Ricordi sospesi: un percorso tra fotografia, moda e musica, nella mostra multidisciplinare che si terrà dal 14 al 20 maggio al Circolo della Stampa di Avellino

“Ricordi sospesi” è il titolo della mostra multidisciplinare, che sarà allestita dal 14 al 20 Maggio, presso il Circolo della Stampa di Avellino, in Corso Vittorio Emanuele n. 6 e visitabile dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00.
Il vernissage è previsto per sabato 14, alle 18,30.
L’evento artistico si articola in tre diversi segmenti creativi: fotografia, moda e musica. L’obiettivo è condurre il visitatore in un viaggio emozionale ed esperienziale attraverso la contaminazione di territori espressivi, legati tra di essi da un filo rosso, quello del tempo e della memoria.
Autori della mostra – organizzata dall’Associazione Teatrale “AISTHESIS”, presieduta da Luca Gatta, e FS EVENT srls, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Campania e Cloe by Serena Fierro – sono la fotografa e artista visuale Giorgia Bisanti, la stilista Rossella Coppola, i compositori, Umberto Ciccone, Francesco D’Acunzi, Raffaele Gagliardi, Giovanni Parrocchia ed il tecnico del suono, Manuel Lomazzo, con la direzione artistica di Raffaella Bellezza.
La nostalgia verso un tempo passato o non vissuto, la riflessione sulla condizione di fragilità a cui l’ uomo è inevitabilmente destinato, sono i temi visibili nelle opere di Giorgia Bisanti, che presenterà per la prima volta in Campania il progetto “Meno Umani”, dopo averlo esposto a Mia Fair (Milano), Biennale dei Giovani Fotografi Italiani (Bibbiena) e Phest (Monopoli).
“Madeleine” è invece la capsule collection di 6 outfit, firmata da Rossella Coppola, giovane stilista originaria dell’avellinese e formatasi a Roma e Milano, in cui si evincono chiari riferimenti a uno stile sportivo anni 90, e dove prendono ispirazioni non solo riferimenti modellistici, sartoriali e tessili ma anche e soprattutto il sapore e il ricordo indelebile di un’infanzia impressa da un legame indissolubile con la nonna materna, Maddalena, da qui il titolo e l’elogio della collezione.
Ad accompagnare il percorso espositivo, l’ esecuzione musicale in filodiffusione si articolerà in tre tableaux vivants: sonorità cantabili, riscontrabili nelle composizioni pianistiche – “Baba’s hands”, “Lanter”, “Seashell secret”, “Goodnight for a gentle soul” – di Umberto Ciccone e quartettistiche – “Crescendo”, “Sospesi” – di Giovanni Parrocchia.
La narrativa musicale prosegue con la Trilogia di Francesco D’Acunzi, perfetta unione tra melodia ed effettistica elettronica. In conclusione, Sea di Raffaele Gagliardi: pura musica elettronica.
Venerdì 13 dicembre allo Spazio Kromìa inaugurazione della mostra “Braveries”, personale del fotografo Lino Rusciano
Kromìa è lieta di presentare venerdì 13 dicembre, alle ore 19.00, negli spazi siti in via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli) “Braveries”, personale del fotografo Lino Rusciano
In mostra, opere dalla recente produzione dell’autore.
Prodezze ed esibizionismi marini di ragazzi catturati in strada sul lungomare partenopeo divengono nell’obiettivo dell’artista, tra sensibilità psicologica e ricerca antropologica, la scrittura di un micro-mondo sociale sofferto di non inclusione, eppure pregno di energie e speranze. Costruendo un’estetica fuori dal tempo in bianco e nero, tra plasticità scultorea e finezza ritrattistica.
Direzione Artistica: Donatella Saccani
A cura di: Diana Gianquitto
… Di doman non v’è certezza
di Diana Gianquitto
Potenza e sorpresa.
La camera di Lino Rusciano è strumento di ingrandimento e ricerca su inaspettate consonanze intrinseche di oggetti e personaggi coi luoghi in cui abitano, inaudita ma poetica lente magnificatrice su verità sociologiche, e al contempo bacchetta da rabdomante capace di captare energie presenti ma misconosciute, accostamenti rivelatori e suggestioni pittoriche.
Punti di vista ravvicinati, prospettive accelerate e arditi voli tecnici pindarici, inversioni dimensionali e ribaltamenti di gerarchie di senso abitudinarie illuminano le scoperte acute ma delicate dell’artista, innescando mai ripetitivi cortocircuiti visivi, di contenuto ed emozionali.
E così, quasi scultorei bronzi d’altri tempi – tra Arturo Martini e Adolfo Wildt – o misteriosi manichini di Carrà appaiono, nel controluce esasperato che ne rileva come altorilievi la plasticità dal fondo abbacinato, gli scugnizzi catturati dall’artista in bravate marine.
Acrobazie che istantaneamente, come improvvisamente animate da un daimon animico, sfilacciano la sodezza delle pose e del mito della forza anelato dalla loro guasconeria in arabeschi tessuti in cielo da slanci aerei come gabbiani, quasi broderies liberty. O in lievi, eleganti linearismi etruschi di novelli Tuffatori. Tuffi che spiccano voli in una vita anelata come migliore.
E poi, la camera si ravvicina, cerca la psiche. Quella acronica di una fanciullezza ardita e ingenua archetipica, ritrovata nella bicromia di una Napoli senza tempo che, esponendo onde, architetture e muri quasi completamente svuotati di ulteriori riferimenti cronologici, diviene quella degli Alinari. O addirittura la Neapolis memore dei bronzetti ellenistici, così come dei Pescatori di Gemito. Di cui Rusciano fa rivivere studio dei gesti, acutezza psicologica e sensibilità atmosferica nelle sfumature luministiche, che abbandonato il controluce sanno tirar fuori sinestetiche suggestioni argentee dalle nuvole, e di terracotta e carboncino dai visi.
E così, la separatezza del tempo diviene specchio di una purtroppo perdurante separazione sociologica, intesa come non inclusione dei giovani di provenienze difficili. Che trovano come unica evasione e riscatto per la loro autenticità e istintività le prodezze rischiose con cui – quasi a remunerazione della marginalità subita – tentano di recuperare lo sguardo sociale del passante. Esclusi da migliori opportunità, costruiscono un vero e proprio micromondo sugli scogli, indagato dall’autore con delicatezza empatica ma acume biologico, come incantevoli esemplari marini, a rinvenirne miti, vezzi, cronache e regole non scritte.
