(Concerto rinviato) Sabato 7 marzo, “ ‘A Vucchella”, un viaggio nella canzone napoletana attraverso la voce di Susanna Canessa
CONCERTO RINVIATO A DATA DA DESTINARSI
A Napoli (zona centrale), sabato 7 marzo 2020, alle ore 21, Susanna Canessa presenta “ ‘A Vucchella”, Un viaggio nella canzone napoletana
“ ‘A Vucchella ”, è così che ho intitolato il mio prossimo concerto, una serata tutta di canzoni napoletane classiche e colte, dedicato a mia madre perchè ‘A Vucchella era la sua canzone preferita.
Il quadro in locandina è di Patrizia Balzerano.
Susanna Canessa, voce e chitarra con Luca Guida alle percussioni
Il luogo è carino, a Napoli, zona centrale e facilmente raggiungibile, si mangia bene, si beve molto (free wine!) e si canta tutti insieme!
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Un assaggio: Fenesta Vascia (video con i quadri di Patrizia Balzerano)
Sabato 13 aprile l’Associazione “PeoniArt eventi” ospita “Terra Mia”, un viaggio nella canzone napoletana di Susanna Canessa con i quadri di Patrizia Balzerano
Sabato 13 aprile, alle ore 20.00, presso la sede dell’Associazione “PeoniArt eventi” (Zona Colli Aminei – Napoli), Teatro da Camera presenta “Terra Mia” di Susanna Canessa (voce e chitarra), viaggio nella canzone napoletana, con la partecipazione di Monica Doglione (voce) e Luca Guida (percussioni)
Esposizione e proiezioni delle opere di Patrizia Balzerano
Un viaggio fino alle radici del repertorio classico napoletano da Fenesta Vascia a Malafemmena a Chiove fino all’immancabile Terra mia di Pino Daniele.
Un omaggio musicale e visivo alla nostra Napoli dove le Arti s’incontrano, si fondono in un unico pensiero profondo che guarda il mare e il cuore che ascolta la voce della terra, la nostra terra.
A seguire è previsto un Buffet
Prenotazione obbligatoria
Per Info e prenotazioni chiama ai numeri: 3394730176 – 3475691206
oppure clicca su:
https://susannacanessa.wordpress.com/prenota/
All’atto della prenotazione avrete le indicazioni su come raggiungere il luogo
(Comodo parcheggio)
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Guarda il video Fenesta Vascia: è un piccolo assaggio
Sabato 8 dicembre inaugurazione della mostra “Note di Colore. Carlo Montarsolo alla Reggia di Portici” con un reading interpretato da Peppe Servillo nell’ambito del MozArt Box 2018
Sabato 8 dicembre 2018, alle ore 17.30, negli Appartamenti Reali della Reggia di Portici, si inaugura la mostra-evento “Note di colore. Carlo Montarsolo alla Reggia di Portici”.
Fino al 31 gennaio, un’esposizione di quarantacinque opere del noto artista e pittore italiano Carlo Montarsolo (Terni, 1922 – Roma, 2005) che celebra idealmente il suo legame con le città di Portici e di Napoli, luoghi della sua giovinezza e della sua formazione artistica.
Alle 19, nella Sala Cinese, protagonista Peppe Servillo nel reading teatrale “Note di Colore. L’arte dei fratelli Montarsolo”, scritto da Alessandra Valente da un’idea di Federico Romanelli Montarsolo, figlio di Carlo e presidente dell’Associazione Montarsolo: un’occasione speciale che vedrà la partecipazione esclusiva dell’attore e cantante in qualità di voce recitante dello spettacolo sulla storia di Carlo Montarsolo e di suo fratello Paolo Montarsolo (Napoli, 1925 – Roma, 2006), famoso cantante lirico (basso) e attore cinematografico che si è esibito sui più prestigiosi palcoscenici del mondo, tra cui il Teatro di San Carlo.
Servillo sarà accompagnato da Luisiana De Chiara al pianoforte.
La performance sarà intervallata da arie cantate da due componenti del Coro del Teatro di San Carlo (Maurizio Morello e Giacomo Mercaldo) e da video di opere liriche in cui fu protagonista Paolo Montarsolo.
L’evento, che fa seguito al successo di Roma nel 2016 e di San Francisco nel 2018, va in scena in anteprima per la seconda sessione di MozArt Box 2018, rassegna di musica e spettacolo inaugurata a settembre, con la direzione artistica di Stefano Valanzuolo.
L’ingresso allo spettacolo “Note di Colore. L’arte dei fratelli Montarsolo” è libero fino a esaurimento posti con prenotazione obbligatoria a info@carlomontarsolo.it.
La mostra “Note di colore. Carlo Montarsolo alla Reggia di Portici” è realizzata su iniziativa della Città Metropolitana di Napoli e curata dall’Associazione Montarsolo, è inserita dal MIBAC nelle iniziative dell’anno europeo del patrimonio culturale 2018 e si realizza con il patrocinio della Regione Campania, il Comune di Portici e l’Associazione Oro Nero e con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli ed il contributo di Peugeot.
