare allo stesso ritmo di prima, auspica in conclusione il Commissario. Il tutto a partire dal 2012. L’edizione del 2011 è probabile che salterà, quella di quest’anno è salva, forse con qualche costoso protagonista in meno. Comincia tra poco, il 27 marzo, i signori soci e spettatori ne sapranno di più – promette la lettera – a Salisburgo, tra la domenica delle Palme e quella di Pasqua.
Francesco Canessa
Klikka qui per leggere gli altri articoli