Antropologia di tuffi di riscatto. Raccolti dalle braccia di un’estetica scultorea e idea metafisica della potenza e sorpresa dei voli di giovinezza.
Spazio Kromìa
via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli)
Info:
08119569381
3315746966
info@kromia.net
www.kromia.net
Orari di apertura:
lun/merc/ven 10.30-13.30 e 16.30-19.30
mar/giov/sab 10.30-13.30
Sabato 26 ottobre si inaugura al Pio Monte della Misericordia la mostra fotografica “La Napoli Velata. Opere di Oreste Pipolo”
“Il vero mondo si nasconde agli occhi dell’uomo. Il mondo vero si trova dietro a un velo”
(Oreste Pipolo)
La Napoli Velata è la mostra fotografica di Oreste Pipolo che sarà inaugurata sabato 26 ottobre alle 11.00 presso il Pio Monte della Misericordia, istituzione fondata nel 1602 da sette nobili napoletani che, consapevoli delle necessità di una popolazione bisognosa di aiuto e di solidarietà, decidono di devolvere parte dei propri averi ed il proprio impegno alle opere di carità.
Il dipinto del Caravaggio, dall’alto dell’altare maggiore della Cappella, compendia le azioni di solidarietà esercitate dal Pio Monte della Misericordia in una straordinaria sintesi delle Sette Opere di Misericordia corporale, ancora oggi attentamente esercitate.
A pochi anni dalla scomparsa del famoso fotografo partenopeo Oreste Pipolo, Giovanni Mangiacapra e le figlie dell’artista Miriam e Ivana hanno voluto esporre le immagini tratte dall’ultimo progetto fotografico, La Napoli Velata, documentato dal giornalista Domenico Iannacone all’interno della puntata Spaccanapoli della trasmissione “I 10 comandamenti” su Raitre.
La mostra vuole essere un contributo contemporaneo alla fotografia di Oreste Pipolo, che attraverso le sue immagini dà valore anche sociale alla città di Napoli.
«Ogni singola foto» – spiegava Oreste Pipolo – «è già una scelta di visuale e, quindi, di visione. Spesso anche di denuncia, come accade nell’immagine relativa alle rovine del museo di Città della Scienza, o allo stato di abbandono di alcune sculture e fontane della città di Napoli. Da queste immagini è possibile addirittura rievocare il pensiero di Schopenhauer. Il filosofo affermava che il ‘vero’ mondo si nasconde agli occhi dell’uomo. Il mondo vero si trova proprio dietro un velo. Questo velo è, appunto, il metafisico ‘velo di Maya’».
L’esposizione è accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo con cui Il Pio Monte della Misericordia inaugura la nuova collana “Pio Monte della Misericordia- Contemporanea” – Enzo Albano Editore.
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“La Napoli Velata. Opere di Oreste Pipolo” dal 26 ottobre 2019 al 7 gennaio 2020
Da una idea di Giovanni Mangiacapra.
Con la collaborazione di Miriam e Ivana Pipolo, Loredana Gazzara.
A cura e con testo critico di Diana Gianquitto.
Organizzazione: Associazione Connessioni Culture Contemporanee – Oreste Pipolo – Kromìa
Orari e apertura:
Tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00 – domenica dalle 9.00 alle 14.30
Pio Monte della Misericordia (via dei Tribunali 253, Napoli)
Info:
Giovanni Mangiacapra 392.26.54.131
Miriam Pipolo 333.63.27.907
Venerdì 4 ottobre allo Spazio Kromìa inaugurazione della mostra “RaPortraits”, personale del fotografo Gaetano Massa
Kromìa è lieta di presentare venerdì 4 ottobre, alle ore 19.00, negli spazi siti in via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli) “RaPortraits”, personale del fotografo Gaetano Massa.
In mostra, opere dalla recente produzione dell’autore.
Testimoniando l’intenso vissuto umano e artistico dei nuovi miti dell’hip hop, Gaetano Massa propone una carrellata di ritratti dei suoi protagonisti in cui contesto e personaggio divengono un tutt’uno. Come del resto è naturale per un genere che nasce proprio quale rivendicazione e riscatto delle proprie origini.
Inclusive in particolare di provenienze geografiche e sociali ad alto tasso di difficoltà.
Non a caso, completano il progetto alcuni scatti di piccolo formato proposti a latere dell’esposizione sotto forma di cartoline in open edition, con immagini catturate dall’autore in centri di accoglienza per migranti che utilizzano l’attività musicale come strumento di integrazione ed espressione.
Il ricavato di vendita delle cartoline verrà devoluto interamente da Kromìa e l’artista a YouThink – Associazione di mediazione culturale, progettazione e ricerca sociale.
Direzione Artistica: Donatella Saccani
A cura di: Diana Gianquitto
Straight outta.
di Diana Gianquitto
Diretti. Quegli occhi guardano dritto. Senza peli sulla lingua.
Esattamente come la schiettezza, ai limiti del salace, di un MC.
E, appunto come un orgoglioso Maestro di Cerimonie, quei menti sono tutti alti.
A fissarti fieri, nell’autopresentazione e autoesposizione magari un po’ sfacciata, ma accogliente, di chi ti presenta bold il proprio mondo, volendotici tirare dentro. Trascinante, come la sua musica.
O a mento basso, occhi di sfida ancora più ficcati nell’osservatore, ma la provocazione è solo a resistergli, senza essere inevitabilmente risucchiati nella loro personalità; mai una lotta di potere fine all’esclusione.
Eh no, l’inclusione è politica ed etica, nell’hip hop, nato da istanze sociali e d’impegno molto più radicate di quanto l’orecchiabilità gradevole lasci fraintendere.
E il primo includere, il primo segno di coinvolgimento che si riceve da quei visi centrali, assiomatici e forti come statements dal forte beat, è proprio quel loro offrirsi senza fronzoli, e volerci mostrare senza ritrosia, generosamente, anche il loro ambiente, per quanto sofferto.