In continuità con le rassegne espositive e gli eventi culturali legati alla riscoperta di Carlo Montarsolo, tra cui la recente mostra a Castel dell’Ovo a Napoli nel 2018, la retrospettiva odierna vuole approfondire la proficua produzione dell’artista, presente a pieno titolo nella storia dell’arte nazionale, muovendo dal figurativo fino alle soglie dell’astrazione.
Le quarantacinque opere qui selezionate dall’Archivio dell’Associazione Montarsolo raccontano i principali filoni del percorso artistico di Carlo Montarsolo, in particolare quelli legati alla musicalità del colore, tema fondante della mostra, ad esempio con “Pianoforte” (1964) e “Beethoven” (1981).
Accanto al ciclo pittorico “Segni e suoni”, quattro momenti sintetizzano la vasta produzione del noto artista italiano: le “Lave vesuviane”, il “Mare” e una selezione delle opere del periodo più noto del maestro, ossia la sua produzione più materica, centrata su “Geometria e luce” e sulla loro capacità rivelativa in un contesto astratto-geometrico, senza tuttavia perdere di vista la forma naturalistica.
A completamento, il ciclo “spazio e tempo” con opere inedite dell’Archivio Montarsolo ed un corpus di inchiostri del decennio 1950-1960.
Curata da Federico Romanelli Montarsolo, la mostra è corredata da un fascicolo a colori con un intervento critico di Enrico Crispolti e la curatela scientifica di Giorgio Agnisola.
Info
Reggia di Portici – Sale degli Appartamenti Reali – Via Università 100, Portici (Napoli)
Orari: dal giovedì alla domenica, 9.30 – 18.30
info@carlomontarsolo.it
www.carlomontarsolo.it
Ufficio stampa
Simona Martino
Tel. +39 3351313281
Email: simonamartino2009@gmail.com
Carlo Montarsolo
Nato a Terni nel 1922 si trasferirà presto a Portici (Napoli).
Sin dai primi anni Quaranta è presente sulla scena artistica nazionale ed internazionale, invitato alle più importanti rassegne, segnalato da critici come Giulio Carlo Argan, Cesare Brandi, Palma Bucarelli, Luigi Carluccio, Marco Valsecchi, Marcello Venturoli, Lea Vergine e, più di recente, Giorgio Agnisola ed Enrico Crispolti.
Autodidatta, comincia a dipingere a sedici anni riproducendo paesaggi della zona vesuviana, in cui evidenti sono i rimandi a Turner e Constable, agli impressionisti e ai divisionisti fino ai Fauves.
A Parigi, scopre l’arte di Braque e Picasso e il cubismo analitico di Cézanne che sarà la peculiarità delle opere mature di Montarsolo, insieme alla tavolozza accesa desunta dalla pittura fauves.
Risale al 1948 la sua prima importante personale alla Galleria Forti di Verona.
Nel 1950 a Milano partecipa ad una mostra patrocinata da “Il Giorno” e organizzata da Marco Valsecchi.
Nel ’57 vince il Premio Mancini, massimo riconoscimento per giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Nel ’59 è medaglia d’oro al Gran Premio Venezia, Esposizione biennale nazionale d’arte contemporanea.
È presente a tutte le Quadriennali d’Arte di Roma, al Palazzo delle Esposizioni, alla Biennale Internazionale d’Arte del Mediterraneo, dove rappresenta l’Italia su designazione della Biennale di Venezia e successivamente a Melbourne, Sidney, New York, quale rappresentante della pittura italiana su invito della Quadriennale di Roma.
Nel 1962 con Tempio sommerso, primo autentico esempio di cubismo analitico visto a Napoli, riceve il massimo riconoscimento da una giuria presieduta da G. C. Argan. Dagli anni Settanta è invitato più volte dagli Istituti Italiani di Cultura all’estero per mostre personali, seminari e conferenze sull’arte moderna.
A cura della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Napoli e quale riconoscimento per la sua carriera artistica, nel 1987 viene organizzata una sua mostra antologica nel Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes.
Didatta appassionato (suo il libro-vademecum Un artista racconta l’arte, Guida Editori, 2002), è autore di conferenze e articoli sulle problematiche dell’arte moderna fino a pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nel 2005.
Le sue opere figurano nei principali Istituti Italiani di Cultura nel mondo, in musei e pinacoteche, alla Permanente di Milano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, al Museo d’Arte Moderna di Santo Domingo.
Nel 2007 il Ministero degli Affari Esteri ha acquisito l’opera Operaio ferito (1961) per la Collezione d’arte moderna della Farnesina.
Nel 2014, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e con l’adesione della Presidenza della Repubblica, espone nella mostra retrospettiva Visioni Mediterranee al Museo Nazionale del Montenegro.
Retrospettive sul suo lavoro si sono tenute recentemente nelle città di La Spezia, Napoli e San Francisco.
