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Taccuino personale di Francesco Canessa:VIENNA E NAPOLI

VIENNA E NAPOLI di Francesco Canessa
da Repubblica Napoli del 5 gennaio 2011

 

 

 

Tradizione rispettata il 1 gennaio: Concerto viennese di Capodanno, 50 milioni di spettatori, 70 paesi collegati in diretta, ma non l’Italia, che da otto anni gli preferisce una sbiadita copia veneziana, ancora in cerca di identità malgrado gli sforzi del suo curatore Fortunato Ortombina, direttore artistico de La Fenice con passato sancarliano, tra brani d’opera d’autori vari – da Rossini a Mozart –  e l’immancabile italico Va Pensiero a chiudere il programma. E una prima parte sinfonica per pochi intimi e a telecamere spente, che stavolta era la Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvorak.

Concerto che si è preso la prima ramanzina dell’anno dall’immancabile seguace di Bossi, arrabbiato per la scelta d’un direttore inglese, l’ormai accreditatissimo Daniel Harding già assistente di  Claudio Abbado: ” Dobbiamo ricorrere a un britannico per ricordare quanto i nostri geni hanno dato alla cultura?” ha protestato con indignazione il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni.

Altra vitalità nel Concerto di Vienna, facilmente scovato in parabola dai telespettatori nostrani su una qualsiasi delle molte  stazioni europee che vi erano collegate. Lo dirigeva finalmente un viennese, Franz Welser-Möst dopo italiani, francesi, tedeschi. Bravo, di bell’aspetto e assai elegante in un tight grigio cucito a Londra nell’atelier del napoletano Mariano Rubinacci, al 96 di Mount Street. E che da Radio3 – che trasmetteva in diretta, ma per soli orecchi, il concerto – veniva maldestramente definito <frac> da un conduttore  poco pratico di abiti da società.

Da 71 anni a questa parte la seriosa, esemplare Filarmonica di Vienna sgombra i leggìi da Mozart, Schubert, Beethoven per attaccare nella prestigiosa sala dei Musikverein polke, valzer, mazurche e quant’altro rappresenti lo spirito e l’allegria della Vienna Biedermeier, compresi i lazzi e i frizzi nati con quella musica nei Kaffeehauser. Il segreto del suo successo ormai planetario sta nella formula, nell’esprimere al meglio e con orgoglio una propria, precisa identità musicale, di spirito e di popolo. Invano perciò è imitata o inseguita un po’ dappertutto. A parte la miriade di Danubi blu e Marce di Radetzky che nell’occasione trovano posto in concertini di piccolo e medio calibro sparsi un po’ dovunque, anche dalle nostre parti, c’erano quest’anno sull’etere , tra i più importanti e distanziati inseguitori, oltre Venezia anche Berlino (dalla Philarmonie con Gustavo Dudamel in un programma francese) e Dresda (dalla Staatskapelelle con Christian Thieleman ne “La vedova allegra”). Patrimoni musicali tutti presi in prestito.

A questo punto varrebbe la pena rispolverare una vecchia idea, che all’inseguimento si inserisca anche Napoli, che una diversa, ma equivalente identità musicale di spirito e di popolo possiede al pari di Vienna e più di altre possibili concorrenti. Ed immaginare che una volta l’anno il San Carlo e la sua orchestra ormai pienamente qualificata nel grande repertorio sinfonico e operistico possa proporre un concerto dedicato alla Canzone Napoletana storica, con le partiture riscritte in grande, le migliori voci della lirica, il suo coro, i suoi ballerini, nella sua sala splendente. E’ una ipotesi avvincente, potrebbe funzionare. Non vi pare?

Francesco Canessa

Aggiungo un post scriptum, per fatto personale: qualche lettore o qualche addetto ai lavori si chiederà: Ma come mai Canessa, sovrintendente del San Carlo per tanti anni, non ha realizzato lui stesso questo progetto? Domanda giusta: Perché i tempi erano diversi, il San Carlo era un Ente di diritto pubblico, non una Fondazione, e uscir fuori dai binari della musica classica comportava il rischio di perdere una quota del finanziamento statale. Vero è che già di suo Canessa viveva il ruolo un po’all’antica ed era portato a non permettere eccezioni, anche se sporadiche. Ora è tutt’altra cosa, quell’atteggiamento sarebbe datato. Senza contare che il tempio della lirica è in perenne quaresima e la necessità si fa virtù. Anche nella musica.

 

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17 gennaio, 2011 - Posted by | Arte, Cantanti, Canto, Cultura, Francesco Canessa, Giornalisti, Musica, Teatro La Fenice, Teatro La Fenice, Teatro San Carlo | , , , , ,

1 commento »

  1. Concordo pienamente nel pensare ad un concerto di Capodanno al San Carlo e con canzoni classiche napoletane, ma anche le Nenie che hanno ispirato Domenico Scarlatti (e non solo lui). E, poi,le famose Cantate di Natale che appartengono ad una tradizione tutta da riscoprire.

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    Commento di Maria Pia Cellerino | 17 gennaio, 2011 | Rispondi


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