Ben memore di come l’hip hop altro non sia che emersione ed espressione di un contesto e una cultura di appartenenza, Gaetano Massa fa sì che le immagini dei suoi protagonisti affiorino esattamente come un tutt’uno dagli ambienti in cui sono nati.
Strade, degrado di periferia, vedute urban, muri, botteghe da cui riscattarsi, case e garage arredati della propria passione: tutti i luoghi in cui gli scatti di Massa sono ambientati divengono parte integrante della caratterizzazione psicologica, o meglio mitica, del personaggio.
Lungi dall’essere semplici scenografie – e qui si sconfessa la formazione cinematografica dell’autore – come in un film di Spike Lee, o Lars Von Trier, accendono i riflettori sulla natura dei loro indigeni, ne raccontano la storia. Diventano, e non a caso ritorna la metafora epica, epiteti visivi, oggetti e spazi aggiunti agli individui per permetterne la riconoscibilità, un po’ come il piè veloce per Achille, o l’elmo lucente per Ettore.
Non senza significato, quei pochissimi volti che non guardano a noi puntano ritti nel contesto, quasi a voler trascinare l’osservatore col loro sguardo direttamente verso il focus più importante: il sobborgo, o il posto, che li ha resi ciò che sono.
La costruzione di una mitologia per attributi, e per ambienti.
E con pregnante consequenzialità, è per inquadrature ad asse centrale che Gaetano Massa edifica le sue composizioni. Spesso, addirittura, individuando due ali laterali d’ambiente che abbracciano il soggetto nel mezzo, a creare una tripartizione ottica in cui però il contesto è personaggio tanto quanto, e più che, il suo abitante.
Una sorta di sacro trittico, dai colori spesso vividi come tags, per icone di nuovi miti sonori.
Necessariamente esasperati, per una musica che è una mitologia ancora tutta da costruire, o meglio icastizzati. Con la stessa naïf – ma sentita – autoglorificazione di una civiltà agli inizi, come quella espressa da Omero.
Eroi di battaglie musicali e sociali ancora tutte da vincere. Straight outta – direttamente da, come spesso si presentano – il loro ambiente, il loro hood – quartiere – e il loro popolo. Tutti Achille, dal flow veloce.
Spazio Kromìa
via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli)
Info:
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Venerdì 31 maggio allo Spazio Kromìa inaugurazione della mostra “Nuova Enciclopedia“ di Ernesto Tedeschi
Kromìa è lieta di presentare venerdì 31 maggio, alle ore 19.00, negli spazi siti in via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli) “Nuova Enciclopedia“, personale del fotografo Ernesto Tedeschi.
In mostra, numerose opere di piccolo e medio formato dalla recente produzione dell’autore.
Partendo da Nuova Enciclopedia, opera dello scrittore e artista metafisico Alberto Savinio pubblicata postuma nel 1977, Ernesto Tedeschi traduce alcuni lemmi selezionati in visioni fotografiche di lucida paradossalità che svelano umori, manie e sottili anomalie dei nostri tempi.
Direzione Artistica: Donatella Saccani
A cura di: Diana Gianquitto
Educative metafisiche
di Diana Gianquitto
Ernesto Tedeschi: onirica sospensione semplice
Curiosa contemplazione.
Surreali ma plausibili paradossi sono le lievi forzature della quotidianità di Ernesto Tedeschi, fili che nel normale scorrere della vita “si spezzano o si annodano” – come nelle parole dell’artista – dando vita a leggere increspature sulla normalità, come nutrimento di un’emotività e un’osservazione che sceglie di restare serena curiosità in superficie, e non scavo nella drammatizzazione.
Alle spalle di tutto, discreta ma sostanziante, la passione per il cinema, che dà modo di intendere il mondo, nelle tre varianti di still life, ritratto e paesaggio, come filmici indizi, protagonisti e scenografie di un enigma sottile, tanto nell’allure Pop e plasticosa di oggetti e personaggi, quanto nell’effetto quasi acquerellato di alcune vedute sovraesposte e sospese, memori della tradizione fotografica italiana, da Olivo Barbieri a Luigi Ghirri o Francesco Jodice.
Unificati da un pervasivo senso di onirica sospensione semplice, grata all’estetica giapponese quanto alla Metafisica storica.
Nuova Enciclopedia: educazione per una (non) Nuova Umanità
E non a caso, ripercorrere col mezzo fotografico la traccia della ricerca metafisica – in parole e immagini – di Alberto Savinio è il filo di Arianna che Ernesto Tedeschi svolge ora – con pazienza adamantina quanto la lucidità paradossale e prismatica delle sue scene – nel labirinto del reale.
Rinvenendo in esso la visionaria psicotropia di “situazioni irreali, ma che nel concreto si verificano”.
Come nella Metafisica: appartiene a Tedeschi, come a Savinio, il trovare l’ulteriore, il meta, pur restando coi piedi nel vero, nel fisico.
Da quelle altezze allargate, lo sguardo offre consapevolezza ozonica, ma spesso perturbante.
Tedeschi parte dunque dai lemmi scritti e illustrati da Savinio nel secolo scorso e seleziona brani testuali, prima azione immaginifica: citare è già parlare di sé nella scelta, ed è già prefigurarsi pensieri visivi fotografici, lasciandosi intrappolare proprio dai passi che ne evocano maggiori potenzialità e sviluppi.
Successivamente, l’artista procede nel dedalo quotidiano di fatti apparentemente banali col viatico risuonante delle parole elette, perseguendovi la loro traduzione in immagini e rinvenendola nei tenui, inavvertiti strappi al vivere piano dell’umanità del ventunesimo secolo.
Un viraggio di codice che ha più l’aroma della traduzione di pari dignità che dell’illustrazione derivata e secondaria: come spesso nella sua produzione, Tedeschi percorre il doppio binario di verbale e ottico senza né (con)fusioni, come invece nella poesia visiva, né asservimenti reciproci.
Con la potenza esteticamente sovversiva e nonsense degli abecedari di Tomaso Binga/Bianca Menna, traduce la parola in corpo, natura, oggetto.
Ne deriva un altro (o meglio meta-) reale, mostratoci con un’esattezza che elucida non le superficiali apparenze contenenti, ma il profondo senso emotivo contenuto, come nella ragion d’essere etica e formale dei lubki.