Concerti a Napoli dall’11 al 17 giugno 2018
Questi gli appuntamenti previsti dall’11 al 17 giugno 2018:
Martedì 12 giugno, alle ore 18.00, con repliche mercoledì 13 giugno, alle ore 18.00, venerdì 15 giugno, alle ore 19.00, sabato 16 giugno, alle ore 18.00 e domenica 17 giugno, alle ore 17.00, al Teatro di San Carlo, fuori abbonamento, per la Stagione lirica 2017-2018, allestimento dell’opera in tre atti “La traviata” di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave
Direttore: Jordi Bernacer (Maurizio Agostini, 17 giugno)
Regia: Lorenzo Amato
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Luci: Fiammetta Baldiserri
Personaggi ed interpreti
Violetta: Maria Grazia Schiavo (12 e 16 giugno) / Claudia Pavone (13 e 15 giugno) / Aleksandra Kubas-Kruk (17 giugno)
Alfredo, Francesco Demuro (12, 15 e 17 giugno) / Alessandro Scotto Di Luzio (13 e 16 giugno)
Flora: Elena Traversi (12, 15 e 17 giugno) / Gabriella Colecchia (13 e 16 giugno)
Annina: Michela Petrino
Giorgio: Amartuvshin Enkhbat
Gastone: Lorenzo Izzo
Il barone Douphol: Roberto Accurso (12, 13, 15 e 16 giugno) / Alessio Verna (17 giugno)
Il marchese D’Obigny: Italo Proferisce (12, 13, 15 e 16 giugno) / Nicola Ebau (17 giugno)
Il dottor Grenvil: Laurence Meikle
Matador, Giuseppe Ciccarelli /Ertugrel Gjoni
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Costo del biglietto
Martedì 12 giugno, mercoledì 13 giugno 2018 e venerdì 15 giugno (tariffa giorni feriali)
Intero
Palco Reale: 300 Euro
Poltronissima Oro: 110
Altri posti: da 95 a 35 Euro
CRAL ed Enti convenzionati, Gruppi dalle 10 alle 20 persone
Palco Reale: 270 Euro
Poltronissima Oro: 99 Euro
Altri posti: da 86 a 32 Euro
Gruppi oltre 20 persone
Palco Reale: 255 Euro
Poltronissima Oro: 88 Euro
Altri posti: da 81 a 30 Euro
Giovani under 30 / Anziani over 65*
Poltrona: 30 Euro
Palchi laterali: 25 Euro
*con reddito minimo come da circolare INPS n.1 del 9 gennaio 2015 e/o titolari di Social Card
Posto di solo ascolto: 20 Euro
Sabato 16 giugno e domenica 17 giugno (tariffa weekend)
Intero
Palco Reale: 400 Euro
Poltronissima Oro: 130 Euro
Altri posti: da 110 a 35 Euro
CRAL ed Enti convenzionati, Gruppi dalle 10 alle 20 persone
Palco Reale: 360 Euro
Poltronissima Oro: 117 Euro
da 99 a 32 Euro
Gruppi oltre 20 persone
Palco Reale: 340 Euro
Poltronissima Oro: 111 Euro
Da 94 a 30 Euro
Giovani under 30 / Anziani over 65*
Poltrona: 30 Euro
Palchi laterali: 25 Euro
*con reddito minimo come da circolare INPS n.1 del 9 gennaio 2015 e/o titolari di Social Card
Posto di solo ascolto: 20 Euro
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Mercoledì 13 giugno, alle ore 13.30, presso Palazzo Zevallos Stigliano (v. Toledo, 185), per la rassegna “E’ aperto a tutti quanti”, concerto dal titolo “Bella figlia dell’amore” con la partecipazione dei cantanti Qianjin Ding, Clarissa Piazzolla, Nicola Straniero, Lei Haocheng, Irakli Nutsubitze, accompagnati al pianoforte da Lorena Oliva
In programma musiche di Verdi
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
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Mercoledì 13 giugno, alle ore 18.00, nella Sala Scarlatti del Conservatorio, per “I Concerti del Conservatorio”, concerto dell’U.S. Naval Forces Europe Band “Wind Ensemble” e dell’Ensemble di Fiati del Conservatorio di San Pietro a Majella, diretti dal Capitano di corvetta Charles S. White
Ingresso libero
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Giovedì 14 giugno, alle ore 20.00, nella veranda neoclassica di Villa Pignatelli (Riviera di Chiaia, 200), per la rassegna “Maggio della Musica”, concerto della pianista Monica Leone
Programma
L. v. Beethoven
Sonata n. 19 in sol minore, op. 49 n. 1
Sonata n. 20 in sol maggiore, op. 49 n. 2
Sonata n. 24 in fa diesis maggiore, op. 78
Sonata n. 25 in sol maggiore, op. 79
Sonata n. 26 in mi bemolle maggiore, op. 81 “Les adieux”
Sonata n. 27 in mi minore, op. 90
Costo del biglietto
Intero: 20 Euro
Ridotto: 15 Euro
Ridotto giovani: 10 Euro
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Giovedì 14 giugno, alle ore 20.15, presso il Cortile delle Fontane del Museo Archeologico Nazionale, inaugurazione del ciclo “Miti di Musica”, organizzato dall’Associazione Alessandro Scarlatti con la partecipazione dell’ensemble Ars Ludi, formato dai percussionisti Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri, Luca Giacobbe, Gianfranco Vozza, Jamil Zidan
Programma
G. Battistelli: Marx Lenin Mao Tse Tung per 3 performers
S. Sciarrino: Il legno e la parola per marimbone
G. Battistelli: Orazi e Curiazi per 2 performers
S. Reich: Drumming per 4 coppie di bongos
G. Battistelli: Psycopompos per 6 performers
Costo del biglietto: 2 Euro (tariffa ingresso serale al Museo Nazionale)
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Giovedì 14 giugno, alle ore 21.00, presso l’Istituto Domenico Martuscelli (Largo Martuscelli, 26 – Vomero), nell’ambito dei concerti organizzati dalla Consulta degli Studenti del Conservatorio, recital del pianista Matteo Cocca
Programma
F. Schubert: Improvviso op. 142 n. 2
J. Brahms: Ballata op. 116 n. 1
C. Debussy
Rêverie
Preludi n. 8 e n. 10 (Libro I)
Ingresso libero
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Venerdì 15 giugno, alle ore 18.00, nella Sala Scarlatti del Conservatorio, per “I Concerti del Conservatorio”, concerto dell’Orchestra Sinfonica degli allievi del Conservatorio di San Pietro a Majella, diretta dal maestro Leonardo Quadrini
In programma musiche di Shostakovich, Ciaikovskij, Elgar, Brahms
Ingresso libero
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Venerdì 15 giugno, alle ore 21.00, a Villa Di Donato (piazza S. Eframo Vecchio), per la rassegna “Live in Villa Di Donato”, “Terra mia” di Susanna Canessa, con Susanna e Brunello Canessa (voce e chitarra), Monica Doglione (voce), Luca Guida (percussioni) e Coro “Musiké”, formato da allievi del Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino, diretti da Raffaella Bellezza
In programma brani classici della canzone napoletana, accompagnati dalla esposizione e proiezione dei quadri di Patrizia Balzerano
Costo del biglietto (comprensivo di cena e spettacolo): 25 euro
Prenotazione obbligatoria – numero di posti limitato
Per prenotazioni:
prenotazioni@key-lab.net
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Sabato 16 giugno, alle ore 11.30, nella Sala Scarlatti del Conservatorio, per la rassegna “Mattinate Musicali a San Pietro a Majella”, concerto dal titolo “Movie Fantasy” con la partecipazione di Enrico Mormile (voce), Francesco Salime (sassofono) e Carlo Mormile (pianoforte)
In programma musiche da film
Ingresso libero
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Sabato 16 giugno, alle ore 13.00, presso Palazzo Zevallos Stigliano (v. Toledo, 185), per la rassegna “E’ aperto a tutti quanti”, concerto dal titolo “Tu ben sai quant’io t’amai” con la partecipazione dei cantanti Xiao Xiang, Shi Wanyue, Chen Yiming e Giuseppina Bruno, accompagnati al pianoforte da Zang Yue
In programma musiche di Mozart, Bellini, Donizetti, Verdi
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
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Sabato 16 giugno, alle ore 18.30, presso Casa Tolentino (Gradini S. Nicola da Tolentino, 12), in collaborazione con l’Associazione Loro di Napoli, concerto dal titolo “Emozioni al Tramonto”, con la partecipazione del trio Esperidi, formato da Francesca Curti Giardina (voce), Tiziana Minervini (chitarra classica) e Angela Lancieri (chitarra acustica e effetti)
In programma brani del repertorio ispanico e canzoni classiche napoletane
Contributo: 13 Euro
E’ gradita la prenotazione al 331 7485815 (whatsapp )
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Domenica 17 giugno, alle ore 11.00, presso la Sinagoga (vico Santa Maria a Cappella Vecchia, 31), concerto della pianista Maria Sensale
Programma
C. Debussy
Bruyères
Minstrels
J. S. Bach: Partita n. 2 in do minore BWV 826
C. Franck: Preludio, corale e fuga
Ingresso libero
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Domenica 17 giugno, alle ore 19.00, nella Cappella della SS. Trinità dei Pellegrini (via Portamedina) per l’inaugurazione del ciclo “Organi storici della Campania”, organizzato dall’Associazione Alessandro Scarlatti, concerto di Roberta Schmid
Programma
J. S. Bach
Corale Ich ruf zu dir, Herr Jesu Christ BWV 639
Toccata e Fuga in re minore BWV 538 (“Dorica”)
Corale Herzlich thut mich verlangen BWV 727
P. A. Yon: Toccatina for Flute
E. Gigout: Toccata
D. Bédard: Rhapsodie sur le nom de LAVOIE
P. Ayres: Exite fideles
L. Boëllmann: Suite Gothique
Ingresso libero
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Domenica 17 giugno, alle ore 20.00, nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, per i “Concerti di Primavera” della Nuova Orchestra Scarlatti, concerto dell’Orchestra Scarlatti Junior, diretta da Gaetano Russo e Francesco Aliberti
In programma musiche di Kreisler, von Weber, Beethoven, Gershwin, Ravel
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
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Domenica 17 giugno, alle ore 19.30, presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa (via Pietrarsa – San Giovanni a Teduccio), l’associazione Mousikè propone l’appuntamento inaugurale della rassegna “Sinfonie sul Mare”
Programma non ancora pervenuto
Contributo: 8 Euro (comprensivo di performance musicale, tour serale del Museo e degustazione di vino)
Prenotazione obbligatoria:
online: www.associazionemousike.com
telefonica: +393402399453
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Sabato 5 maggio 2018, prosegue il Tour TERRA MIA, un viaggio nella canzone napoletana… con i quadri di Patrizia Balzerano per “I Cavalieri della tavola balorda”
Sabato 5 maggio 2018, ore 20,30, la sede de “I Cavalieri della tavola balorda” (Via S. Maria 202c Quarto – Napoli) ospita lo spettacolo “Terra Mia” di Susanna Canessa (voce e chitarra), viaggio nella canzone napoletana con esposizione e proiezione delle opere Patrizia Balzerano e la partecipazione di Monica Doglione (voce) e Luca Guida (percussioni),
Un viaggio fino alle radici del repertorio classico napoletano da Fenesta Vascia a Malafemmena ed altri pezzi della nouvelle vague partenopea, fino all’immancabile “Terra mia” di Pino Daniele.