Riflettendo sul nesso tra passato e presente con l’attualità del pensiero di Savinio e ricavandone un inquietante fascino: oggi, come allora, i drammi e paradossi del tempo richiedono ancora enciclopedie ed educazione per una (non) Nuova Umanità.
Spazio Kromìa
via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli)
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Orari di apertura (verificare via telefono):
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Venerdì 7 dicembre allo Spazio Kromìa inaugurazione della mostra “Soliloquio” di Ana Gloria Salvia
Kromìa è lieta di presentare venerdì 7 dicembre, alle ore 19.00, negli spazi siti in via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli) “Soliloquio”, personale della fotografa Ana Gloria Salvia.
In mostra, numerose opere di piccolo formato dalla recente produzione dell’autrice.
Dettagli di fiori e piante, colti dall’obiettivo in sguardo ravvicinato e installati in un insieme generante polifonici rimandi estetici ed emotivi, aprono nuovi sensi al di là del dato botanico, verso il rinvenimento della sottile armonia empatica che tutto lega nell’Universo.
Direzione Artistica: Donatella Saccani
A cura di: Diana Gianquitto
AZAR / AZÂR
di Diana Gianquitto
Un alfabeto argenteo, una tavola magica, note musicali, uno spartito cadenzato in architettura e bellezza.
I segni sinergici di Ana Gloria Salvia ci interrogano, e solo a un secondo sguardo rivelano l’origine vegetale della loro natura.
Infatti, ben oltre la suggestione – pur presente – dell’erbario medievale ed enciclopedico, le volute palesate, le filigrane e venature delle epidermidi botaniche, le unicità morfologiche di ogni singolo essere naturale, dischiuse da uno sguardo ravvicinato, icastizzate su un buio profondo come un metafisico oceano primordiale, rilevate da riflessi lunari capaci di individuare a al contempo allontanare in una luce siderale senza tempo, finiscono per assolutizzarsi in una grammatica che defunzionalizza il dato pragmatico e attribuisce un nuovo linguaggio e senso.
Onirico, poetico, ma soprattutto filosofico.
Riposto, ma qui dispiegato in spartito visivo affinché risuoni per gli occhi di tutti.
C’è una telepatia sottile tra semi, petali, foglie delle piante rappresentate.
E siamo tirati dentro anche noi, in quelle sottili corrispondenze o contrappunti di segni, tra i quali siamo quasi chiamati a immaginare il nostro posto.
È qualcosa di più della semplice sinergia o empatia, e che partecipa della stessa forza con cui, intrinsecamente ma misteriosamente, le particelle costitutive dell’Universo si aggregavano e attraevano nell’atomismo greco.
Di più, è un’armonia matematica intesa come vera e propria archè o materia e legge primigenia del mondo, regola musicale pitagorica, forza dinamica vivente di una natura ilozoista che ha per sé e in se stessa scintilla generatrice, movimento e anima.
Anima. Per l’artista, “l’anima è il diapason che permette di accordarci con ciò che noi chiamiamo caso o coincidenza, e che in realtà altro non è che un incontro e una comunicazione tra le parti dell’Universo, che trasforma il caos in armonia e architettura per la continuità della vita”.
Una visione razionale dell’anima, ma di una razionalità quantica.
Che, come in quantistica, rinviene organizzazione e senso dall’apparente disordine, allo stesso modo in cui le ferme direttrici verticali e orizzontali nella griglia visiva dell’exhibit ne riassorbono in centratura, interiore e percettiva, le ritmate variazioni formali.
Centratura e auto-posizionamento empatico evocati inoltre dalle cinque opere assiali, che dal basso verso l’altro alludono – in forma e posizione – ai primi cinque chakra, proprio perché senza prima un propedeutico soliloquio armonico con se stessi, nessuna comunicazione è mai possibile con l’altro da sé.
Un diapason costituito da una capacità matematica e musicale innata per ogni essere vivente, ma che la società attuale ha tutto l’interesse ad addormentare, temendone la sensibilità.
Ed ecco come, anche con i fiori, si può fare politica. Muta ma eloquente, come delicato ma penetrante è agli occhi l’alfabeto floreale sovversivamente decriptatoci dall’artista.
Che, al solo contatto visivo, è capace di riallinearci con l’Universo comunicativo nel quale viviamo e con il suo principio vitale.
Non a caso, forse, nell’aspetto così simile a rayografie: quelle impressioni dirette dal mondo su carta fotografica che lo stesso Man Ray definiva “organismi viventi” derivanti da momenti di “contatto emozionale”.
Un living theatre di anime floreali messe a nudo. Riverberante la prima formazione della fotografa, avvenuta in ambito teatrale. Del resto, il teatro è strettamente connesso alla luce, che tanto sulla scena quanto nell’obiettivo fotografico “seleziona le cose in armonia, come una scrittura e traduzione di ciò che vedi, semplificando senza perdere profondità”.
E se presentare le cose in armonia è proprio anche della poesia, “che è unione di musica e immagine”, ogni fotografia è anche poema. E metafora, e aforisma. Solo, scanditi con l’immediatezza di una visione, che comunica direttamente.
Esattamente come l’intuizione, l’empatia e la telepatia, linguaggi ancestrali che fanno a meno di parole, al centro da sempre della riflessione dell’artista.
Come nella sua tavola botanica, la ricerca dell’autrice è dunque un’operazione profondamente semantica, protesa – forse anche in virtù della propria biografia cosmopolita – alla scoperta dell’essenza dei segni e delle sinergie comunicative, trasversalmente in ogni arte e cultura, e in definitiva in tutte le comunicazioni ed energie, non solo umane.
“Tutto è segno, e il segno è comunicazione, e quindi empatia”.
Che, col diapason dell’anima in ascolto di sincronicità post-junghiane dell’autrice, ritrova nell’infinito magma dei casi della vita il suo senso.
E anche voi, se qui vi ritrovate ad accordare occhi, percezioni e cuore sul suo alfabeto visivo, sarete stati qui portati, a leggere e osservare, da quell’imperscrutabile e infallibile armonia universale per cui, come nota Ana Gloria Salvia, azar, che in spagnolo vuol dire caso, in persiano si colora della musicalissima timbrica dell’accento di azâr, ed è legato al numero nove.
Secondo l’antichissima sapienza numerologica pitagorica, il numero dell’amore universale, che di certo è alla base di ogni incontro*.
*Signos sinérgicos, per una ermeneutica semplificata dell’amore, è anche il nome della ricerca sperimentale che l’artista conduce attraverso la serie.
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lun/merc/ven 10.30-13.30 e 16.30-19.30
mar/giov/sab 10.30-13.30
Giovedì 28 giugno “Il mondo indivisibile” di Francesco Puccio a Villa di Donato
Giovedì 28 giugno 2018, alle ore 21, a Villa di Donato (Piazza S. Eframo Vecchio – Napoli), in collaborazione con Antico Fa Testo e Ico Gasparri, “Il mondo indivisibile” di Francesco Puccio
Ad ogni uomo il suo destino.
Quello di Virgilio è stato celebrare la gloria di Roma nei suoi versi.
Ma perché proprio lui, il cantore delle piccole cose di un mondo rurale che andava scomparendo?
«È nelle piccole cose che si nascondono i grandi uomini» gli risponde, in una mite serata di settembre, Mecenate nel tentativo di convincerlo a intraprendere l’impresa che lo impegnerà fino alla morte.
Virgilio non ha scelta, non gli è concesso un rifiuto: è lo stesso Augusto, infatti, a volere che i suoi versi celebrino la gloria di Roma.
Ma il poema di Virgilio è anche la storia di un viaggio per mare, di esuli fuggiti da una città distrutta dalla guerra in cerca di ospitalità; quello stesso mare in cui oggi, a distanza di oltre duemila anni, si decide il destino di milioni di migranti.
Non sempre, purtroppo, con esiti positivi.
Da qui prende l’avvio il legame con il progetto fotografico Mare Clandestino di Ico Gasparri.
Antico Fa Testo – il progetto
Il progetto di didattica e di ricerca teatrale sul mondo antico, “L’antico fa testo”, nasce nel 2010 nel Centro di Studi Antropologici sul Mondo Antico dell’Università di Siena, da un’idea di Francesco Puccio, dottore di ricerca, regista e scrittore, con la consulenza scientifica di Donatella Puliga.
Dal 2014 il progetto ha ottenuto il patrocinio del MIUR, inaugurando così un percorso di laboratori di formazione in numerosi Istituti scolastici e Università italiani che, nel giugno 2016, si è concluso con la realizzazione del primo Festival “L’antico fa scena”, presso il Museo delle Terme di Diocleziano di Roma.
Da questa esperienza e dalla riflessione che ne consegue sull’antropologia teatrale e sulla valorizzazione del patrimonio storico-artistico nazionale, si muove anche il percorso della Compagnia che, a partire da un’indagine sul mito, sulla storia e sull’arte, affronta i temi del mondo moderno, in una prospettiva di ricezione continua e consapevole dell’antico nella contemporaneità.
Il mondo indivisibile
Storie di migranti antichi e moderni tra teatro e fotografia d’autore
Con:
Giacomo Casaula
Claudia Lo Casto
Ernesto Tortorella
Rosario Volpe
Alessandra Ranucci
Al termine dello spettacolo, come di consuetudine a Villa di Donato, una cena sarà offerta ai gentili ospiti.
In menù Gratin di Patate e Riso alla Puttanesca e, per finire, le immancabili graffette calde.
Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio, Napoli
posto unico spettacolo + cena = 25 euro
Prenotazione obbligatoria – numero di posti limitato
Per prenotazioni: prenotazioni@key-lab.net
NB Nella Piazza Sant’Eframo vecchio, di fronte alla Villa trovate un Garage
Info e Contatti:
Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio, 80137, Napoli
info@villadidonato.it
www.villadidonato.it
https://www.facebook.com/villadidonato/?fref=ts
Instagram: Villa di Donato
Press e accrediti:
Chiara Reale per Villa di Donato
0039/3805899435
chiara.reale81@gmail.com
Venerdì 11 maggio allo Spazio Kromìa inaugurazione della mostra “In your hands” di Giampiero Assumma
Kromìa è lieta di presentare venerdì 11 maggio, alle ore 19.00, negli spazi siti in via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli) “In your hands”, personale del fotografo Giampiero Assumma.
In mostra, opere di medio e grande formato dalla recente produzione dell’autore.
Rinvenendo un percorso visivo unificante tra alcuni suoi scatti catturanti dei gesti, si delinea un itinerario enigmatico alla scoperta di atmosfere e protagonisti senza volto, ma ritratti ancor più intensamente dalle loro sole mani.
Direzione Artistica: Donatella Saccani
A cura di: Diana Gianquitto
In your hands
di Diana Gianquitto
Tentacolare, una forma composita emerge dal buio.
Affiora, come da abissi.
Dea Kālī dalle molte braccia, il display di In your hands di Giampiero Assumma si compone di molte vite e tanti esseri, ciascuno ritratto nelle sue mani.
Pure, sofferte, enigmatiche, accoglienti, respingenti, suadenti.
Quasi memorie da altre esistenze, mille episodi si compongono in un’unica entità, in una samsara circolare di rinascita e morte.
E talora, come nel corpo centrale da cui si dipartono, che poi sono due corpi fusi in uno, in un labirintico gioco di relazione, potere ed energie, davvero non è facile intuire i confini dell’uno e dell’altro, e di cosa sia purificazione, e cosa distruzione.
E così, la sciarada danzata di gesti fusi e trasmutanti l’uno nell’altro finisce per divenire espressione perfetta di ciò che per Giampiero Assumma è la fotografia: parafrasando Alejandro Jodorowsky, “una danza con la realtà”.
Lì dove la “realtà” è intesa in senso ampio, come costante interpretazione di ciò che vediamo.
In un incontro tra onirico e vero capace di fondere continuamente i due livelli, e in cui il rischiaramento dell’oggettivo deriva dalla trasmutazione e trasposizione che inconscio e immaginazione operano su di esso.
Proprio come in una danza in cui, perdendo i confini della propria identità e tra il sé e l’esterno, a un certo punto ci si fonde con l’altro: “non vi è separazione col reale, ma si cerca di entrarvi dentro, ed entrandovi si rinviene anche ciò che è dentro di noi, nel silenzio di un inconscio barthesiano”.