Un omaggio musicale e visivo alla nostra Napoli dove le Arti s’incontrano, si fondono in un unico pensiero profondo che guarda il mare e il cuore che ascolta la voce della terra, la nostra terra.
A seguire la consueta cena dei Cavalieri
Info e prenotazioni al n. 34780755002
Pagina Facebook: I Cavalieri della tavola balorda
(Sulla pagina trovi la cartina per raggiungere la Sede)
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Guarda il video FENESTA VASCIA: è un piccolo assaggio
Sabato 7 Aprile 2018, inaugurazione alla Galleria “Il Triangolo” di Cosenza la mostra CORRELAZIONI ASTRATTE con opere di tre artisti campani, a cura di Maurizio Vitiello
Sabato 7 Aprile 2018, alle ore 17, sarà inaugurata la mostra, curata da Maurizio Vitiello, “CORRELAZIONI ASTRATTE” con opere recenti di tre artisti aniconici dell’area campana: Eduardo FERRIGNO, Antonio IZZO, Gianni ROSSI, alla Galleria d’Arte “Il Triangolo”, Via degli Alimena, 31d, 87100 Cosenza (0984.73633 – http://www.galleriailtriangolo.com – info@galleriailtriangolo.com), diretta da Enzo Le Pera.
L’esposizione resterà aperta sino al 20 aprile 2018; orario galleria: 10,30-13.00/16,30-20.00.
Catalogo in galleria.
Scheda della mostra dal catalogo a cura di Maurizio Vitiello:
CORRELAZIONI ASTRATTE
Eduardo Ferrigno Antonio Izzo Gianni Rossi
opere recenti
Da anni Eduardo Ferrigno, Antonio Izzo e Gianni Rossi saggiano i loro studi e i loro interventi in mostre di gruppo; hanno voglia di esprimersi, di “esserci”, di discutere.
E’ chiaro che la prospettiva del domani è nell’attualità dell’arte.
Il loro procedere è un gioco sottile di rimbalzi; orizzonti, profili, panorami s’interconnettono nelle frontiere comuni.
Oggi abbiamo bisogno di bellezza e di sogni; “La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij e “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” scrive il grande drammaturgo seicentesco che fu Shakespeare, nella sua opera “La tempesta”.
Il loro cammino è accattivante, va verso il “bello” e il loro impegno è sincero; finitime sono le loro impostazioni, e, tra le loro opere, si colgono, si avvertono e si percepiscono “scambi di confine”, nell’alveo di produzioni serissime e nel concreto ventaglio di traguardi raggiunti, già, coerentemente, alle spalle.
Da anni Eduardo Ferrigno, Antonio Izzo e Gianni Rossi saggiano i loro studi e i loro interventi in mostre di gruppo; hanno voglia di esprimersi, di “esserci”, di discutere.
E’ chiaro che la prospettiva del domani è nell’attualità dell’arte.
Il loro procedere è un gioco sottile di rimbalzi; orizzonti, profili, panorami s’interconnettono nelle frontiere comuni.
Oggi abbiamo bisogno di bellezza e di sogni; “La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij e “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” scrive il grande drammaturgo seicentesco che fu Shakespeare, nella sua opera “La tempesta”.
Il loro cammino è accattivante, va verso il “bello” e il loro impegno è sincero; finitime sono le loro impostazioni, e, tra le loro opere, si colgono, si avvertono e si percepiscono “scambi di confine”, nell’alveo di produzioni serissime e nel concreto ventaglio di traguardi raggiunti, già, coerentemente, alle spalle.
- Un’opera di Eduardo Ferrigno
- Un’opera di Antonio Izzo
- Un’opera di Gianni Rossi
Eduardo Ferrigno con la sua pittura riesce a incardinare assi con giustapposizioni, che attirano interessi; insomma, verticalità dimensionano un “assett” centrale, chiaro e netto.
Con questi ultimi lavori distribuisce con acutezza impianti finemente investiti dalle qualità cromatiche dell’oro, sino a coinvolgere cromatismi forti, carichi.
I soggetti hanno voglia di conquistare lo spazio, anzi tentano di sedurlo e d’invaderlo, pienamente.
Questa costante si capta dalla dinamica, dichiarata ed estrema, di intriganti penetrazioni e incursioni, che intendono significare presenze.
Eduardo Ferrigno codifica la redazione delle sue opere con impasti cromatici solidi, convincenti e compatti, perché si riveli un misurato senso tattile, quasi di corporeità, e per favorire, al massimo, l’assunzione icastica della scena.