Ma per far ciò, secondo l’autore, “è necessario astrarre anche se stessi, in una continua destrutturazione, possibile solo se ci si libera della camicia di forza della realtà”.
Del resto, già per Adorno “l’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”.
Non è assenza, tuttavia, l’astrazione da sé di Assumma, ma al contrario presenza ancor più piena, che allinea percezione del vero e di sé in un ascolto empatico che sa essere non passivo, ma trasformativo: si crea una “relazione visiva, tra fotografo e fotografato”, che come in un passo a due produce continui, impercettibili adattamenti dell’uno sull’altro, connette soggetto e oggetto del fotografare in quell’unica massa energetica junghiana cui tutti apparteniamo, consentendo dunque il disvelamento della verità.
Conoscere l’altro, infatti, è semplicemente conoscere un’altra parte di sé, visto che nella sensibilità animistica dell’artista “non facciamo che cercare di cogliere altri aspetti di un’unica grande anima, l’anima del mondo di cui facciamo parte anche noi, e di cui anche grazie alla fotografia cerchiamo di scoprire il mistero. Attraverso le forme che esso prende, che si fondono le une con le altre.”
Ecco quindi come, in un tronco su cui si adagia una mano, si può forse, per via della consapevolezza dischiusa da inconscio e immaginazione, intravedere un corpo femminile, novella Dafne o compagna delle donne-albero dell’Aurora di Paul Delvaux, non a caso assimilabili anche per la sarabanda di gesti in cerchio, tutti diversi.
Con una sineddoche karmica che evidenzia la parte per il tutto, in un’esistenza individuale è possibile leggere tutte le forme di vita, così come tra le sue sole mani si può racchiuderne tutto il ritratto.
Mani di persone che hanno vissuto, e fatto esperienza, le cui rughe contengono gli anni come gli anelli degli alberi, o mani eburnee, levigate come marmi, non ancora segnati dal tracciato del vento sulle rocce.
Depurati dagli addentellati con la realtà e dal contesto situazionale, abiti, cieli, stanze vissuti da queste mani divengono sfondi vuoti su cui, come su una tela, si staglia il pieno dei gesti, ritmando i chiari e gli scuri in abbinamento con riempimento e svuotamento, non in rigida associazione, ma in continuo slittamento e alternanza di corrispondenza.
Accordandoli però sull’unica modulazione tonale di una luce trascorrente e mobile, rivelatrice più che simbolica, plasmata dai tempi di esposizione in molteplici esplorazioni ma sempre elemento strutturante delle atmosfere visive e, soprattutto, emotive e di senso: “la metafisica è tutta nella luce, è essa che parla delle forme, che delinea e sottrae. Siamo noi che dialoghiamo con la luce e le diamo dei significati, che non subiamo ma riceviamo, in comunicazione interna con la nostra individualità, sviluppando gradazioni che creano un linguaggio autonomo”.
Così come una è la scintilla luminosa che accende, passa e trascorre, di mano in mano, tra le esistenze dalla mille gradazioni dei personaggi dell’artista.
Spazio Kromìa
via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli)
Info:
08119569381
3315746966
info@kromia.net
www.kromia.net
Orari di apertura (verificare via telefono):
lun/merc/ven 10.30-13.30 e 16.30-19.30
mar/giov/sab 10.30-13.30
Venerdì 23 marzo allo Spazio Kromìa inaugurazione della mostra “Paradiso Doppioesposto” di Majid Modir
Kromìa è lieta di presentare venerdì 23 marzo, alle ore 19.00, negli spazi siti in via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli) Paradiso Doppioesposto, personale dell’artista e fotografo Majid Modir (Iran, 1961).
In mostra, opere dalla recente produzione dell’autore.
Sperimentando attraverso la sovrapposizione di fotografie diverse le possibilità del medium, l’autore ottiene immagini visionarie e ammalianti, che con libere assonanze e risonanze spalancano nuove possibilità di significato su volti, luoghi e oggetti catturati.
Direzione Artistica: Donatella Saccani
A cura di: Diana Gianquitto
Paradiso Doppioesposto
Una collezione di fotografia artistica
di Majid Modir, 2016
“La mia prima esperienza fotografica fu apparentemente un fiasco quando scoprimmo che la camera instamatic regalatami per il compleanno era difettosa, il rullino non scorreva e così tutte le 12 foto che avevo scattato rimasero attaccate l’una all’altra! Avevo 12 anni e già in quel periodo, nonostante il dissenso di tutti, trovai che quelle foto scadenti, strane e scure avessero senza dubbio qualcosa di interessante da offrire. Gli esperimenti che derivarono da quell’esperienza involontaria di sovrapposizione sono continuati fino ad oggi e ancora oggi sono affascinato dal segreto immanente che queste immagini nascondono, componendosi di vari strati di informazioni dando vita ad una composizione straordinariamente complessa. Negli anni la tecnologia legata alla sovrapposizione di immagini è stata sviluppata e quel senso di enigmatico persiste.”
“Il mio lungo percorso fotografico ha dato vita a due mostre dallo stesso titolo in cui sono state esposte opere diverse che fanno parte di questa collezione. Nessuna di queste immagini è stata manipolata o tagliata e incollata per essere poi ricomposta, ognuna altresì prende vita da due o tre fotografie sovrapposte con cura l’una all’altra. L’idea dietro queste immagini è la ricerca del Paradiso promesso, quella ‘bellezza’ che credo non sia necessariamente lontana da noi o addirittura in un’altra vita, ma semplicemente esiste qui e ora, fuori dalla nostra finestra o dietro l’angolo. Credo che abbiamo solo bisogno di rimanere in ascolto e respirare, chiudere i nostri occhi e dare forma a ‘strati di impressioni’ dentro di noi.”
Over-Reality
di Diana Gianquitto, 2018
Luce e aria. Respirarle profondamente, per farle scendere dagli occhi nei polmoni.
Questo, ciò che sente il corpo innanzi alle libere visioni doppie di Majid Modir.
Liberazione: dall’obbligo di dover assegnare necessariamente a un contesto situazionale quel complesso di segni da noi chiamato immagine, verso il concedere fiducia e valore alle proprie sensazioni allargate.