Nella discrezionalità rigorosa dell’impianto astratto, impostato e strutturato, si legge e si ricava la tendenziale idea di misurare lo spazio, ma, anche, di interpretarlo, integralmente, per possederlo e alla fine per conquistarlo con valenti e pregnanti pluridimensioni cromatiche.
Eduardo Ferrigno non ricorre a iconografie multimediali, ma a scandite estrapolazioni e a gettiti emotivi personali, ed è sempre in continua attività; impegnato, indubbiamente, a inquadrare azioni e a seminare gesti nuovi.
L’artista cerca di dare sostanza alle attese e coglie, nelle sue combinate plastico-pitture, certezze acute di soglie e di limiti, ma fa di tutto perché ci siano varchi, respiri, passaggi, insomma aperture.
Il suo intendimento indugia, con severa discrezione, sull’esterno del mondo e mantiene un giusto e pudico contatto con i sentieri del limite e dell’estremo, che non ravvede come soglie di preclusione, come stop.
Un sentimento di riappropriazione lo spinge a colmare la tela bianca e, allora, legge i sussulti quotidiani, mai pacifici, controllati ed esaminati grazie ad una profonda ed estesa presa di coscienza, compiutamente corroborata anche dalla disamina di ciò che è stato sedimentato, e che regge, elegantemente, quasi in decalcomania, “l’esprit du monde”.
Il “focus” dell’azione pittorica, che parte e prende spunto da vene intimistiche, cala, poi, il suo interesse sulla rappresentazione del reale, determinata dalla “comédie humaine”.
Eduardo Ferrigno con estrema sobrietà ha sempre cercato di esplicitare, estroflettere e condensare con un particolare codice linguistico un intenso carico di immagini vigorose, energiche e vivaci, in cui segmenti e cromie potenziano e consolidano visioni e osservazioni rilevanti e costanti.
Le sue opere riescono con l’affondo nella materia a confermare squarci di luci e di verità, spaccati filigranati e riassunti laceranti.
L’artista forma, con significativa abilità, spessori sulla tela per alimentare cromatismi decisi, perché palpitino equilibri di umori e s’inseguano sfere di sentimenti.
Si riesce, così, a captare la volontà dell’artista di significare, con tratti rinforzati ed esperti, agganciati a preposti vettori cromatici, determinati da gesti precisi, un calibrato ventaglio di motivi e di strutture visive.
Eduardo Ferrigno assegna a una scala polarizzata di sequenze di colori, regolata da reticoli di sezioni, che vibrano tra torsioni necessariamente dinamiche, concetti e pensieri alti, nonché istruite considerazioni.
Non solo le parole, ma anche i suoi variegati segni esprimono e dichiarano propositi, investigazioni e ci riassumono l’uomo che, seppur dominante con la tecnologia, riattraversa i miti per by-passare e oltrepassare la storia, ma, in definitiva, insegue libere fughe in avanti.
Il suo itinerario pittorico, sostanziato da suggestioni iconiche, è cadenzato da visioni aperte, nelle quali si percepiscono accadimenti possibili, tracciati da ombre oscillanti e da presenze mutevoli.
Eduardo Ferrigno raccoglie e assembla, seguendo palpitanti visioni, che ricontrolla con un esercizio cadenzato di spessori, tocchi cromatici e di precisazioni strutturali.
Le modulazioni dell’artista, lontane da congetture ipotetiche o da circuiti ingannatori, risultano franche, autentiche.
L’artista, con redazioni pittoriche caricate da tratti spezzati, riesce ad assumere una posizione propria, agganciata, comunque, ai solchi di ambiti di un singolare simbolismo astratto.
La sua pittura snoda sequenze e inquadrature di un universo, raccolto da risposte di uno specchio intimo, ma che guarda anche al mondo.
Oggi, in conclusione, le ultime opere dell’artista, risultano tangenti a una chiave più vicina all’astrazione,
Nella sequenza degli ultimi lavori si percepiscono significazioni ad alta incidenza astratta.
I colori sono stati gradualmente scelti, conquistati, presi, ripresi, verificati, sostanziati, calati, stesi, assunti e determinati.
Le nuove frontiere di un percorso sensibilmente astratto sagomano e profilano campi dell’origine per intercettare e meglio intendere il futuro.
Antonio Izzo continua a sviluppare programmi compositivi agili.
A memoria calma e raffreddata, possiamo sottolineare che la produzione artistica dell’artista deriva da seduzioni e articolati recuperi; da seduzioni perché ha sempre inseguito e sostanziato percorsi della sua ricerca tentando di indagare su vari, complessi e specificati tagli estetici e da recuperi, perché per lui nessun “materiale di risulta” può considerarsi tale, dato che potrebbe avere ancora in sé un lancio di sfida all’estetica.
In una complessa rete di riverberi di cuore e di segni rugosi, tutti tesi a pronunciare una storia di rimandi estremi, e in una sorta di affrancature emotive e di “scarabocchi”, che indugiano e indagano su variabili “altre”, corrispondenze astratte declinano variegate sequenze immaginative di riscontri intuitivi.
Alcuni dipinti, come ad esempio, “Elemento organico su fondo rosa” (2016), “Verso il Golgota” (2016), “Mediterraneo” (2016), “Nello studio del pittore” (2017), deviano su incasellamenti ed effrazioni, che ricordano, lontanamente, in filigrana e come reliquato memoriale, la “scia” figurale di bimbi in gioco o impegnati nella disputa de “il gioco della settimana” – ma i ragazzini d’oggi sanno che cos’è? – presente nella produzione di espressività gestuale di Elio Waschimps, dopo, e, prima, di Raffaele Lippi, che fece parte del “Gruppo Sud”, insieme ad Adriana Artiaco, Renato Barisani Raffaello Causa, Ezio De Felice, Renato De Fusco, Armando De Stefano, Vera De Veroli, Alfredo Florio, Vincenzo Montefusco, Federico Starnone, Mario Tarchetti, Guido Tatafiore.
Da non dimenticare che Elio Waschimps e Raffaele Lippi passarono, successivamente, per l’informale, come cita, tra gli altri, giustamente e pertinentemente, Renato De Fusco.
Izzo, ora, rientra con un certo carattere ed espone con una più determinata continuità, da solo e con questo gruppo di amici-artisti.
La voglia di segmentare e approfondire per accertare reali posizioni di giudizio combina un ductus, in cui viene tracciata la redazione di una scrittura da corsivo dinamico al posato manifesto.
Le sue opere meritano attenzione da parte della stampa e della critica, come le opere degli altri due amici artisti, Ferrigno e Rossi, perché incapsulano ardenti sommovimenti, utili frazioni di ricerca e un’incontrovertibile vertigine di riferimenti.
Con le ultime produzioni tende a esplorare, ulteriormente, i limiti e i confini di una diversa percezione dell’arte, il che non guasta.
Antonio Izzo non è, assolutamente, ancorato alla tradizione, né è allineato alle morbide posizioni di moda del momento, che nascono da interessi di mercato, ma spinge a una risemantizzazione del telescopico astratto-geometrico.
Antonio Izzo ha dalla sua differenziate esperienze e su queste ha sempre navigato consapevole per approdare a una “cifra” di lettura, che vede l´uomo e il suo desiderio di vita, convintamente, descritto in un accordo dai mille risvolti.
In tele e carte collega uomo e domani, in un divenire senza tempo.
La moderna tecnologia e il suo status avanzato sono controllati, esaminati e rilanciati in uno scenario futuribile, tra rimandi e furbizie segniche.
La scienza sta progredendo a passi sostenuti e incontenibili e, talvolta, si sostituisce o s’integra nella potenza ambientale decretando problematiche, non effimere, e se l’artista rileva, dalle membrature della natura e, chiaramente, dalle sue trasformazioni, la ricaduta, in parallelo, geometricamente funzionale determina aggettivate elaborazioni di temperamento astratto.
La scena composta può sostanziare una rapida sintesi e l´artista appronta e contestualizza, con mano rapida e sicura, apparati e risultati in soluzioni grafico-pittoriche, che stringe su formulazioni inquiete.
Ma anche singolari associazioni intervengono in altre stesure.
Su dati aggregati, su bivalenze, su comparazioni si muove la pittura di Antonio Izzo, tutta tesa a sottolineare stime binarie, ricerche del doppio, strategie per multiversioni.
E negli assemblaggi di materiali di risulta combina ciò che è stato, anche, meccanicamente in azione, con elementi segnico-cromatici d´indubbia, invitante, lusinga estetica.
Tangibili pezzi vengono riproposti con abilità per ridisegnare possibili rinascite.
Da condizioni obsolete si passa a condizioni di vitalità visuale, suggerite da una creatività, e cosciente.
Se il sistema aliena, il potere dell’immaginazione può condurre altre verifiche e rinfrancare altre segnalazioni, sino a riabilitare e a ripristinare il già consumato per estendere una vita di fluttuanti segni , nonché addizionate campiture.
Un sottile “stupor mundi” pervade le opere di Antonio Izzo, che vengono fuori da un “mare magnum” di situazioni e circostanze visive e, certamente, si sollevano dall’anestesia etica collettiva e intendono significare, perché vogliono dire ancora qualcosa, scivolando in un codice eminente e franco.
Da equilibri sensibili a tecniche miste indicative, di uno spedito “melting pot” culturale, si sedimentano le dimensioni poetiche dell’artista impegnato a pedinare preziosi sogni fantasmatici, attraverso incredibili reliquati memoriali.
Queste opere di Antonio Izzo devono essere lette con attenzione, perché crediamo che nelle sue elaborazioni s’innalzi il cuore dell’arte, che inganna e rivolge a sé la ragione della ricerca.
Antonio Izzo misura il suo tempo con uno “screening” oculato, attento su tutto ciò che trova e che può riabilitare.
In conclusione, possiamo segnalare che reintegra la percezione dell’occhio estetico e riporta, con candore, a vivificare il “fil rouge” dell’estrema esistenza di segni incisi, di meccanismi riabilitati e di oggettive incidenze astratte.
Insomma, converte, in un sistema coordinato di tagli e pressioni, dimensioni e dispositivi, perché vivano un seguito di un arco vitale.
Gianni Rossi, gioca, da sempre con titoli orientati, talvolta intriganti, insomma appassionanti, e puntualizza con precisa chiarezza la sua linea, sia grafica che pittorica, che ha avuto, serie dopo serie, passo dopo passo, momento dopo momento, enunciazioni chiare, esplicite, capaci, convinte e persuasive, senza inganno alcuno.