Qualcosa che va oltre il senso del surreale di André Breton, come realtà superiore in cui conciliare veglia e sogno, e anche oltre il significato contemporaneo di augmented reality, dimensione virtuale che partecipa e del mondo naturale, dal quale scaturisce, e di quello digitale, nel quale avverare eventi ed esperienze oltre i limiti corporei umani.
L’arte di Modir è over-reality: una realtà al di sopra dell’altra, due immagini entrambe reali che però sono sovrapposte dando vita a una terza visione.
In sintesi d’incanto e autonomia, accostando con libertà logica ambiti e contesti apparentemente lontani, ma che per qualche assonanza intima o formale rivelano un sotterranea malia e complicità rivelatrice.
Tuttavia, non si tratta solo dell’automatismo psichico bretoniano o dell’accostamento inconsueto di Lautréamont in un contesto estraneo a entrambi gli elementi – «bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio» – ampiamente ripreso da Max Ernst, né di deformazione espressionistica e irreale, tutte modalità surrealistiche di svincolamento dell’inconscio.
L’over-realtà di Modir è figlia della pelle prensile e tecnologica della fotografia, capace di registrare due volte il mondo in uno stesso spazio – la porzione di pellicola che per un involontario errore rimaneva esposta alla scrittura della luce nella prima camera instamatic dell’artista.
In maquette e trasposizione artistica, quello spazio comune di pellicola, che spalancava enigmi, è divenuto oggi unico spazio di visione in cui esprimere con doppia immagine e duplice profondità il mondo, sulla pelle prensile stavolta delle proprie percezioni allargate.
Non nell’onirico, o nel surreale, ma nella contemplazione. Una dimensione di registrazione percettiva espansa per cogliere meglio – paradossalmente proprio dalla proiezione di un’immagine apparentemente incongruente sull’altra – quella verità latente di un luogo, un viso o un oggetto che solo la liberazione emotiva ed empatica di associazioni e risonanze può svelare.
A opera di un olos corpo-anima, liberatosi finalmente, come nelle parole dell’autore, nel «rimanere in ascolto e respirare, chiudere i nostri occhi e dare forma a ‘strati di impressioni’ dentro di noi».
Una terza superiore visione da due immagini, dal terzo occhio dell’arte.
Spazio Kromìa
via Diodato Lioy, 11 (adiacenze piazza Monteoliveto – Napoli)
Info:
08119569381
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Orari di apertura (verificare via telefono):
lun/merc/ven 10.30-13.30 e 16.30-19.30
mar/giov/sab 10.30-13.30
Venerdì 15 dicembre a Padova Summertime Choir e Medici con l’Africa Cuamm contro la mortalità infantile e la distruzione dell’ambiente
Il rosso e il verde, i tradizionali colori del Natale, assumeranno nuovi importanti significati in occasione dell’atteso tradizionale appuntamento concerto organizzato dal Summertime Choir, venerdì 15 dicembre, alle ore 21.00 alla Kioene Arena di Padova.
Il rosso, il cuore, la solidarietà.
Anche quest’anno il ricavato del concerto sarà devoluto all’Associazione Medici con l’Africa Cuamm per il progetto “Prima le mamme e i bambini. 1.000 di questi giorni” che intende prendersi cura dei primi 1.000 giorni di vita del bambino, dal periodo che va dall’inizio della gravidanza fino ai suoi primi due anni di vita.
In Africa 1 bambino ogni 3, con meno di 5 anni d’età, è malnutrito e così anche 1 donna incinta ogni 3. L’obiettivo del programma di Medici con l’Africa Cuamm è quello di integrare l’accesso al parto sicuro con interventi nutrizionali efficaci.
L’intervento punta all’educazione alimentare sia durante la gravidanza che nel bambino appena nato, dando attenzione ad alcune malattie che pregiudicano lo sviluppo del feto, come l’ipertensione e garantendo interventi essenziali ed efficaci anche per la mamma.
«Mamme e bambini sono in Africa le categorie sociali più deboli e indifese – spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm – e noi abbiamo scelto di stare accanto a loro, garantendo i “mattoni” di un servizio sanitario: il parto sicuro, la vita del neonato, la lotta alla malnutrizione acuta che uccide e a quella cronica che abbruttisce. Questo è l’obiettivo del programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni” che stiamo realizzando in 7 paesi africani a sud del Sahara. Siamo gente che si sporca le mani, sul posto, e per fare bene il nostro lavoro abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Per questo per noi è molto bello e importante l’appuntamento del concerto di Natale dei Summertime, ormai una tradizione per Padova. Ci aiuta ad aprirci alla città, a coinvolgere più persone nella nostra missione, anche con dei momenti di festa e condivisione, per dare voce, tutti insieme, all’Africa e alla sua gente».
Il verde, la Terra, l’Ambiente.
Quest’anno i Summertime vogliono anche farsi portavoce e cassa di risonanza di chi, studiando e conoscendo a fondo l’ambiente naturale attraverso la fotografia, intende tutelare e valorizzare la natura, l’ambiente e il paesaggio.
In collaborazione con Nico Zaramella ed alcuni dei più noti fotografi naturalisti del mondo, è nato quindi il progetto “Earth” che mira a sensibilizzare le persone verso un rapporto equilibrato tra l’attività umana e la natura.
Questo ha portato anche ad una scelta di repertorio che avrà anche cura dei temi legati alla salvaguardia dell’ambiente e che consentirà la proiezione di contributi video con fotografie scattate dai fotografi che saranno presenti in sala a promuovere l’evento.
Sarà inoltre valutato l’impatto ambientale del concerto e dell’attività associativa dell’anno, e per contrastare il consumo energetico verrà piantato un numero di alberi che consentano di coprire la quantità di anidride carbonica emessa per la realizzazione del concerto.
Per realizzare due progetti così ambiziosi i Summertime hanno riunito sul palco della Kioene Arena di Padova 40 cantanti, 22 orchestrali diretti dal M° Fabrizio Castania, 10 ballerini capitanati da Etienne Jean Marie, e 7 musicisti.