Con disegni e chine ha affrontato tesi e tematiche, indicate e registrate in libri e monografie esemplari.
Il vocabolario segnico-coloristico di Gianni Rossi invita a pensare a uno “screening” puramente giocato nello spazio dei contrappesi visivi, degli accordi cromatici e delle sintesi geometrico-compositive.
Ma il peso, il valore degli impasti è anche giocato, in maniera determinata con materie varie, che sceglie con argute risoluzioni.
Ma sotto c’è una mappatura metaforica e una geografia di combinazioni, puro traslato di immaginazioni, in parte, e di assensi strutturali reali, per l’altra buona metà; insomma, solo una lettura attenta, profonda, combinata riesce a cogliere quanto di vigilato è sui piani partecipi della sua pittura, che intende accogliere il mondo esterno, che filtra nella sua anima e nelle sue acquisizioni mentali.
Ciò che è fuori pareggia con l’intimo sentire.
Più volte, nel tempo, abbiamo scritto su e per Gianni Rossi – basta vedere le indicazioni bibliografiche dei suoi cataloghi – e sempre abbiamo posto l’accento sulla predominanza di una voluta disposizione geometrica di base, combinata ad accogliere un sostrato di matericità, nell’approccio con la tela e con altri supporti.
Ma abbiamo anche informato, i lettori di quotidiani e di riviste, su cui siamo intervenuti, che nell’esercizio pittorico di Gianni Rossi s’espande, sulle affinate e incidenti trame e sui dinamici e pulsanti orditi astratto-geometrici, un pregevole dettato segnico, supportato da una tensione poetica, che pone nel gioco compositivo allusioni di racconti, sottilmente e variegatamente affabulanti, per rendere sensi luministici.
La linea geometrica predominante s’imbeve di tessuti materici, di estensioni logico-spaziali armonizzate, amalgamate, connesse con spiriti di corporeità. Insomma, la linea virtuosa s’aggancia a infrazioni materiche, a palpitanti campiture, a reti ben impastate, dove s’estendono motivazioni di ricerca sul senso della vita e sulla stessa pittura.
Crediamo, che, man mano, i suoi lavori saranno sempre più apprezzati dal mondo della critica e ogni opportuna occasione espositiva permetterà una sempre migliore acquisizione del tracciato segnico-pittorico-poetico che valida un percorso di attenzioni massime al mondo.
L’ attuale tracciato dall’artista Gianni Rossi posiziona commenti e aperture. L’artista si sofferma, in modo esteso, a contenere gli imbarazzi contemporanei e a rilanciare possibili visioni di concordia.
Per l’artista ogni mostra è: “ … Una raccolta di opere poste in sequenza, come un divenire di tempi e realtà, di distanze e luoghi, con un costante approccio al territorio, alla geografia di luoghi, alle luci e alle cromie della realtà vissuta. …”.
Le sue tele si inseriscono nel filone dell’astrattismo contemporaneo in cui a prevalere sono linee segmentate e colori volutamente accesi, brillanti e squillanti, attraverso l’uso di acrilici, collages, impasti di polvere di marmo e di carta, e non solo.
Semplicemente, Gianni Rossi percorre le strade dell’astrattismo di matrice lirica, in cui eleganze curvilinee, fraseggi pittorici, ribattute articolazioni e consistenze materiche sottolineano campiture gravide di umori e di verità, mentre segni, segnacoli e segnali intercettano effetti ludici e sorreggono i tagli più squisitamente geometrici in chiave astratta.
Gianni Rossi sa bene come portare avanti la sua personale, garbata descrizione astratto-lirico-geometrica all’interno delle ricerche delle numerose onde astratto-informali, tanto da essere un punto di riferimento per le nuove leve e motivo di studio per giovani studenti universitari.
Ovviamente, è riuscito a determinare e a definire una sua cifra di riconoscibilità, il che non è poco; anzi, è quel molto che lo potrà sempre decisamente contraddistinguere, ma non solo nella sua terra d’origine.
Chi studia l’astratto-lirico-geometrico deve sapere che questo codice interpretativo è stato investigato e reso da artisti di varie latitudini.
Gianni Rossi regola memoria e maniera, riclassifica le tonalità dei colori, rimedia il senso del taglio per agevolare aperture e uncinare valenze certe, in cui spessori rendono profondità reali e, altre volte, cosmiche.
Riuscire, dopo tanti anni di integra ed esperta carriera, a essere riconosciuto come valido interprete di un segmento qualificato, che fa combaciare le estremità dell’astrattismo lirico e dell’astrattismo geometrico, depone tutto a suo favore.
Oggi, Gianni Rossi nella continuità di una linea raffinata dell’arte si pone nella folta schiera delle firme, accorsate e serie.
Il merito principale dell’artista è di aver raccolto e riattivato le sue prese di coscienza in sviluppi vitali con un esercizio quotidiano, di respiro e di metodo, che non lo stanca.
Oggi, più di ieri, prosegue nell’elaborare un circolo di riconsegne estetiche, consistenti e condivise.
Maurizio Vitiello
Napoli, 2018
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