Parteciperanno inoltre grandi ospiti nazionali e internazionali che hanno rinunciato al loro cachet convinti dell’importanza di questi obbiettivi: Koryn Hawthorne, giovanissima finalista a The Voice USA; Jermaine Paul, vincitore di The Voice USA e candidato al Grammy con Alicia Keys; Tobias Hug, già beatboxer e basso del famoso gruppo a cappella “The swingle singers” e ora arrangiatore di successo nella serie-musical Glee; Peder Karlsson, mentore musicale e consigliere del gruppo vocale XXL Perpetuum Jazzile e fondatore del The real Group.
Peder, ospite perfetto per rappresentare il messaggio di “Earth”, fa anche parte della rete di attivisti End Ecocide Sweden, che collabora con l’avvocato inglese Polly Higgins,
Dall’Italia arrivano invece Aba, finalista di Xfactor 2013, promotrice dell’evento e da sempre legata alla famiglia Summertime nonostante abbia proseguito, dopo i programmi televisivi, con la propria carriera solista internazionale; e il Venice Vocal Jam (VVJ), gruppo vocale a cappella italiano, che spazia dal jazz al pop/rock alla musica spirituale, sia in lingua italiana che in dialetto Veneto.
«Puntiamo come sempre ad essere artisticamente innovativi – conclude Walter Ferrulli, Direttore Artistico del Summertime Choir – Con un coro sempre più energico e talentuoso ed un repertorio che partendo dal Gospel contemporaneo, attraverserà tutti i generi musicali per suscitare emozioni forti».
L’evento gode del patrocino della Provincia e del Comune di Padova ed è realizzato realizzato grazie alla partnership con Despar.
Partner dell’iniziativa sono: Fairness, Banca Mediolanum, O bag, Vergati.
È realizzato inoltre con il contributo di: Anaci, Avis Padova, Centro Infiniti Padova, Sticar.
Partner Tecnici: Organic Pure Care, Four Points by Sheraton Hotel, Kripa, Angoli di Mondo, Ettore Franceschi PH, Ninety9 Design Studio. Media Partner: Sgaialand, Radio Bella&Monella.
Per informazioni
Infoline: 349.355.01.94
Segreteria organizzativa:
info@summertimechoir.com
www.natalesummertime.com
Biglietti
Poltronissima Platea: 35€
Poltrona Platea: 30€
Platea numerata: 25€
Tribuna Aria (non numerata): 15€ – ridotto under 12: 10€
Tribuna Tribuna Fuoco numerata: 20€
Tribuna Acqua numerata: 25€
Tribuna Terra Premium numerata: 35€
Under 6: ingresso gratuito
Disabile e accompagnatore: ingresso gratuito previa prenotazione a biglietti@summertimechoir.com
I biglietti sono disponibili nei punti vendita Ticketone e online su ticketone.it
Oppure, senza diritti di prevendita scrivendo a biglietti@summertimechoir.com.
Biglietti disponibili anche presso la segreteria di Medici con l’Africa CUAMM, (Via San Francesco 126, Padova), Bar Patrizio, Via Kennedy, Campodarsego (PD).
Summertime Choir
Dal 1991, anno di fondazione, il Summertime Choir ha viaggiato per l’Italia e l’Europa con i suoi concerti carichi di musica ed energia, coinvolgendo migliaia di spettatori in quello che ormai è diventato il secondo nome del coro, il “Treno dell’energia”.
Per 4 anni sono stati ospiti di Papa Giovanni Paolo II per il concerto di Natale in Vaticano, hanno partecipato a numerose altre trasmissioni televisive, tra le quali, l’Ice Christmas Gala, davanti a diecimila persone al Mediolanum Forum e milioni di telespettatori da casa (lo spettacolo è stato trasmesso su Canale 5) e la più recente apertura dell’ultima edizione di ITALIA’S GOT TALENT. Da diversi anni auto-organizzano il concerto di fine anno per regalare il ricavato ad associazioni onlus del territorio (importante è stata la collaborazione con Nuova Famiglia, ma anche Cuamm, Città della Speranza, Hospice Pediatrico di Padova, IOV, AISMME, AVO, Croce Verde, AISME Onlus, ecc.), con un crescente successo di pubblico.
La regia e la direzione artistica è affidata a Walter Ferrulli.
Walter Ferrulli
Walter Ferrulli entra nel coro nel 1991 come corista e dopo una rapida crescita come tastierista, pianista rapper e produttore artistico, diviene direttore artistico nel 2000.
Compositore di molti brani inediti del gruppo collabora col maestro Renato Serio per l’esecuzione del brano Say You Will che viene proposto in aula Nervi a Roma durante il concerto Natale in Vaticano in onda su Rai Uno in prima serata.
Nel tempo sviluppa l’idea di uno show che avvicini il coro e la band ad una orchestra classica e nel 2002 esordisce al teatro Verdi di Padova con il Christmas Gospel Show.
Il nuovo spettacolo cresce di anno in anno registrando il sold-out in molti teatri italiani e nel 2011 i Summertime, si esibiscono al PalaFabris di Padova davanti a 4500 persone in uno dei concerti più emozionanti della storia del gospel italiano divenendo a livello artistico uno dei cori gospel di riferimento per le nuove realtà corali nascenti in Italia ed in Europa, successo confermato con l’ultimo spettacolo del 2016, con ottimo riscontro di critica e pubblico.
Medici con l’Africa Cuamm
Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane.
Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo.
A tale scopo si impegna nella formazione in Italia e in Africa delle risorse umane dedicate, nella ricerca e divulgazione scientifica e nell’affermazione del diritto fondamentale della salute per tutti. In oltre 65 anni di storia: 1.569 sono le persone inviate nei progetti: di queste 422 sono i ripartiti una o più volte; 5.021 gli anni di servizio effettuati, con una media di 3 anni per ciascuna persona inviata; 1.053 gli studenti ospitati nel collegio: di questi 688 italiani e 280 provenienti da 34 paesi diversi; 217 gli ospedali serviti; 41 i paesi d’intervento; 163 i programmi principali realizzati in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e varie agenzie internazionali.
Attualmente è presente con 180 operatori, impegnati in 42 progetti, in Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda.
A livello nazionale e internazionale Medici con l’Africa Cuamm è membro di Medicus Mundi International, la federazione internazionale di organismi di cooperazione in campo sanitario.
È inoltre parte anche di Link 2007, associazione che riunisce undici delle principali Ong italiane.